PARTE PRIMA
PRESENTAZIONE
Domenica, 19 ottobre 2004. Durante lo svolgimento di una normale lezione di Ecologia coscienziale autopoietica, prevista dalla I.S.U., si è verificato un fatto particolare: un cosiddetto fenomeno di singolo evento che la ricercatrice in formazione, sig.ra Simonetta Mello, è riuscita a fotografare. La foto che ne è risultata ha suscitato opinioni e riflessioni diverse, da parte di studiosi e non.
Ecco la sequenza dei fatti.
Ci trovavamo all’interno della forra che collega Blera (Vt) a Barbarano Romano (VT), in prossimità del vecchio mulino-diga abbandonato. Là vicino, abbiamo incontrato uno strapiombo alto circa 3 metri e alla cui base scorreva un ruscello. Il ricercatore dott. Francesco Di Mario, ricordandosi di altre mie dimostrazioni pratiche, mi chiese se poteva provare ad applicare anche lui le tecniche di salto da me utilizzate: in particolare si riferiva a quella denominata di autonomia dell’Io-psyché dal sistema nervoso o di proiezione del doppio. Gli risposi immediatamente di sì e dissi anche che il resto del gruppo avrebbe seguito l’intera dimostrazione dal livello sottostante. Dopo essere scesi in basso, al di là del ruscello, il dott. Di Mario decise di tentare l’esperimento. Si posizionò sul ciglio dello strapiombo e si preparò ad applicare la tecnica Io-somatica indicata. Nel frattempo, io spiegavo agli altri ricercatori presenti i significati della sequenza della “proiezione dell’Io.psyché” che Francesco avrebbe dovuto attuare. La sig.ra Simonetta Mello pensò di fotografare il salto di Francesco e attivò la macchina fotografica digitale automatica. Nonostante i diversi tentativi e dopo aver ripetuto varie volte la tecnica da me suggerita, molto emozionato, il dott. Di Mario rinunciò a saltare e disse testualmente che
l’altezza lo spaventava e che sentiva di non riuscire a cadere
esattamente al di là del ruscello sottostante.
Poiché erano presenti due nuove ricercatrici, la sig.ra Cristina Corsi e la sig.ra Elena Liberati, per non vanificare l’esperimento, decisi di mostrare io stesso al gruppo come si poteva effettuare il salto da quell’altezza e con quell’ostacolo (il ruscello) in mezzo. Mi avvicinai nuovamente al ciglio dello strapiombo e mi misi poco al di sopra del posto in cui si trovava il dott. Di Mario (vedi foto).
Mi preparai a realizzare il salto, praticando un’autopoiesi olografica preparatoria (meditazione dinamica), per facilitarmi la concentrazione. Subito dopo, effettuai la tecnica di “autonomizzazione dell’Io-psyché dal sistema nervoso” e che, sinteticamente, consiste in questo: attraverso un’autopoiesi preliminare, si raggiunge uno stato di profondo rilassamento (stato alfa); successivamente, si visualizza interiormente l’immagine di sé, in negativo, su cui ci si concentra, trattenendola interiormente, il più a lungo possibile.
Questa operazione viene rinforzata da un tipo particolare di respirazione, da me denominata autopoietica, che facilita l’iper-ossigenazione e una maggiore carica vitale.
Raggiunta una visualizzazione particolarmente intensa, ci si concentra a lungo sul punto esatto in cui si vuole che il corpo fisico cada; quindi, si visualizza interiormente (ad occhi chiusi) quel punto e si ripete tale sequenza più volte.
Realizzata una visualizzazione particolarmente intensa, si proietta l’immagine al di fuori di sé (la si sente, la si vede, la si intuisce), in modo tale che raggiunga esattamente il punto scelto. Anche questa operazione viene attuata più volte, fino a che si ha la sensazione di percepire ed intuire una “scia energetica” che collega la posizione di partenza all’esatto punto di arrivo. Lo stato alfa iniziale consente la disidentificazione dell’Io-psyché da emozioni, problemi, eventualmente presenti in quel determinato momento, allo scopo di evitare distrazioni e determinare uno “stato di leggerezza”. Esattamente nel momento in cui si percepiscono la “leggerezza e la scia” e si è tutt’uno con il punto di partenza e con quello di arrivo, si effettua il salto, seguendo esattamente il percorso energetico, precedentemente creato.
Durante i primi attimi del salto, si mantiene la leggerezza e, simultaneamente al momento dell’impatto, si piegano le ginocchia. A piegamento terminato, ci si lascia flessibilmente cadere di lato, ribaltando le gambe e i piedi verso l’alto, per poi farli ricadere plasticamente al suolo (molto simile alla modalità utilizzata dai paracadutisti).
Eseguii con facilità tutta la sequenza appena descritta, e saltai. Non caddi esattamente sul punto precedentemente visualizzato, bensì leggermente spostato verso sinistra, a causa di un ramo molto sottile, presente lungo la traiettoria prestabilita. Al momento dell’impatto al terreno, il caso volle che, con la pianta del piede sinistro,
prendessi in pieno un sasso acuminato,
procurandomi un dolore improvviso molto acuto.
La sig.ra Mello era ancora là, posizionata un pochino a distanza dal luogo del salto, in modo da riprendere contemporaneamente sia la mia posizione in alto che il previsto punto d’impatto al terreno. Voleva riprendermi in volo! Riferisce di aver scattato la foto, esattamente nel momento in cui mi lanciavo verso il basso, ma si è resa conto, e ne è certissima, che lo scatto non è avvenuto immediatamente al momento della pressione, ma dopo circa un secondo o poco più. Inquadrando tutta la scena, questo ritardo dello scatto (non voluto, ma determinato dal funzionamento automatico della macchina) ha fatto in modo che mi fotografasse (me e il “presunto doppio”), esattamente nel momento dell’impatto con il terreno.
Osservazione personale:
a mio avviso, la condizione differente di coscienza e di proiezione dell’Io-psyché (ovviamente, non paragonabili ad una de-localizzazione -O.O.B.E.- completa, in quanto preparatoria), l’impatto al terreno e il dolore forte che ne è conseguito (per quanto mi consta, il dolore può avere degli effetti particolari sull’innesco di alcuni casi di de-localizzazione -O.O.B.E.-) hanno determinato, per un attimo, la reale e completa autonomizzazione dell’Io-psyché dal sistema nervoso.
In quel momento, non mi resi conto che Simonetta aveva scattato una foto, per così dire, particolare. Infatti, subito dopo il salto e dopo aver vinto il dolore, ho continuato ad invitare Francesco a provare. Ma, la sua emozione era così intensa che continuava a sentirsi bloccato.
Visto che non si decideva, dissi che il tempo era scaduto e gli consigliai di scendere da un sentiero laterale. Terminata la fase del salto e dopo che ebbi spiegato i motivi dei blocchi emozionali, Simonetta decise di guardare la foto scattata e in quel momento si accorse che l’immagine presentava la scia tipica di un soggetto in movimento (la foto destò il mio interesse, vedi terza parte).
Per ottenere maggiori informazioni, pubblicai la foto sulla nostra mailing-list: di qui, arrivarono molti commenti e svariate interpretazioni. Speravo che qualcuno potesse inviare qualche spiegazione tecnica per illustrare quegli strani effetti.
Il prof. B., iscritto alla nostra mailing-list, mi chiese: ”Perché non mi mandi quella foto? Voglio dargli un’occhiata e, se è il caso, la faccio visionare da alcuni miei amici”.
Gliela inviai.
Due giorni dopo, attraverso Messenger, il prof. B. mi dettò, con linguaggio informale, tutti i dati, strani, riguardanti la foto. Erano esattamente quelli che, successivamente sono diventati oggetto dello studio che abbiamo deciso di sottoporre ad un laboratorio scientifico.
Di seguito la relazione informale del prof. Mario Bruschi.
UN ESPERIMENTO DI AUTONOMIA DELL’IO DAL SISTEMA NERVOSO REALIZZATO DA Nello MANGIAMELI
di prof. M. B.
del dipartimento di Fisica
Università “La Sapienza”
Roma
I risultati ottenuti in un esperimento di autonomia dell’Io-psyché dal sistema nervoso dimostrano che, se la foto n. 1 non è un artefatto, l’Io-psyché, il doppio, il corpo deformato in piedi (o come lo si voglia denominare) si è alzato da terra a fortissima velocità e poi si è bloccato. Detto questo, si può affermare che sicuramente non si tratta di un corpo fisico, a meno che Nello MANGIAMELI non abbia il potere del volo.
Partendo dalla premessa che la foto n. 1 non è un artefatto (non lo dico io, anche se nessuno potrebbe mai dimostrarlo), ci sono molti particolari interessanti da osservare.
- Prima domanda: cos’è stato fotografato?
Due risposte ragionevoli di uno scettico sarebbero:
- “Per qualche motivo, la macchina fotografica digitale si è incantata e ha fatto una “striscia”.
- “Invece di un singolo fotogramma di una frazione di secondo, ha ripreso tutta l’ultima parte della caduta di Nello Mangiameli.”
Le due risposte indicate non possono rappresentare la spiegazione giusta.
Indico il perché:
Nella foto 2, è possibile osservare il fatto che vi sono delle evidenti strisce, che sono direzionate verso l’alto, non verso il basso. Ne consegue che la figura si stava alzando e anche molto velocemente.
Provo a spiegare.
Osserviamo ancora la foto 2, quella più chiara che ho potuto ottenere di Nello a terra. Non è stata ritoccata, salvo nell’accentuazione del contrasto che ci permette di vedere che è a terra a quattro zampe. Cercavo invano la sua faccia, poi ho capito che era rivolta verso terra: infatti, si vedono solo i capelli.
La foto n. 3 è stata trattata per accentuare le figure. Ho dovuto ingrandirla e poi non l’ho compressa, per non perdere ulteriori informazioni.
Ancora un’altra foto, la n. 4, più nitida,
Nella copia originale, c’era un elemento che non capivo: potevano essere tre pali, dei tronchi o delle colonne rossastre. Non riuscivo a credere che, benché particolare, Nello Mangiameli si fosse lanciato tra le piante. Osservando il dettaglio della mano sinistra, ho scoperto che non si tratta né dei tre pali, né dei tronchi, né delle colonne rossastre.
Osserviamo ora attentamente sotto la mano sinistra, nella foto n. 5
La scia parte da terra e finisce nella mano di Nello!
Osserviamo ancora, la foto n. 6: possiamo vederlo meglio, è percepibile come se fosse semitrasparente, e cambia colore dal greto del ruscello alle foglie.
Approfondiamo ancora con colori alterati, per evidenziare il processo: foto n. 7
In negativo, è più chiaro. Guardando la foto nel dettaglio, è possibile comprendere che cos’è: foto n. 8;
Osserviamo ora le altre due scie: foto n. 9, 10, 11 e 12.
Com’è possibile vedere, è sicuramente la traccia della mano. Bene, ora guardate attentamente sotto le dita:
sono chiaramente evidenti altre dita.
Tutto questo si potrebbe ottenere con un tempo insufficiente di esposizione, riprendendo un oggetto in rapidissimo movimento (provate a fotografare con un decimo di secondo una Ferrari in corsa, e vedrete la scia!).
Il movimento è stato rapidissimo, poi l’Io-psyché o il doppio si è bloccato, ma, se guardate bene (e qui è l’interessante), le dita delle mani della scia
sono sotto, non sopra!
Dato che Nello stava saltando, sarebbero dovute risultare sopra!
La figura dell’Io-psyché, del doppio si sta indubbiamente alzando!
Non è una prova definitiva, ma ne siamo molto vicini!
Ora, osserviamo un’altra stranezza nella foto n. 13:
al centro della colonna, dove iniziano le foglie, c’è uno strano dettaglio.
Bene, ora osserviamolo insieme elaborato: foto n. 14 e 15
Guardate bene: che cosa vi sembra?
Una faccia?
Una maschera?
Molto probabilmente, è solo un effetto della luce: affermo questo, per mostrare che non bisogna esagerare.
È possibile osservare un altro volto nella foto n. 16. Osservate il negativo della mano sinistra di Nello:
c’è un volto sopra a sinistra!
Le dita sembrano spezzate e, di nuovo, sotto c’è la doppia immagine solo delle punte, come se la mano sinistra si fosse fermata un attimo prima della destra, che del resto è più in alto.
Voglio ancora sottolineare che il moto va dal basso verso l’alto, e non viceversa!
Come esito finale del mio studio, posso affermare che:
Se la foto non è un artefatto, l’Io-psyché, il doppio, il corpo deformato (…) in piedi si è alzato da terra a fortissima velocità e poi si è bloccato.
Sicuramente non era il corpo fisico,
a meno che Nello Mangiameli non abbia il potere del volo!
Non so come “il doppio” abbia fatto a raggiungere il range del sensibile.
In tutta la letteratura, esistono diversi esempi di foto del doppio,
ma scientificamente non si conosce il meccanismo di funzionamento.
Altre elaborazioni
N. 1
EXIF
Fotocamera digitale
Marca FUJIFILM
Modello FinePix A303
Orientamento alto sx
Risoluzione X 72
Risoluzione Y 72
Unità di risoluzione pollice
Software Digital Camera FinePix A303 Ver1.00
Data/ora 19/10/2003 15.00.33
Posizionamento YCbCr co-situato
Immagine
Descrizione dell’immagine
Artista
Copyright
Tempo di esposizione 0.5 s
Numero F f/2.8
Programma di esposizione Programma normale
Indici di velocità ISO 100
Data/ora originale 19/10/2003 15.00.33
Data/ora digitalizzazione 19/10/2003 15.00.33
Configurazione componenti Y
BPP compresso 3
Valore di velocità otturatore 1/2 s
Valore di apertura 3.100000
Valore di luminosità -2.17
Valore di deviazione dell’esposizione 0.000000
Valore massimo di apertura 3.000000
Modalità di misurazione Modello
Fonte di luce Sconosciuto
Flash Flash azionato [on]
Lunghezza focale 5.7 mm
Commento utente
Gamma colori sRVB
Dimensione X pixel 480
Dimensione Y pixel 640
Ris. X piano focale 1213.000000
Ris. Y piano focale 1213.000000
Metodo di rilevamento Sensore area colore ad un chip
Tipo di scena Immagine fotografata
Risultato personalizzato Processo normale
Modalità di esposizione Autoesposizione
Bilanciamento bianco Bilanciamento bianco automatico
Tipo di ripresa scena Standard
Nitidezza Normale
Gamma della distanza del soggetto Sconosciuto
Varie
Versione Exif 2.2
Nota del produttore (46,55,4a,49,46,49,4c,4d,0c,00,00,00,14,00,00,00,07,00,04,00,00,00,30,31,33,30,00,10,02,00,08,00,00,00,02,01,00,00,01,10,03,00,01,00,00,00,03,00,00,00,02,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,03,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,10,10,03,00,01,00,00,00,01,00,00,00,11,10,0a,00,01,00,00,00,0a,01,00,00,20,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,21,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,22,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,23,10,03,00,02,00,00,00,40,01,f0,00,30,10,03,00,01,00,00,00,01,00,00,00,31,10,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,32,10,03,00,01,00,00,00,01,00,00,00,00,11,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,01,11,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,00,12,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,00,13,03,00,01,00,00,00,01,00,00,00,01,13,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,02,13,03,00,01,00,00,00,00,00,00,00,00,00,00,00,4e,4f,52,4d,41,4c,20,00,00,00,00,00,0a,00,00,00)
Versione FlashPix (30,31,30,30)
Origine del file DSC
Note Fujifilm
Qualità NORMAL
Nitidezza Normale
Bilanciamento bianco Automatica
Colore Normale
Modalità flash On
Potenza flash 0
Macro Off
Modalità fuoco Auto focus
Sincronizzazione lenta On
Modalità foto Automatica
Esposizione a forcella Off
Avviso sfocatura Avviso sfocatura
Avviso fuoco Auto focus buono
Avviso autoesposizione Autoesposizione buona
N. 2
MACCHINA FOTOGRAFICA DIGITALE:
Marca Fujifilm
Modello FinePix – Digital Camera A303 – 3.2 Mega Pixels
IMPOSTAZIONI DELLA MACCHINA:
Qualità 0,3 M (640×480 – formato da e-mail o sito web)
Opzione Auto (modalità automatica)
CONDIZIONI IN CUI E’ STATO EFFETTUATO LO SCATTO
Data 19-10-2003
Tempo cielo coperto da nubi ma con luce buona
Luogo in un canyon tra Blera e Barbarano Romano (VT)
Distanza max 7 mt dal soggetto, rispetto allo stesso,
l’inquadratura è stata realizzata da un piano rialzato di 1,5 mt max
Altezza operatrice 1,70
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