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L’IO-ONTOS-SOPHOS-LOGIA

-la naturale evoluzione e transmutazione della psicologia-


DOCUMENTO UFFICIALE DI FONDAZIONE DELL’IO-ONTOS-SOPHOS-LOGIA


È
scoperta vissuta delle regioni inesplorate del
campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché,
per trasmutarle in
autoconsapevolezza vissuta
dell’Universi-parte,
se stessi
il fondamento della neonata
Io-ontos-sophos-logia

Il termine psicologia deriva dal greco psyché e significa anima, spirito, soffio e da logos che significa discorso su, studio, scienza, ad indicare lo

studio, la scienza dell’anima.

Gli studi e le ricerche pratico-teorici in Sigmasofia hanno dimostrato che

non di solo logos

è formata la psyché,

in quanto in essa ho riscontrato, attraverso il vissuto diretto, la presenza

dell’ontos e del sophos.

Per questo motivo, la prima denominazione che spontaneamente mi si è formata fu quella di

psico-ontos-sophos-logia

Tali studi hanno evidenziato, inoltre, che il concetto di “anima” inteso come soffio, pneuma, ente individuale, per specifici, motivati ed inequivocabili riscontri sperimentali, era da considerarsi

come superato e trasceso da altre evidenze

(vedi dopo).

Non volendo però rinunciare al termine psyché che pur significando il concetto indicato, si era comunque emancipato da esso evidenziando

innovativi significati.

Fu per questo motivo che per distinguerlo

ho ideato il nuovo conio

Io-psyché

(che include e trascende tutte le denominazioni e specificazioni

utilizzate dalla psicologia, dalla psico-terapia…).

Fu così che nacque l’intuito di denominare tali studi e ricerche

Io-psyché-ontos-sophos-logia

che per evidente cacofonia (suono che risultava un po’ sgradevole al mio udito) lo trasformai nel, forse, meno cacofonico

Io-ontos-sophos-logia

Sigmasofica.

Approfondiamo.

Il termine ontos (einai) deriva dal greco e significa essere per questo motivo mi prefiggo di sperimentare e di studiare l’”essere” (umano) in quanto tale e gli ingredienti che lo formano. In particolare, riferendomi a quello che un essere umano, un ricercatore che segue la Via di conoscenza Sigmasofia

per auto-maieutica esplora e riconosce

quel che è

per come riesce ad auto-rivelarselo.

L’esperienza Maieutica dimostrò e continua a dimostrare che

non c’è nessuna differenza tra essere ed esistere,

spiego: ogni ricercatore attraverso l’auto-maieutica vissuta e non dialettificata vive che quello che è in riferimento alle funzionalità innate e a quelle acquisite è riconoscibile in se stesso, e questo processo significa anche esistere in quanto è parte integrante dell’ambiente complessivo,

in realtà a livello innato non si dipende da nessuno

ma si funziona micro-strutturalmente e coscienzialmente in modo

simultaneo con l’ambiente complessivo.

L’essere-esistere è quindi qualcosa che si evidenzia dall’innato ed è modulato dal proprio acquisito, per questo motivo interpreto

ex ed esistenzia,

ossia l’etimologia di esistere,

non come essere a partire da qualcos’altro,

ma essere a partire dal riconoscimento vissuto

delle forze innate da cui ci evidenziamo e che operano in noi.

Il termine sophos, deriva da sophia che significa sapienza. Il ricercatore in Sigmasofia attraverso l’auto-maieutica vive e riconosce come necessario

auto-somministrarsi delle domande e

praticare delle riflessioni sul mondo,

sull’universo e sul significato-significante,

sul senso, dell’essere-esistere,

evidenzia la pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere

anche nel modo di condurre il proprio stile (modo) di vita,

utilizzando la ragione,

ossia una delle facoltà dell’Io-psyché

per mezzo del quale può esprimere

 pensieri, concetti (…), può esprimere conoscenza.

In definitiva, sophia deriva da sophos, sapiente, saggio, e da saphes che significa evidente, vero.

Una facoltà innata anch’essa modulata dall’acquisito disponibile all’essere umano.

Ho scelto il nuovo conio,

Io-ontos-sophos-logia

per indicare uno degli

strumenti operativi formativi della Sigmasofia

utilizzato durante il

momento analitico di una seduta, di uno stage (…)

e, in questo senso, è l’ampliamento, l’estensione e la

transmutazione

del termine psicologia ed anche di psicoterapia.

Ho applicato per la prima volta i concetti dell’Io-ontos-sophos-logia (per testarla) come risposta ad un articolo, molto impegnativo, scritto dal Prof. Mario Bruschi docente di fisica teorica all’università la Sapienza di Roma, intitolato

Sta nascendo una Scienza della Coscienza?

Attraverso tale risposta, illustro la

posizione della Sigmasofia riguardo alla coscienza

(Io-ontos-sophos-logia)

che ogni scienza potrebbe esprimere.

Tratterò, inoltre, di unità funzionale tra coscienza e Scienza, nel senso e con i significati-significanti vissuti dalla Sigmasofia.

La reintegrazione in un unico processo dei due termini

coscienza e scienza

(il primo include e contiene il secondo),

per la Sigmasofia, è del tutto naturale.

Infatti, come chiarirò in seguito, il concetto, nascente dal vissuto diretto, di

Io-ontos-sophos-logia

(praticamente sinonimo di coscienza olistico-autopoietica),

l’ho inventato, creato, quindici anni fa dai miei studi pratico-teorici e rappresenta uno degli

strumenti fondamentali, utilizzati dalla Sigmasofia

nelle proprie ricerche sui significati-significanti dell’esistenza.

Tale concezione permette di evidenziare il

superamento definitivo dell’anacronistica concezione,

in base alla quale taluni scienziati hanno ritenuto

ci fosse una separazione-scissione tra

soggetto indagante

(ossia l’ente che veicola coscienza)

e l’oggetto, tema indagato

(sensorio-percettivo, materiale),

in quanto, all’evidenza pratica, soggetto e oggetto risultano essere un unico campo funzionale, inseparabile, inscindibile.

La pratica e la teoria della Sigmasofia dimostrano la continua interazione e unità funzionale tra Io-psyché (campo coscienziale olistico) e qualsiasi parte-Universi.

La densificazione di tale campo coscienziale

(che si estende al sovrasensibile non localistico)

coincide ed è riconoscibile nelle meccaniche quantistiche e sub-quantistiche e che ha contribuito ad evidenziare e che irradia continuamente, determinandone il funzionamento.

Il campo coscienziale olistico-autopoietico in-formato è quindi il principio attivo fondamentale dell’Universi, inscindibile dalle parti di se stesso che include ed evidenzia. L’Io-psychè è l’evidenza sensorio-percettiva in azione (riconoscibile attraverso i sensi) di tale campo innato, ossia

è lo strumento attraverso cui si può creare auto-consapevolezza acquisita, culturale, filosofica, socio-politica, intellettuale, religiosa, scientifica, spirituale (…),

è sempre coinvolto ed interagente, direttamente o indirettamente, consciamente o inconsciamente nelle azioni e nelle sperimentazioni che attua, assumendo così il ruolo di ingrediente fondamentale dello sperimentato, dell’agito.

Non essendoci separazione, scindibilità tra soggetto (Io-psyché) e oggetto (ogni parte-Universi esistente, vedi studi di meccanica quantistica), la Sigmasofia è necessariamente soggettiva: l’Io-psychè, attraverso il vissuto diretto, cerca di comprendere e di descrivere le leggi olistico-autopoietiche (innate, ecologiche) e acquisite (sensorio-percettive, materiali) di se stesso, ossia della natura, dell’Universi-parte.

Tale metodologia Sigmasofica può essere sintetizzata come:

l’arte olistico-autopoietica

di porsi delle domande, riconoscendosi come Universi-parte

e, per auto-maieutica Sigmasofica,

ascoltarne le risposte,

tenendo conto che la natura essenziale sovrasensibile

parla il linguaggio delle in-formazioni (ordine implicito) innate.

Tale concezione della conoscenza Sigmasofica si evidenzia dal campo coscienziale olistico-autopoietico, non locale transfinito in cui si

riconoscono in-formazioni innate

(ordine implicito):

ossia, le grandezze, intuibili ma attualmente non ancora quantificabili, non misurabili, non riducibili a numero o ad altre entità matematiche.

Reintegrando il soggetto con l’oggetto, si dà impulso alla ricerca sulla coscienza sul patrimonio esperienziale del ricercatore in Sigmasofia. Il mondo degli stati coscienziali, anche acquisiti, individuali (la propria specifica cultura e stato di autoconsapevolezza), con cui interpretiamo la realtà, diviene oggetto privilegiato e non ostacolante la ricerca.

Un aspetto fondamentale è rilevato ad esempio dal fatto che la Sigmasofia integra in un’unica unità funzionale i principi attivi autopoietici che hanno saputo creare ciò che denominiamo lo scientifico e il coscienziale, il filosofico, il religioso, l’iniziatico (…). Sto affermando che, applicando la Sigmasofia, si possono riconoscere e vivere i processi coscienziali localistici e non localistici che hanno generato le facoltà e le conoscenze che hanno saputo creare tecnologia scientifica (computer centrali nucleari ecc.) o che hanno edificato, religioni, filosofie, esoterismi, spiritualità. Si vive che i significati-significanti dei principi attivi innati permettono di evidenziare sia le affermazioni peculiari di logica quantistica che gli aforismi, le metafore, le parabole espresse dallo spiritualista o dai testi cosiddetti sacri. Tali significati-significanti evidenziano che anche le massime, gli assiomi, le leggi, considerati antitetici opposti, contraddittori nascono e sono generati dalle stesse funzionalità coscienziali, ampiamente utilizzate sia dallo scienziato che dallo spiritualista o dal ricercatore in Sigmasofia.

 

Ho individuato e vissuto stati coscienziali sovrasensibili che hanno dimostrato di poter generare sia ciò che denominiamo conoscenza scientifica (e questo non significa conoscere tutte le tematiche scientifiche) che quella coscienziale, filosofico religioso-spirituale (e questo non significa conoscere tutte le tematiche coscienziali, filosofiche…).

Tutto questo è la conseguenza dell’assunzione di

voler indagare con l’Io-psyché

lo stesso Io-psyché.

 

Altro processo pedagogico-psicagogico evidenziato dalla Sigmasofia è quello di trasmettere la propria conoscenza olistico-autopoietica vissuta in modo olos-direzionale, aperto, rivolto simultaneamente all’interno-esterno e, di fatto, conoscibile da tutti, in quanto da tutti veicolata. L’accorgimento è stato quello di integrare a questa modalità la consapevolezza vissuta di ciò che

 

veniva definito conoscenza tradizionale, esoterica, spirituale, misteriosofica e trasmissibile soltanto in modo iniziatico, rendendola invece patrimonio consapevole dell’Io-psychè e delle sue estensioni non localistiche, formando così un’unica unità funzionale

 

La reintegrazione e l’ampliamento delle due visioni, prima scisse, sta dando risultati significativi, di stati di sommatoria (sigma delle due posizioni) e di proprietà che ne emergono (vedi la S.T.o.E., i cui sedici volumi sono stati realizzati per intero in questo modo). Per non esser frainteso, sottolineo che

 

la Sigmasofia non studia e non pratica

le sperimentazioni di laboratorio,

tipiche della scienza,

ma cerca di formarsi a vivere interiormente i principi attivi autopoietici innati, dai quali si evidenziano le facoltà coscienziali che consentiranno al fisico di creare, ad esempio, la meccanica quantistica, al biologo la biologia molecolare o al ricercatore sulla coscienza

l’Io-ontos-sophos-logia.

La convergenza di tali funzionalità fondamentali dell’essere umano era inevitabile e non richiede una peculiare conoscenza della spiritualità, della scienza moderna, della ricerca sulla coscienza, quanto della presa di consapevolezza delle funzionalità coscienziali innate da cui tutti si evidenziano. È necessario non confondere le conoscenze acquisite insegnate nelle scuole e nelle università in maniera estesa o negli ashram, nei monasteri, nei centri di spiritualità, quanto di estrapolare, per auto-maieutica, le in-formazioni interiori innate, le meccaniche quantistiche, sub quantistiche e olistico-autopoietiche che, per natura, ci appartengono e in conseguenza delle quali generiamo azioni che ci permetteranno di costruire scienze o spiritualità.

Con la locuzione

Ontos-sophos-logos della coscienza

e

coscienza dell’ontos-sophos-logos,

scelto non a caso, intendo qualche cosa di specifico:

l’essere, la saggezza, la scienza insiti nella coscienza

e, de facto, la Sigmasofia è la concretizzazione di tutto questo: è conoscenza vissuta del campo coscienziale olistico-autopoietico che consente auto-gestione, auto-controllo su Io-psyché, intelligenza, autoconsapevolezza.

 

Per comprendere questi processi, è necessario esplicare i presupposti teoretici e metodologici. Negli anni, ho avuto occasione di scrivere molti libri su queste tematiche, ma in questa sede dovrò essere molto sintetico.

  1. La realtà, cosiddetta esterna, sensorio-percettiva che ogni essere umano vive e riconosce è parte integrante e inscindibile, non separabile dall’essere umano stesso e dal campo coscienziale, interno, interiore, che esprime. Infatti, è evidenza del determinismo olistico-autopoietico in atto dell’Universi-parte (transfinito) che partecipa e riconosce se stesso.
  2. Le funzionalità descritte al punto uno sono rette da leggi olistico-autopoietiche innate, di cui molte sono ancora da scoprire
  3. Tali leggi olistico-autopoietiche non localistiche possono essere vissute e comprese dall’essere umano, estrapolandole direttamente da se stesso, ente riconoscibile come parte-Universi Specifico che, allo stato attuale della ricerca, questi tre principi attivi, non sono condivisi da alcuni ricercatori appartenenti ad altre discipline e vie di conoscenza.

 Approfondisco.

  1. La realtà sensorio-percettiva non è mai e, in nessun caso, illusione maya, non è proiezione della coscienza, in quanto, comunque e de facto, anche come proiezione si integrerebbe all’esistente.
  2. Essendo tutto atomicamente e coscienzialmente legato, ciò che esiste è un Unico corpo, transfinito che può consapevolmente affermare e sostenere, IO SOLO ESISTO in quanto Uno, Tutto, Holon, Universi-parte, o come lo si voglia chiamare.
  3. Esiste la causalità, il determinismo autopoietico dell’Universi-parte, se stessi, si tratta di una consapevolezza che è possibile divulgare attraverso il ∑ophy International Project.
  4. La teleologia sigmasofica (dal greco telos, fine o scopo della Sigmasofia) è la consapevolezza vissuta che siamo parte integrante inscindibile del determinismo autopoietico dell’Universi-parte, diretta emanazione dei processi eco-sistemici formanti la natura da cui si evidenziano i significati-significanti, l’auto-consapevolezza di tali determinazioni, intenzionalità olistico-autopoietiche.
  5. Il tutto trova evidenza da un processo fondamentale, il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché.

L’Io-psychè è quindi diretta emanazione e inscindibile dal campo coscienziale olistico-autopoietico, è parte integrante della natura locale e non locale ed ha contribuito a creare l’antropomorfologia, il cervello e il sistema nervoso.

Non si tratta, quindi, di selezione naturale,

bensì dell’autocreazione dei principi attivi

che sto riconoscendo e vivendo.

È campo coscienziale dell’Universi-parte,

può generare figurazioni mentali ed

auto-comprendersi, anche in tale generazione.

La natura è scritta con il linguaggio olistico-autopoietico (auto-creato): tanto è vero che la Sigmasofia (la pratica e la teoria nata per descrivere tali processi) lo realizza con ottimo successo, riconoscendo, vivendo il sensibile e il sovrasensibile come unica unità funzionale, in grado di fornire descrizioni della realtà olistico-autopoietica, dell’Universi-parte, di se stessi. La ∑igma-logic, che descrive dette funzionalità, attualmente si trova ad essere molto lontana dal senso, dai significati-significanti normalmente intesi, in quanto

viene utilizzata per tale opera di riconoscimento la

tecno-ontos-sophos-logia denominata autopoiesi olosgrafica

(conosciuta dai ricercatori in Sigmasofia).

 

La ∑igma-logic formula leggi e assiomi olistico-autopoietici che a

taluni sembrano contraddittori

e in antitesi con la logica comune.

Infatti, non a caso, si tratta di ∑igma-logic, ossia dalla logica utilizzata dall’Io-ontos-sophos-logia di cui sto trattando. Vediamone insieme alcuni esempi:

  1. Se partecipiamo-osserviamo olisticamente, l’Universi-parte, noi stessi, vivremo che una qualunque parte che compone l’Universi si può mostrare come un ente che è fermo, se partecipato come parte, ma nello stesso tempo può mostrarsi in movimento, se partecipato come Universi e, simultaneamente, ferma e in movimento, se vissuto come Universi-parte.
  2. Una parte è qui, se vissuta come parte; è ovunque, se vissuta come Universi; è qui e ovunque, se vissuta come Universi-parte.

Tali funzionalità e facoltà, disponibili all’Io-psyché e descritte con la ∑igma-logic, sono evidenze sperimentali ed inequivocabili, durante la pratica delle autopoiesi olosgrafiche. Queste sono una creazione, estrapolata dalle funzionalità innate, ecologiche ed essendo principi attivi, continuamente in atto, non dobbiamo stupirci se allineandosi ad esse ed essendone simmetriche assolvano benissimo allo scopo. Tali funzionalità sono parti integranti di noi stessi e vivono e operano in noi nell’intero Universi-parte sensibile e sovrasensibile, e anche oltre.

 

Non aspettano altro che essere scoperte, vissute dall’Io-psyché del ricercatore che indaga e vive se stesso nelle sue estensioni olistiche non locali.

 

Per questo motivo, si può comprendere meravigliosamente come l’Io-psyché possa attingere informazioni da se stesso.

 

Incredibilmente e paradossalmente, noi siamo nello stesso tempo creatori e ricercatori di noi stessi, l’Universi-parte.

 

Torniamo ai principi attivi della Sigmasofia.

Porre domande esperienze a se stessi (esperimentare) attraverso la pratica delle autopoiesi olosgrafiche (il libro naturale dell’Universi-parte) coincide con il linguaggio olistico-autopoietico: significa che i risultati della pratica operativa sono traducibili in prese di consapevolezza o funzione Ypsi. Parlo di ∑ophy-Art, quando mi riferisco alla possibilità di auto-porsi domande esperienze, da cui, certamente, ogni essere umano può far emergere la propria teoria, conseguente al vissuto. Coinvolgendo l’intenzionalità di ognuno e nascendo questa di fatto dal campo coscienziale non locale non può essere un processo soltanto meccanicistico, a seconda, dello stato di auto-consapevolezza di ognuno. Tale metodologia ha permesso di ottenere ottimi risultati sia sul piano meramente Io-somatico e, de facto, su quello autopoietico non locale, integrandoli. La Sigmasofia può occuparsi dello studio sperimentale di stati Io-somato-autopoietici, cioè di quelle parti-Universi, per cui il set di operazioni di misura, di meditazioni dinamiche dato è l’Io-psyché stesso l’ente-campo che può ricondurre a presa di consapevolezza di tali processi. Quanto sto dicendo potrebbe risultare non molto chiaro a molti, identificati nella logica identificata-fissata soltanto nel sensorio-percettivo prevalente in questa epoca.

Alcuni riferiscono di essere convinti di poter occuparsi soltanto di poche cose riguardanti se stessi e che in realtà possono dare soltanto poche risposte autorevoli sulle funzionalità naturali e che è necessario delegare presunti esperti nel settore, per comprendere, per capire. Questo è vero soltanto in parte, è incompleto: infatti possiamo estrapolare in-formazioni dallo psicosomatico, dal genoma, dalle funzionalità atomiche, da quelle autopoietiche addirittura non localistiche, in quanto, ripeto,

il set di misura è l’Io-psyché che indaga e vive se stesso.

Non deve sorprendere che la Sigmasofia riesca ad esprimere anche valutazioni pertinenti con le attuali scoperte scientifiche normalmente intese. Esiste una specifica conquista e presa di consapevolezza che è assunta intenzionalmente e consapevolmente dal ricercatore in formazione a se stesso, l’Universi-parte e ne caratterizza il suo modus operandi:

si tratta del superamento vissuto

 dell’ostacolatore riduzionismo-separabilità.

 

Con il termine superamento, intendo specificamente:

  • anche se ogni parte-Universi può essere, per così dire, scomposta in parti più semplici, studiando si deve essere nella condizione di consapevolezza di Universi, non scisso dalla parte che si sta osservando.
  • La conoscenza vissuta di tali parti-Universi deve essere sempre ricondotta alla visione olistica della funzionalità d’insieme e mai al solo studio di come le parti sono connesse e assemblate tra loro: se studiamo un microprocessore, questo non ci dirà da solo come funziona il computer in cui è inserito. Si vivrà che la risalita-transmutazione dell’ostacolatore riduzionismo-separabilità ha fatto fare alla Sigmasofia dei notevoli passi avanti nella sua ricerca e ha saputo transmutare il modo di pensare comune, creando le basi della ∑igma-logic.

Se vogliamo realmente conoscere, vivere come funziona quella parte-Universi, che denominiamo essere umano, non bisogna soltanto suddividerlo, smontarlo ed esaminarlo nei singoli organi, cuore, cervello, fegato, polmoni, psyché fino alle microstrutture. Infatti, come detto precedentemente, tutto ciò non è scisso dal tutto è atomicamente e coscienzialmente legato che siamo ossia dall’unico corpo in stato di entanglement micro-particellare e coscienziale funzionale, quindi, tutte le scoperte della parte dovranno essere lette integrate alla sommatoria di tutte le altre parti, alla loro proprietà emergente (Sigmasofia). Si tratta di applicare la visione olistico-autopoietica alla parte e renderla ovviamente simmetrica e compatibile con le altre. Ne risulta un modo di agire che somma insieme le parti, ne riconosce la proprietà emergente e la vive: la sintesi ottenuta dovrà essere perfettamente plausibile con la sperimentazione della parte. Tutto è nello stesso tempo riconducibile alle parti costituenti un sistema ed anche al suo funzionamento complessivo. Per capirci:

 

stiamo iniziando a spiegare e a comprendere un essere umano, studiandone le parti e l’intero, locale e non locale, vedendoli come unico processo funzionale.

 

Di fatto, è tecnicamente impossibile separare spazio-temporalmente una parte da altre sotto-parti: infatti, per entanglement micro-particellare e coscienziale, sono tutte inscindibili, inseparabili e funzioneranno sempre simultaneamente come unico ente.

Certamente l’esistenza di una consolidata costruzione della propria teoria nascente dal vissuto della formazione in Sigmasofia, aiutano a porre le “funzionali” auto-domande e auto-proposte di sperimentazione e di elaborare una adeguata teoria conseguente al vissuto, ovviamente tale metodologia formativa pedagogica e psicagogica autopoietica include la possibilità nel confezionare intenzionalità di essere istintivi e pre-istintivi, intuitivi, sincronici olos-presenti ecc. determinando la possibilità di creare insight intuitivi prese di consapevolezza ulteriori della Sigmasofia al coraggio di outsiders che un ricercatore in Sigmasofia dovrebbe tendere ad essere. La sommatoria più proprietà emergente è la condizione essenziale della Sigmasofia ed ha per conseguenza la già indicata

non separabilità e distinzione tra soggetto e oggetto.

 

Si è sperimentato che l’Io-psyché del ricercatore in formazione funziona sempre simultaneamente con la parte studiata e sperimentata: si tratta di un presupposto irrinunciabile per la via sigmasofica, per cui non esistono esperimenti che dipendono da presunte realtà esterne e altri che dipendono dal soggetto che sperimenta, in quanto, ripeto, tutto è un’unica realtà funzionale, fatto che diviene evidentissimo ed inequivocabile a livello atomico di meccaniche quantistiche. Diritto-dovere primario del ricercatore è quello di sommare ed estrapolare il più possibile da se stesso proprietà emergenti, riconoscendosi come Universi-parte. Ciò sostanzialmente significa includere il campo coscienziale in ogni sperimentazione come ente, campo fondamentale primario, inscindibile da qualunque laboratorio, da qualunque parte.

 

L’Io-ontos-sophos-logia (la coscienza) diventa, quindi,

il fondamento di ogni indagine scientifica e psicosomatica o spirituale.

È una neonata per questo motivo non è ancora matura,

con pochi anni di sperimentazione, ma comunque

già sufficienti a rivoluzionare e a transmutare

le diverse esegesi della cosiddetta realtà.

 

In pratica, le autopoiesi olosgrafiche hanno permesso di vivere e di conoscere (dal corrispettivo coscienziale) ciò che avviene a livello microscopico e di scoprire tali realtà sub-quantistiche come porta dell’olistico: incredibilmente, l’estrema suddivisione in parti infinitesimali ci ha aperto al vissuto dello stato di entanglement coscienziale che coinvolge le funzionalità microstrutturali. Agli scienziati, quella conoscenza ha consentito di fabbricare la bomba atomica, il laser, i computers; al ricercatore interiore, la sua interpretazione soggettiva dell’Universi-parte transfinito. Tali raggiungimenti dibattuti nell’ambito della formazione proposta dalla Sigmasophy University hanno avuto poca eco all’esterno, e poche ricadute nel sensorio-percettivo ordinario, il che dipende dal fatto che

la ∑igma-logic è, di fatto, allo stato attuale, difficilmente divulgabile perché viene vissuta come antitetica al senso comune radicato negli esseri umani da millenni.

Questa negazione proiettiva non mi ha impedito di scrivere la S.T.o.E., che include la descrizione di stati non localistici di coscienza, fatti ricadere simmetricamente nell’azione quotidiana.

Spiego.

Sono consapevole che anche molte visioni religiose, spirituali e scientifiche non sarebbero d’accordo su tali vissuti, anche se sono stati condivisi e riscontrati da altri ricercatori. Tali vissuti pragmatici dimostrano l’inevitabilità della ∑igma-logic, e poco importa se tale logica olistico-autopoietica sembra essere antitetica alla visione sensorio-percettiva ordinaria. Abbiamo cercato di invalidare la Sigmasofia, ma senza successo i risultati sono quelli e ripetibili.

  • Che cosa dice, quindi, approfondendo la logica sigmasofica?

Essenzialmente, lo stato di Universi-parte sensibile e sovrasensibile, conscio e inconscio, locale e non locale, transfinito coincide con lo stato Sigmasofia ed è ancora in gran parte inesplorato (appunto perché l’Universi è transfinito): è uno stato, diverso da quello che il sensorio-percettivo ci fa ordinariamente e riduzionisticamente riconoscere, vivere e con cui ci relazioniamo. L’Universi-parte, ogni parte Universi, noi stessi, è composta di atomi, di fotoni, di elettroni, di protoni, di quarks, quindi siamo onda e particella, siamo entanglement e le particelle che, da sempre, hanno interagito tra loro sono in noi e simultaneamente su ogni parte dell’Universi, seppur anni luce distante (in tutto l’Universi transfinito). Siamo transfinitamente in vita-autopoiesi e, anche quando moriremo, gli atomi che ci formano continueranno ad essere transfinitamente parte della vita-autopoiesi, così come l’inscindibile campo coscienziale, siamo simultaneamente in vita e nello stato coscienziale punto morte: affermazioni di ∑igma-logic, paradossali, alla luce del senso comune e che, pure, sono la base sperimentabile, in modo non contraddittorio, attraverso la pratica delle autopoiesi olosgrafiche non locali.

 

Che cosa legittima tale ∑igma-logic?

  • Che cosa fa sì che Io, come parte, sia qui, se mi vedo dal range sensoriale, dalla parte identificata in se stessa e che mi possa riconoscere attraverso l’olospresenza ovunque nell’Universi, se entro nella percezione nel vissuto non locale di me stesso, che io mi veda come pulsione, particella o come onda indivisa transfinita che include ogni parte-pulsione?

 Tecnicamente ciò che riduce tale condizione innata di estensione-espansione non locale transfinita in un unico stato sensibile, in cui ci riconosciamo, in Sigmasofia, si chiama

riduzione-collasso della

funzione campo coscienziale olistico-autopoietico Io-psyché.

 

Tale riduzione avviene ogni volta che utilizziamo l’Io-psychè e produciamo stati coscienziali localistici, visti e riconosciuti soltanto come emanazione del cervello e del sistema nervoso. Ripeto.

 

Tutto l’Universi-parte transfiniti (Io, soma, autopoiesi), tutto l’esistente, prima della misura, del tentativo di riconoscimento attraverso l’Io-psyché e i sensi, si trova nello stato Sigmasofia totale, transfinito, che rappresenta l’unione più proprietà emergente di tutti le parti-Universi.

 

Quando vi si accede, essendo nella dimensione non locale, ecosistemica, naturale, una parte, un albero, un mare, una macchina, un animale, il cielo sarebbero del tutto irriconoscibili, ossia li si vedrebbe come campo non densificato, non annichilato (accezione sigmasofica). Quindi, ogni volta che, utilizzando il campo coscienziale dal sensorio-percettivo, creiamo stati di coscienza per riconoscere l’esistente, misuriamo, meditiamo e, per lavorare, per sperimentare quella parte, collassiamo, riduciamo lo stato Sigmasofia dell’Universi-parte e incontriamo la presa di consapevolezza iniziale della parte, su cui stiamo lavorando. Creiamo, quindi, il riconoscimento dell’Universi-parte, attraverso il sensorio percettivo, ossia la realtà-sensorio percettiva, così come essa, per funzionalità naturali, possiamo riconoscere.

  • Ma, che cosa significa misurare, meditare, creare stati di coscienza, e quando avviene la riduzione collasso della funzione campo coscienziale?

Avviene esattamente nel momento in cui l’Io-psychè, veicolato da ognuno, ma parte di un unico campo coscienziale inscindibile, assume, decide consapevolmente di prenderne coscienza e può farlo soltanto in base al proprio stato di autoconsapevolezza in cui si riconosce e che tecnicamente può agire e quell’evento diventa ciò che percepiamo, perché esattamente nel modo in cui lo facciamo ne prendiamo coscienza. Quindi, la chiave è nell’intenzionalità, nello stato di autoconsapevolezza o

funzione Ypsi

(l’avanguardia di autoconsapevolezza veicolata)

dell’Io-psyché che agisce, indaga vive.

Per la Sigmasofia, la realtà è così e non in altro modo, poiché in quel modo siamo tecnicamente in grado di riconoscerla, di auto-costruirla.

Ma, noi sappiamo di essere Universi-parte sensibili e sovrasensibili, locali e non locali, stato Sigmasofia, quindi, possiamo dire che la realtà sensorio-percettiva è soltanto una piccola parte dell’esistente di tale stato olistico di coscienza. La formazione in Sigmasofia prevede il potenziamento delle funzioni, attraverso cui possiamo non attuare la riduzione collasso della funzione campo coscienziale, ossia

non ridurre a mero Io-psychè acquisito il campo coscienziale olistico-autopoietico dell’Universi-parte.

Di conseguenza, possiamo vivere lo stato Sigmasofia, in maniera progressivamente sempre più ampio, tendente al transfinito e, quindi misurando, meditando, prendendo coscienza di stati sempre più olistici e autopoietici, non locali. Ed attraverso tale autoconsapevolezza leggeremo noi stessi, la realtà quali parti-Universi. Di un fatto possiamo essere certi: i Big bang, o qualunque altra creazione, la formazione di galassie, la vita-autopoiesi, tutto ciò sono la storia di noi stessi, dell’Universi-parte in essere, in azione. Non si tratta di fittizio o di non reale (virtuale), in quanto, esistendo nella molteplicità delle sue espressioni, entra di diritto nello stato Sigmasofia. L’Universi-parte è nello stato Sigmasofia non collassato e, simultaneamente, include tutte le riduzioni collasso della funzione campo coscienziale che ogni parte-Universi identificata in se stessa può esprimere. Esiste lo stato Sigmasofia dell’Universi-parte, di noi stessi e l’Io-psychè, veicolato da ogni parte-Universi, attraverso cui consapevolizziamo. L’Io-psychè, quindi, sta auto-costruendo il riconoscimento di se stesso, quale Universi-parte. Per dirlo con un aforisma autopoietico:

l’Universi-parte transfinito, il campo coscienziale olistico-autopoietico, che evidenzia ed esprime, ha prodotto la riduzione collasso di se stesso (Io-psychè-cervello-sistema nervoso), attraverso cui stiamo producendo funzione Ypsi, consapevolezza, per riconoscere l’Universi parte stesso e il campo coscienziale olistico-autopoietico, transfinito.

L’Universi-parte transfinito è un essere che vive nel tempo olistico-autopoietico (continuo presente): quindi, non esiste da miliardi di anni, come affermano taluni scienziati.

Il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché è parte integrante e inscindibile di tale Universi-parte e non è apparso dopo qualche miliardo di anni, come taluni riferiscono. Per questo motivo, l’Universi-parte è costituito essenzialmente dal campo coscienziale olistico-autopoietico transfinito e dai principi attivi autopoietici che lo formano e che, densificandosi, ha prodotto la componente sub-quantistica, quantistica, atomico-nucleare (forze elettromagnetiche, elettrodeboli, nucleari gravitazionali e morfo-genetiche (…). È quindi evidente che il campo coscienziale olistico-autopoietico è il fondamento e include ogni disciplina scientifica e spirituale. L’Io-psychè non è quindi secreto dal cervello, anche se lo utilizza per specializzarsi in stati coscienziali Io-somatici normalmente intesi. Quindi,

conoscendo soltanto neuroni e sinapsi, non si riuscirà mai a comprendere che cosa realmente e olisticamente sia l’Io-psyché (la coscienza).

Neuroscienziati, fisici, biochimici (scienze incomplete) dovranno aprire i loro studi e le loro ricerche

all’eziologia non locale del campo coscienziale.

Per utilizzare termini di paragone scientifici,

l’Universi-parte transfinito è simultaneamente

l’hardware e il software.

In altre parole,

siamo l’evidenza del determinismo olistico-autopoietico innato

e tutto l’insieme, il sensibile e il sovrasensibile, il locale e il non locale

sono soltanto semplici realtà da vivere, di cui prendere coscienza.

 

Il punto principale è se le cose stanno così, allora è possibile veramente preparare l’Io-psychè, la parte-Universi a se stessa, l’Universi-parte! Questa è l’intenzionalità della International Sigmasophy University.

Tuttavia, tali valutazioni e vissuti non stanno suscitando molto interesse e cerco di spiegarne il motivo:

  • gli stati di coscienza, identificati nel solo sensorio-percettivo, sono sottoprodotti del programma del software che identificatisi per ripetizione millenaria in se stessi non riescono più a ravvedere la necessità di formarsi a risalire e a transmutare se stessi, generando così sub-funzionalità autoreferenziali.
  • tale identificazione nella sola parte ha portato riduzionisticamente a considerare che il cervello sia l’organo fondamentale e necessario a produrre consapevolezza, stati coscienziali, inducendo per iatro-pato-genesi stati di incompletezza sul piano dell’autoconsapevolezza
  • non penetrando consapevolmente tale scaturigine non locale, come conseguenza si ha che la scienza o la spiritualità che agiscono in tale modo non riusciranno mai ad aprirsi alle realtà funzionali dell’Universi-parte che, pure, intuiscono esistere.

La Sigmasofia è consapevole delle conseguenze della propria ricerca e della responsabilità che comunque veicola: si potrebbero indurre consapevolmente stati ostacolanti e discrasici in altre parti-Universi che seguono la stessa formazione. Sintetizziamo.

Siamo consapevoli di occuparci di ricerca sui significati significanti dell’esistenza dell’Universi-parte e l’uso che viene fatto delle tecno-ontos-sophos-logie coscienziali proposte ci riguarda in prima persona, essendo unico il corpo. Il progresso auto-formativo è emanazione del metabisogno pulsione olistico-autopoietica a vivere, a conoscere, e gli eventuali usi riduzionisti di tali tecno-ontos-sophos-logie sono una specifica responsabilità che riguarda il ricercatore in Sigmasofia. Un essere umano che incendia una foresta dell’Amazzonia o un altro che pratica pulizie etniche o stragi nell’Universi-parte è ovviamente vissuto come parte integrante di se stessi e perciò, interagisce con le funzionalità esistenziali, per entanglement coscienziale olistico-autopoietico anche a livello macroscopico. Per questi motivi,

ogni atto esistenziale ci riguarda

e il principio attivo autopoietico di auto-rigenerazione-guarigione deve spingersi fino a raggiungere quella parte di sé disfunzionale, discraiotica (psicotica), per rigenerarla. È un impegno che non è pensiero positivo, ma soltanto

scoperta vissuta delle regioni inesplorate del

campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché,

per trasmutarle in

autoconsapevolezza vissuta

dell’Universi-parte,

se stessi

il fondamento della neonata

Io-ontos-sophos-logia

 

∑ophy Institute, 1 gennaio 2003

Il fondatore

Nello MANGIAMELI

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