perché intuisco che
tutto l’Universi è
inesorabilmente
nero?
Gli studi e le ricerche pratico-teorici Sigmasofici applicati alla diade
luce e buio
mi hanno riservato delle straordinarie soprese, forse poco note a molti e che, a mio avviso, potrebbero sorprendere.
In una fase della ricerca, mi chiesi:
- in quale modo l’Io-psyché percepisce, riconosce il cosmo (che in Sigmasofia denomino l’Universi)?
La domanda sorse in me spontanea, quando produssi degli insights intuitivi che mi inducevano a ritenere che,
non utilizzando l’Io-psyché-encefalo-sensi,
in realtà, l’Universi
fosse un ente completamente buio, nero,
e che in esso non si riscontrava nessuna
luce!
Allo stesso modo le stelle, utilizzando il modo indicato,
non emetterebbero alcuna luce e non brillerebbero.
Sembra assurdo, ma non applicando l’Io-psyché-encefalo-sensi
il sole, di fatto, non è luminoso
è nero
e, di conseguenza,
neanche la luna lo è
(riflette i raggi solari).
È possibile affermare che
tutto l’Universi è di
colore nero,
inesorabilmente nero.
Si tratta di considerazioni, per così dire,
misteriosofiche,
in quanto tutti noi potremmo tranquillamente scommettere sul fatto che
il sole è straordinariamente luminoso,
così come lo sono altre stelle e i pianeti,
così come lo è, anche se in modo riflesso, la luna,
come ogni notte possiamo percepire.
Ma allora, mi chiesi,
perché intuisco che
tutto l’Universi è
inesorabilmente
nero?
Vengo al punto. L’esperienza diretta mi evidenziava che la luce (la luminosità), per così dire, veniva ad esistere nel momento in cui applicavo, somministravo
l’Io-psychè-encefalo-sensi-occhi e mi rendevo conto che erano, per così dire,
capaci di transmutare le onde elettromagnetiche in enti luminosi
che vedevo, che percepivo.
Infatti, è abbastanza noto che
le onde elettromagnetiche
non generano alcuna luce!
Per questo motivo, in assenza dell’Io-psyché-encefalo-sensi
tutto è buio, è nero nell’Universi
ed è immerso in ciò che in Sigmasofia denomino,
il mauna,
ossia il silenzio-suono innato.
Infatti, anche il suono si evidenzia ed è riconosciuto come tale, soltanto all’interno dell’atmosfera terrestre e chi opera questa azione di riconoscimento è sempre l’Io-psychè encefalo sensi (orecchie) che lo percepiscono.
L’Universi diviene luminoso ed emette suoni,
soltanto quando, usando l’Io-psychè-cervello-sensi, l’essere umano, percepisce e, quindi, transmuta il buio in percezione luminosa
e su questa creazione
ci posiziona la propria cultura scientifica, filosofica (…),
la propria esegesi.
L’ipotesi di non somministrazione dell’Io-psyché-encefalo-sensi all’Universi non è attuabile in quanto sappiamo inequivocabilmente che Io-psychè e materia sono inscindibili, sono un unico processo e veicolano la funzionalità innata, denominata
entanglement micro-particellare e coscienziale,
che significa, appunto, non separabilità.
In conseguenza di tale entanglement, ossia di ciò che rende l’ente Io-psychè-encefalo-sensi e l’ambiente complessivo (l’Universi)
un unico corpo in azione
(a livello di funzionalità quantistica, sub-quantistica e oltre è così!),
si viene a creare la situazione per cui in ogni istante è pronto a creare la percezione e a riconoscere la luce.
Provo ad approfondire.
Quando all’alba, per così dire, sorge il sole (esso è sempre lì dove è) o di notte accendiamo una lampadina o una candela (…), in conseguenza del fatto che l’Io-psychè-encefalo-sensi, emette la
radiazione percettivo-sensoriale
ossia, vede sente, crea la percezione-riconoscimento degli enti luminosi e del mondo circostante ad essi (che per funzionalità quantistiche sono parte del suo stesso), possiamo prendere coscienza, consapevolizzare quell’evento.
Se avete seguito, è ora possibile affermare che l’Io-psyché-encefalo-sensi-occhi è, sempre per entanglement, parte integrante delle radiazioni elettromagnetiche e, per funzionalità innate a lui intrinseche, può riconoscere il campo elettromagnetico nel range compreso tra i 770 e i 430 Terahertz. La radiazione percettiva emessa si evidenzia sugli enti lì esistenti riconoscendoli in modo diverso in base alla loro morfologia, creando in tal modo, un colore, una forma e una densità, riconoscibili, appunto, dal range in cui funzionano i sensi. Sto comunicando che l’Io-psyché-encefalo-sensi crea la consapevolizzazione dell’ambiente sulla base della radiazione percettiva con cui ha scandagliato-evidenziato gli enti esistenti e percepiti.
Sono consapevole che la scienza indica un altro modo di funzionare dei sensi, ossia che:
l’occhio umano vede l’ambiente sulla mappa dei segnali ricevuti.
I miei studi e ricerche (ovviamente non scientifici!) mi evidenziano esattamente l’opposto, ossia che
è l’Io-psychè-cervello-sensi ad emettere la radiazione percettiva che, scandagliando ed evidenziandosi su quella parte di se stesso con cui è entangled,
la riconosce e consapevolizza esattamente nel modo in cui lo fa.
(non è la parte percepita quella che emetterebbe i segnali che colpirebbero gli occhi e (…) in quanto questa non è separabile per entanglement dal soggetto che la percepisce, è parte inscindibile di esso).
Lo spettro visibile è una radiazione percettiva emessa dall’Io-psychè-encefalo-sensi (…). Infatti, al di fuori di tale spettro non percepiamo nulla!
Al di fuori di quel limitato spettro (denominato, appunto, “spettro visibile”), non vediamo nulla.
L’Io-psyché-encefalo-sensi emette uno spettro molto piccolo (vedi figura) all’interno di onde elettromagnetiche che sono più estese. Se non irradiassimo questo spettro, tutto risulterebbe invisibile, nero! Il caro e luminoso sole che tanto ci fa vivere e ci abbronza sarebbe
nero.
A ciascuna frequenza di radiazione emessa (un tutt’uno con l’ente osservato), corrisponde un colore che vediamo e riconosciamo.
Immaginate ora, soltanto per ipotesi, che l’Io-psyché-encefalo-sensi possa emettere uno spettro più esteso (fatto potenzialmente possibile in quanto in natura esistono animali che irradiano oltre tale spettro visibile: infatti possono percepire l’infrarosso, l’ultravioletto, l’infrasuono o l’ultrasuono e così via), si determinerebbe la visione nitida, luminosa di tutte le onde radio, televisive, del telefono cellulare (…) ognuno di questi emetterebbe raggi di luce, sarebbe visibile, sentibile.
In realtà, senza che molti si siano resi conto delle implicazioni che ciò comporta, gli scienziati hanno già creato alcune delle funzionalità che sto descrivendo (spiegandole in altri modi): infatti, ad esempio, le auto a guida autonoma (o i radar, o i robot…) sono di fatto dotati di radiazione percettiva, di funzionalità visiva, infatti, a comprova, trasmettono onde elettromagnetiche (invisibili ai sensi) e, attraverso specifici strumenti, valutano le riflessioni, i rimbalzi che i segnali emessi incontrano, riconoscendo in tal modo gli oggetti circostanti (e, quando ci riescono, evitano incidenti 😊).
Interessante è partecipare-osservare la volta celeste con un telescopio. Quello che ci sembra di percepire è che ogni stella osservata sia una fonte di luce, ma non è proprio così: infatti, attiviamo quella percezione in conseguenza dell’azione dell’Io-psyché-encefalo-sensi, amplificata dal telescopio. La parte dell’unico corpo che siamo e che attiviamo è in realtà intrinsecamente buia,
l’Io-psychè è portatore di luce: evidenziamo come luce
(che rientra nello spettro percettivo)
le funzionalità della parte-Universi osservata.
Se creassimo un altro spettro ed emettessimo altre bande, non potremmo percepire la luce del sole (si continuerebbe comunque a sentire il calore) ed evidenzieremmo, vedremmo altre bande, infrarossi, raggi x raggi gamma e così via, porteremmo luce diretta su parti-Universi ora al buio: questo spiega il motivo per cui in Sigmasofia metto tanta attenzione sul potenziamento del range sensoriale del ricercatore.
L’Io-psychè-encefalo-sensi è un perfetto creatore di riconoscimento di frequenze e non un ricevitore di frequenze (non si ricevono segnali da un ente che è già parte inscindibile del proprio corpo, si funziona simultaneamente ad esso -implicazioni dell’entanglement-).
Quando l’Io-psyché-encefalo-sensi emette la frequenza tra 540 e 610 Tera hz sta emettendo la percezione di ciò che, convenzionalmente, definiamo, il verde.
In definitiva, l’Io-psyché-encefalo-sensi è, per funzionalità innate, capace di transmutare le onde elettromagnetiche in evidenze luminose colorate e in tal modo crea il riconoscimento dell’ambiente circostante, dell’Universi.
Tale
facoltà innata di creare-evidenziare la luce è fondamentale per esistere:
inizierete a comprendere l’importanza dell’Io-psyché-encefalo-sensi e delle sue estensioni come campo coscienziale, di cui non si individuano i confini. Siamo per così dire evidenziatori di luce che potenzialmente possiamo agire su ogni parte di noi stessi: l’Universi. Il fatto che le onde elettromagnetiche non generino luce ci invita a riflettere che in realtà anche loro sono entangled con l’Io-psyché e la sua densificazione l’encefalo-sensi (e altro). Sto affermando proprio questo:
la luce esiste come elemento innato intrinseco all’Io-psychè-encefalo-sensi
(spettro sensorio-percettivo)
e che la formazione vissuta in Sigmasofia tenta di
potenziare per creare illuminazione in regioni
inesplorate e non consapevolizzate dell’Universi, di noi stessi.
Ogni volta che apriamo gli occhi, la radiazione percettiva si evidenzia automaticamente per funzionalità innate, portando-riconoscendo come luce gli enti rientranti nel suo range (si ha la sensazione netta che la percezione non possa andare oltre la linea dell’orizzonte, della volta celeste, di ciò che denomino sfera visibile d’azione). A comprova, quando chiudiamo gli occhi, la radiazione percettiva sembra non poter più raggiungere l’esterno da sé, ma si assiste alla possibilità di portare-evidenziare luce nel campo coscienziale, come le immagini della fase REM (i sogni) che percepiamo e riconosciamo ci dimostrano: stando con gli occhi chiusi e, utilizzando la radiazione percettiva soltanto nell’interiorità, che cosa andiamo a illuminare? Un esempio: la morfologia tridimensionale che riconosciamo nelle immagini oniriche coincide con le percezioni realizzate esternamente e memorizzate nel campo coscienziale-encefalo. Ogni Io-psyché che vive e percepisce registra-memorizza quanto vissuto nella memoria che risiede nel campo coscienziale comune entangled e che si avvale dell’Io-psyché-encefalo, per ricordarle.
Risultano essere quindi di enorme importanza per la consapevolezza le esperienze che ci autorizziamo a vivere, perché quanto appreso vivendo possiamo continuare a viverlo nell’interiore: processo che riconosciamo come capacità di esplorazione e consapevolizzazione dell’inconscio acquisito (personale e collettivo) e di quello autopoietico, della natura, dell’Universi
Se ci troviamo in una stanza con le finestre chiuse, al buio, per una serie di motivi la radiazione percettiva emessa sembra non poter superare i muri e le finestre e quel luogo lo si riconosce come buio, come quando chiudiamo gli occhi. La radiazione percettiva continua nell’interiorità, nel campo coscienziale, infatti, basterà aprire quella finestra (aprire gli occhi) e non si vedrà il cubo di buio uscire fuori e occupare lo spazio esterno, appunto perché l’Io-psyché-encefalo-sensi sempre in funzione può applicare le funzioni fin qui descritte. Quello che sta accadendo è una mera funzionalità di fondamentale importanza disponibile all’Io-psychè per transmutare in luce il buio, per vederci chiaro nelle cose, per comprendere l’illuminazione.
In conclusione.
L’Universi-di cui siamo parte evidenzia il campo-coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché. Per funzionalità innate, l’Io-psyché si evidenzia nell’essere umano e può essere utilizzato per portare luce, per consapevolizzare parti-Universi (per prendere coscienza del proprio unico corpo, entangled).
Quando l’Io-psyché non crea quanto descritto, la parte-Universi non è illuminata, consapevolizzata, opera come campo elettromagnetico (e altro), buio, scuro, come ombra.
L’oscurità, il buio, il sole nero: sono semplicemente zone dell’Universi-parte, di noi stessi non percepite, non consapevolizzate. Non è nemmeno utile, come taluni dicono, che l’Io-psyché debba confrontarsi con la propria ombra (come se fossero due enti differenti), quanto di creare la luce. Ne abbiamo facoltà e, nel range sensorio-percettivo, avviene in automatico: dobbiamo potenziarci come consapevolezza e illuminare il sovrasensibile, il non localistico.
La nigredo, il sole nero, sono stati inclusi e trascesi:
noi stessi siamo la pietra filosofale.
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