– Introduzione alla causalità –
In generale, la causalità è un nesso determinato dall’Io-psyché (utilizzando la convenzione spazio-tempo, direzione passato-presente-futuro), che posiziona tra due o più eventi esistenti. Un fenomeno che segue, temporalmente, ad un altro fenomeno e,
in conseguenza di tale nesso,
stabilisce che uno sia inequivocabilmente
ciò che causa l’altro, gli altri.
Molti io-psyché cercano la verifica empirica di tale nesso.
L’Io-psyché, di fatto, stabilisce che esiste una relazione tra due o più fenomeni, ritenendo che
se non ci fosse il primo fenomeno, non potrebbe esserci l’esistenza del secondo fenomeno/i, che, appunto, denomina, effetto del primo.
Le cose sembrano abbastanza semplici sul piano sensibile: in base a convenzioni elaborate dall’Io-psyché si possono misurare matematicamente le grandezze visibili, osservabili.
Per la scienza, per il fisico-matematico, la questione si complica quando deve studiare grandezze non visibili, ad esempio, la bellezza, non avendo ancora inventato un bellometro, semplicemente non può misurarlo. Allo stesso modo, non può misurare la bruttezza, non avendo ancora inventato un bruttometro; Voglio comunicare che molte grandezze, non visibili da strumenti, ad esempio molte di quelle psichiche, non sono, di fatto, misurabili dallo scienziato, se non come legittima interpretazione soggettiva, personale.
Considerano la dimensione sensibile, l’Io-psyché che agisce nel modo indicato, non poteva che cadere nel cosiddetto
determinismo,
ossia nella
concezione per cui gli sembra che nulla avvenga per caso,
ma sempre in conseguenza di leggi di causa-effetto, in cui, a sua volta, l’effetto può divenire la causa di un altro fenomeno conseguente:
- Io prendo una penna (causa), la lancio con precisione nell’occhio del mio amico (effetto);
- l’occhio con penna conficcata del mio amico (causa che prima era effetto) ha come effetto di dover recarsi in ospedale,
si tratta della
rete inestricabile delle
cause-effetto effetto-cause.
In questo quadro e con questi riferimenti, l’Io-psyché può
ipotizzare che non esiste il caso.
Basandosi su grandezze solo sensibili taluni Io-psyché non potevano che cadere nel
meccanicismo,
ossia nel ritenere che esistano, in qualche modo, soltanto diversi tipi di materia e che questi, se assemblati insieme, possano produrre un comportamento meccanico, ossia, sempre evidenza di cause che lo determinano. Tale modo di procedere è utilizzato da ciò che denominiamo:
il riduzionismo.
Da qui sono arrivati al concetto che
l’Universo non si è fatto da solo,
ma che ci deve essere qualcuno o qualcosa che lo abbia creato (causa).
A cui risponde Bertrand Russel dicendo ai creazionisti:
se tutto ha una causa anche Dio deve averla,
riaprendo la querelle
(concetto della causa prima).
Si sono infilati in un
abisso proiettivo senza fine
(anche se ciò non significa che tale determinismo riduzionista non abbia prodotto degli effetti, delle tecnologie, delle consapevolezze di quel tipo che tutti utilizziamo).
A questa visione, altri rispondono:
l’Universo non è un effetto,
è egli stesso la causa, ed è
sempre esistito
(così come il pensiero religioso attribuisce la stessa caratteristica all’ipotesi di Dio),
l’abisso proiettivo si infittisce.
Avviene però che studiando il determinismo meccanicistico, qualcuno si è reso conto che un fenomeno, un sistema, non può essere studiato soltanto tramite le sue singole componenti, messe in fila, una dopo l’altra, è come se dicessero:
un essere umano è formato da gambe, braccia, tronco, testa, internamente da fegato, cuore, polmoni, encefalo (…) e basta! Ma per poi rendersi conto che assemblando insieme tale componenti, detto essere umano inizia ad inventare scienze, filosofie, religioni-spiritualità, arte (…), ossia proprietà emergenti dall’assemblaggio di tali componenti, che presi da soli singolarmente, non evidenziano.
Se l’essere umano fosse una sequenza di componenti meccanici,
messi insieme, sarebbe
materia inerte misurata:
quindi è possibile dire che
la sommatoria delle parti che compongono l’essere umano
evidenzia una proprietà emergente che le include e le trascende.
È
l’olismo
che, ovviamente,
include trascende il determinismo meccanicistico.
Pensate se un medico estrapolasse i reni dal corpo di un essere umano e li studiasse in modo separato dal corpo intero, dall’olos, al massimo studierebbe un organo morto, di un corpo morto, e non potrebbe spiegarlo come quando funziona simultaneamente con tutti gli organi. Fuor di metafora,
tutto l’Universo è assemblato insieme
e funziona simultaneamente,
studiarne solo un pezzo non lo spiega
e non ne evidenzia le proprietà emergenti.
Per questo motivo, ufficialmente, la Sigmasofia propone di
integrare il necessario riduzionismo
(determinismo meccanicistico)
nella visione olistica,
riconoscendoli come un unicum funzionale.
Se l’Universi di cui siamo parte integrante e inscindibile (Universi-parte) per entanglement funziona simultaneamente, si inizierà ad intuire che è una
causa transfinita in azione,
i cui effetti sono la manifestazione sensibile, noi stessi, le specie, gli enti e così via.
Le leggi di causa-effetto prodotte e verificate valgono probabilmente per il passato, ma non per il futuro, perché via via che procederemo con la sperimentazione si scopriranno altre funzionalità innate di cui ancora non siamo consapevoli che ci faranno interpretare noi stessi, l’Universo, in maniera differente:
pensate alla rivoluzione che la fisica quantistica
ha determinato nella fisica
(sconcertando molti)
e inizieremo a comprendere.
Il problema serio è questo: a livello innato, l’essere umano funziona secondo leggi naturali universali, ma nell’azione quotidiana si basa su atti, esperienze, singoli, localistici, è questo quello che dobbiamo tendere a colmare.
Intere regioni interiori-esterne del cosmo, di noi stessi,
devono ancora essere consapevolizzate,
per questo motivo, necessariamente,
lo schema del determinismo
(spesso, proiettivamente sicuro di se stesso)
è stato fatto diventare (da studiosi più attenti),
probabilismo
(meccanica quantistica),
evidenziando così che
molto dell’esistente interiore-esterno,
è indeterminato
(in Sigmasofia, diciamo, ancora non consapevolizzato).
Qui è possibile affermare che praticamente
nessuno parla con cognizione di causa
quando si avventura nell’indagine dell’Universo-interiore-esterno (un campo unico), forse sarebbe più preciso dire:
parla con cognizione di ipotesi probabilistiche
che secondo la convenzione futuro
presto dovrà transmutare.
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