nulla di troppo
ottima è la misura
non desiderare l’impossibile
Edizioni Poiesis
I VIAGGI DELLA CONOSCENZA ∑OPHY
VIAGGIO DELLA CONOSCENZA NELLA
TRADIZIONE CONOSCITIVA GRECA
Per
superare e sigillare,
definitivamente,
i conflitti tra
anima e animus.
Il
cifrario conoscitivo K.T.
(Knowledge Travels)
che utilizzeremo durante il
Viaggio della conoscenza
nella
Tradizione conoscitiva greca
è il seguente:
GNO.S.
GNOthi Seauton,
che potrà realizzarsi soltanto se si utilizzeranno i
tre
aforismi tradizionali originali,
da cui si evidenzia l’incitazione
conosci te stesso,
scritta nel
Tempio di Apollo a Delfi:
- nulla di troppo
- ottima è la misura
- non desiderare l’impossibile
ossia ammonimenti che si rivolgevano all’Io-psyché per invitarlo a
- essere consapevole dei propri limiti,
- conoscere quello che realmente uno è
non amplificarsi, pensando proiettivamente di essere di più di quello che si è.
IL PRIMO INSIGHT INTUITIVO
GNO.S.
GNOthis Seauton
È l’ascesi in se stessi
per risalire e
trasfigurare
l’ostacolatore più significativo.
Per poter assumere e vivere, con continuità, tale olos-direzionamento esistenziale è necessaria la
trans-mutazione di ogni identificazione-fissazione
nel solo sensorio-percettivo,
nelle sole dinamiche Io-somatiche.
Per poter farlo, ho scelto come luogo di sensibilizzazione iniziale a tale olos-direzionamento, le
Meteore
il cui termine significa
in mezzo all’aria.
Sono
enormi colonne di roccia
che emergono dal terreno e ascendono verso il cielo
(verso l’inconscio)
e formano il
bosco incantato,
pietrificato.
La loro formazione
risale a circa 60.000.000 di anni fa!
Le utilizzeremo come fecero i primi monaci che le abitarono:
per praticare
autopoiesi olosgrafiche
(meditare)
e prepararci alla
trasfigurazione.
Si procede individualmente per
raggiungere la vetta di quella più alta,
(nel registro simbolico-reale,
l’avanguardia della propria consapevolezza)
partecipando-osservando se stessi, il proprio
ostacolatore
(difesa psicosomatica)
più intenso, coinvolgente e significativo
in modo che su ognuno dei 115 gradini da salire e su ognuno dei diversi ostacoli che si incontreranno, il
ricercatore K.T. possa tentare di porlo in remissione.
È l’ascesi in se stessi per auto-conoscersi, per risalire e
trasfigurare
l’ostacolatore più significativo.
Nel registro simbolico-reale la trasfigurazione, ossia l’ampliamento della propria consapevolezza, consente di
- transmutare le propria espressione,
- l’intensità della propria irradiazione,
- i tratti del proprio aspetto.
La
pragmatica della disidentificazione-de-fissazione dal
proprio ostacolatore fondamentale
(ascesi)
può evidenziare una
maggiore luccicanza del corpo,
del viso
espressioni del processo trasfigurativo che, nella Tradizione, è conosciuto con il nome di
splendore
ovvero, la trasfigurazione delle proprie
vesti esistenziali.
Se realmente raggiunta, la trasfigurazione legittima il ricercatore K.T. a dichiarare:
la figliolanza
da se stesso,
dalle sue estensioni coscienziali non localistiche
(nella Tradizione, dal divino).
Riconosce di essere
padre-madre
di se stesso
e, simultaneamente,
figlio.
Per questo motivo, la seconda meteora che visiteremo è quella della
Trinità,
per
sigillare,
immersi nella calma innata
dovuta alla semplicità della meteora, la
trasfigurazione.
A questo punto, sono necessarie alcune in-formazioni sulle
METEORE
per olos-direzionarsi
verso la chiaroveggenza
e l’estasi
Si trovano in Tessaglia, presso Kalambaka. Sono centri della chiesa ortodossa.
Si tratta di
enormi colonne di roccia
che emergono dal terreno
e arrivano in
“mezzo all’aria”.
In circa sessanta milioni di anni della loro esistenza, hanno avuto il tempo necessario per essere
levigate dagli agenti atmosferici
rendendo speciale e suggestivo il loro aspetto.
Attualmente, ne sono attive soltanto sei denominate:
- Trasfigurazione
- Santa Trinità
- Barlaam
- San Nicola Bantova
- Santa Barbara
- Santo Stefano
In questo viaggio della conoscenza, ci occuperemo soltanto di due:
Trasfigurazione
I pilastri di roccia sono massicci ed erosi dal tempo, motivo per cui possono essere potenzialmente pericolosi. Sono stati frequentati dai
primi eremiti che li utilizzavano
per le loro pratiche meditative,
elemento che rende il posto di peculiare interesse per la Sigmasofia.
Il loro scopo era quello di
essere più vicini a
conoscere se stessi
(nella Tradizione, “a Dio).
Fondarono così i
primi luoghi di meditazione
e per studiare libri spirituali.
Il primo eremita fu Barnaba che costruì il Monastero dello Spirito Santo, a cui seguì l’eremita Andronico che edificò
l’eremo della trasfigurazione
iniziando così
lo stato monastico in mezzo all’aria.
Adronico prese il nome di Atanasio e creò un monastero
a immagine e somiglianza
del Monte Athos
e, così, insieme a quattordici monaci, scalando il
Platis Lithos
(roccia larga),
creò il
Monastero Gran Meteora
o della trasfigurazione.
Vi si può accedere a mezzo di
scale scavate nella roccia.
Secondo Atanasio, si tratta del
luogo ideale per una vita monastica
fuori dal mondo
(in mezzo all’aria),
per raggiungere
il dono della
chiaroveggenza
e di vita
spirituale estatica
per proseguire verso
Meteore
più elevate.
Stabilì le regole di condotta monastica, raccogliendole in un documento, al fine di regolare la vita quotidiana. Nacque così un altro orientamento di interesse per la Sigmasofia, il
Cenobitismo,
dal latino coenobium che significa comune e bios che significa vita,
vita comune
stabilendo che,
all’eremitismo, voleva integrare
momenti di vita quotidiana comunitaria.
Il significato-significante della trasfigurazione si basa
sul cambio di aspetto, in quanto si crea
lo splendore
della persona, anche attraverso l’utilizzo e la cura delle vesti.
Splendore significa simbolicamente:
aver raggiunto lo stato di trascendenza
per essere rapito dal cielo,
senza morte.
L’autopoiesi olosgrafica della Trasfigurazione si articola nel modo seguente:
- Posizionarsi alla base della Meteora
- Praticare l’autopoiesi olosgrafica dell’Intuitive e del syncronicity insight
- Evocare e visualizzare l’ostacolatore considerato più intenso e significativo.
- Dando continuità alla visualizzazione e alla concentrazione su di esso, iniziare l’ascesi della Meteora, dell’ostacolatore per trasfigurarlo (transmutarlo).
- Ogniqualvolta, durante la progressione si riconoscono associazioni libere con altre memorie, si evidenzino insight intuitivi, ci si ferma e si praticano almeno tre respirazioni autopoietiche e si immerge l’associazione, l’insight (…), nel vortice stretto-largo-testa, ripetuto per nove volte (del saluto alle forze intuitive) e si porta l’energia presa sulla sutura, sul secondo focus di visualizzazione, poi sul terzo per poi leggere il responso sulla postura a libro.
- Proseguire fino all’insight successivo momento in cui si ripete quanto ai precedenti punti.
- Proseguire fino alla sedia in legno sotto la finestra del naos del Tempio, sedersi nella postura giovannita e si sigilla la trasfigurazione appena praticata.
Monastero della Santissima Trinità
La roccia su cui sorge il
monastero della Santissima Trinità
è la Meteora
più grandiosa, imponente e spettacolare:
un
panorama magnifico è visibile dalle terrazze del Monastero.
È situato su un blocco roccioso alto 400 metri, ai suoi piedi si trova l’alveo del fiume Peneo. Per raggiungerlo, furono scavati nella roccia 140 gradini e, seguendo il sentiero, si arriva al monastero.
All’ingresso, si trova una piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista,
scavata nella roccia,
simbolo di
penetrazione della materia,
quindi di conoscenza di elementi
formanti se stessi.
Per sigillare la penetrazione della materia conseguita (in qualche misura) durante la trasfigurazione, procedere con la seconda autopoiesi olosgrafica, denominata,
L’esplorazione del soma
(della materia)
- Praticare l’autopoiesi olosgrafica del rilassamento autopoietico
- Terminato il rilassamento, proseguire con l’espansione dell’inconscio, visualizzando le mani rivolte verso il plesso da cui progressivamente le allontaniamo (come nell’autopoiesi esterna in cui le mani si aprono fino alla soglia del conosciuto cosiddetto esterno) fino alla soglia del conosciuto, a contatto con l’inconscio autopoietico.
- Ogni qualvolta si produca una visualizzazione, un insight intuitivo, la si sigilla visualizzando il mantra
Agathoi iatroi Gnos
Riprendiamo.
Si tratta del
primo insight intuitivo Gno.S.
utile per orientarsi verso il
continuo presente
evidenziato dal
secondo insight intuitivo Gno.S. di questo viaggio nella Tradizione conoscitiva greca
IL SECONDO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.
(GNOthi Seauton)
– è di colore giallognolo come il sole
è la casa-
Ci direzioniamo, verso
Parnassa
(Parnaso)
che significa
casa, dimora, oikos
noi stessi
specificamente nell’
Antro Coricio
del
Monte Parnaso.
È una montagna situata nel centro della Grecia, al di sopra della città di Delfi:
è un monte consacrato
al culto del Dio Apollo e delle Muse.
Apollo, il dio del sole, della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell’intelletto e della profezia,
è capace di svelare,
tramite Pizia,
il futuro.
Le
nove Muse
sono divinità della danza, del canto e della musica,
elaborano musica e versi
sull’origine del mondo.
I loro nomi e funzioni sono:
- Clio, colei che rende celebre
- Euterpe, colei che rallegra
- Talia,colei che è festiva
- Melpomene, colei che canta
- Tersicore, colei che si diletta nella danza
- Erato, colei che provoca desiderio
- Polimnia, colei che ha molti inni
- Urania, colei che è celeste
- Calliope, colei che ha una bella voce.
Sul Parnaso è situata la
fonte Castalia,
sacra alle Muse,
a cui Apollo attribuì la
virtù di far divenire
poeti
quelli che la bevono.
Si trova a metà cammino, tra i confini del complesso della Marmaria e il santuario stesso. Prima di entrare nel
recinto sacro di Delfi,
il ricercatore si purifica, lavando i capelli a questa fonte
e diventa
poeta,
condizione da cui
può chiedere il consulto.
Parnaso deriva da parnassa che significa casa, dimora, motivo per cui
raggiungere la
vetta del Parnaso
(individuata coscienzialmente nell’Antro Coricio,
quindi non il punto più alto del monte)
significa
unirsi alla propria casa,
al proprio Oikos,
a se stessi.
L’Antro Coricio è il
luogo coscienziale
(e fisico)
in cui vivere la
Sigizia.
Si trova sopra a Delfi, è chiamato in tal modo in
onore della ninfa Coricia.
Si tratta di una grotta alta oltre 50 metri, formatasi nel quaternario per effetto di acque sotterranee. È situata appunto sul monte Parnaso, da cui nasce
la fonte Castalia
che veniva utilizzata nel vicino
Tempio di Delfi,
per rituali di purificazione, di abluzione, funzionali ad ottenere
l’oracolo,
il vaticinio della Pizia.
All’interno dell’Antro Coricio si
venerava il Dio Pan,
ossia il
Tutto.
Pan, figlio di Ermes e Penelope, aveva l’aspetto di un
satiro,
ossia la morfologia, l’espressione che dovrebbe assumere il volto dopo questo secondo insight intuitivo Gno.S.
Pan significa anche
colui che fa prosperare,
colui che porta luce.
Per questi motivi,
non voleva essere disturbato
e ogni volta che ciò accadeva emetteva
urli terrificanti,
innescando così il
Timor
(o terror)
Panico
ossia
una forma di paura,
il terrore appunto,
che non si poteva controllare.
L’urlo di Pan e i rituali svolti hanno
modulato le stalattiti
che evidenziano in
molteplici forme antropomorfe,
in volti.
Tale componente è stata
ampliata dal Dio Tifone che abitava in quella grotta
il cui nome significa
fumo stupefacente
fare fumo
e in quello
stato esteso di coscienza
contendere
il potere a Zeus per carpirne la forza.
Secondo il mito, Tifone ci riuscì strappandogli i tendini per affidarli alla custodia di
Delfine
(metà donna metà serpente),
Motivi per cui, la grotta è utilizzata per incontrare questi
spiriti divini.
La strada antica, iniziatica, che conduceva all’Antro Coricio, parte, in direzione ovest, dallo stadio di Delfi. Formata da mille gradini tagliati nella roccia, procede a zig zag fino all’ingresso. Ancora oggi è possibile riconoscerne tratti, è poco praticata ed è lunga dieci chilometri, lungo il tragitto esistono i resti di una
statua
che indica la direzione.
Nelle profondità dell’Antro Coricio esistono due “stanze” in cui, utilizzando gli effetti del fumo stupefacente, si può vivere e dinamizzare
la trinità,
riconosciuta sulle Meteore. Si tratta della
Ierogamia,
termine composto dalle parole
Hieros e gamos
o
Sigizia
che significa
congiungersi
con se stessi
matrimonio autopoietico
(ex matrimonio sacro),
funzionale a
unire i propri opposti-complementari,
sintetizzati nei termini
congiunzioni e opposizioni
per superare e sigillare, definitivamente,
i conflitti tra
anima e animus.
genere maschile e genere femminile
e riconoscersi come
androgino uomo e androgino donna,
l’unità androginica da cui si evidenzia il genere,
e per incontrare
immagini archetipiche dell’inconscio collettivo e la Sigizia.
Il rituale, rivisto secondo le esigenze Sigmasofiche, prevede che
Tifone
dal fumo stupefacente,
(conseguente al contatto del fuoco con l’atmosfera del luogo):
la trance estatica è sempre preceduta da
folate di brividi.
- Durante la trance dance declamare, cantare la
canzone autopoietica Oikos:
Espressioni di vita locale e non locale
interconnessioni atomiche e coscienziali
tutto é parte dell’Oikos che siamo
ogni azione che viene rivolta ad Oikos di fatto la si rivolge verso se stessi
non riconosco mondo umano contrapposto a un mondo non umano
la natura complessiva è umana e l’umanità è natura complessiva
la vita è quello che è va vissuta, penetrata, esplorata, senza intelletto
con empatonica visceralità
Universi-parte entanglement relazione del tutto è legato
nell’Oikos transfinito non esiste relazione ma funzionalità complessiva
Oikos consapevole di se stesso
è rete di relazioni intrinseche trasformate in forme ecologiche di nuova consapevolezza
autopoietiche autorealizzazioni autopoietiche tecnologie
che non stabiliscono valori prima del vissuto
che non stabiliscono bioetiche prima del vissuto
remissione di ideologie acquisite
remissione di fissazione su poteri riflessi
qualità di vita autopoieticamente nascente
di ecologia autopoieticamente sostenibile.
- Terminata la danza con declamazione, raggiungere la prima stanza di sinistra in alto, posizionarsi sotto la roccia che vive e cacciare
il proprio urlo potentissimo, prima liberatorio, auto-creato e potentissimo
articolando con potenza
GNO.S.
- Poi recarsi nella seconda stanza e posizionarsi seduti al terreno in auto-contemplazione della reintegrazione, della sigizia
IL TERZO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.
(GNOthi Seauton)
DELFI
ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ
Conosci te stesso
Dopo l’Antro Coricio, siamo pronti per
il terzo insight intuitivo Gno.S.
Delfi è un Santuario panellenico, apollineo, ossia
proprio di Apollo,
indicante la
bellezza
e ci richiama alla
Via solare della conoscenza,
ma anche
alla poesia, al fare.
Ha il compito di
ispirare,
suscitando l’estro.
L’Apollineo è l’opposto complementare del Dionisiaco, ossia di ciò che è proprio di Dioniso:
l’ebbrezza
(v. feste dionisiache),
è lo stato di esaltazione
anche spirituale,
fisico-orgiastica.
Delfi ci farà riconoscere indirettamente il dionisiaco.
All’entrata del Tempio di Apollo, c’è la scritta
ΓΝΩΘΙ ΣΕΑΥΤΟΝ
Conosci te stesso,
La struttura semplice del Tempio è composta da:
- Pronaos
- Naos
- Opisthodomos.
- Nel pronaos, si raccolgono le massime dei
sette sapienti
(Talete, Solone, Periandro, Cleobulo, Chilone, Biante, Pittaco)
creatori delle massime sapienziali che si caratterizzano
per la loro lapidaria laconicitàː
il frutto più pregiato delle riflessioni dei savi.
- Il Naos è l’altare (di Poseidone),
il luogo dove
Pizia
pronunciava gli
Oracoli
(entrando nello stato estatico, Pizia rappresentava il saggio che,
ispirato dagli Dei,
creava predizioni sul futuro e
assumeva le sembianze del Dio).
Delfi ha la reputazione di
dispensare oracoli,
davanti alla statua di Apollo
bruciava il
fuoco perenne
e sul pavimento vi era una crepa da cui si sviluppavano
vapori con effetti psicotropi,
capaci di indurre la
trance estatica.
Sopra la buca era posizionato il
tripos
tripode
tre piedi
(recipiente a tre piedi posto sul fuoco perenne per scaldare acqua).
Veniva usato da Pizia per i
responsi oracolari.
Le sostanze nell’acqua riscaldata
emettevano fumi che inducevano
forme di delirio,
durante il quale venivano
espresse parole confuse che venivano
poi interpretate.
- L’Opisthodomos
è lo
spazio dietro il Naos
dove veniva custodito il materiale utile al rito e ai sacrifici e le offerte consacrate agli Dei e
creava simmetria armonia con il
pronaos.
L’oracolo
omphalós
ὀμφαλός
il centro,
l’ombelico
dell’intero mondo
la cui consultazione avveniva il 7 del mese di marzo.
I sacerdoti di Apollo erano due, duravano in carica per tutta la vita e, unitamente agli hosioi, erano i garanti del culto e del rispetto del rituale.
La figura più importante era
Pizia la profetessa,
scelta tra le donne di Delfi, anch’essa nominata a vita.
La consultazione
Secondo la tradizione orale
- Alla presenza di Pizia, si bruciavano farina d’orzo e foglie di alloro sul fuoco perenne
- la Pizia si recava nell’adyton (posto sotto il Tempio), centro del mondo.
- Su un coperchio poggiato sul tripode posizionava l’alloro; con i vapori psicotropi (fuoriuscenti dalla fenditura nel terreno), raggiungeva lo stato estatico di coscienza e pronunciava l’”oracolo”.
Durante la visita al Tempio di Apollo, ci fermeremo a lungo sull’ingresso dove, praticando una specifica autopoiesi olosgrafica, ci avvicineremo alla scoperta del terzo insight intuitivo, dal nome
Gno.S,
conosci te stesso,
per entrare
in modo autopoietico (auto-creato) nella
consapevolezza di Socrate,
ovvero del
Sapere
di
non sapere.
La consapevolezza, maturata (forse) durante i primi due insights intuitivi, trova ampio riscontro nella concezione filosofica di Socrate che è di interesse per la
Via di Conoscenza Sigmasofia:
infatti, come lui, perseguiamo
la libertà di pensiero e d’investigazione
dell’ethos esistenziale.
Meritevole di considerazione è il già citato
sapere di non sapere.
Riconoscendo
l’esistenza di un Universo interiore-esterno
transfinito,
(di cui non si individuano i confini),
la Sigmasofia riconosce lo stesso orientamento nella
consapevolezza di non disporre
della conoscenza definitiva.
Possiamo, così, iniziare ad affermare
nulla di troppo,
ottima la misura
(ossia la meditazione).
Si tratta di una delle motivazioni fondamentali che
spinge verso la ricerca
di una conoscenza maggiore.
Sia Socrate sia la Via di conoscenza Sigmasofia evidenziano rispettivamente la sete di
- verità, sapere
- auto-determinazione assoluta a vivere esperienze penetrate,
consapevoli che, essendo l’Universi transfinito, emerge
l’incompletismo
Socratico e Sigmasofico.
Ed è proprio questa la caratteristica
della conoscenza più estesa,
del sapere di non sapere.
Possiamo
non desiderare l’impossibile.
L’incompletismo Sigmasofico è pulsione a conoscere
e segna il confine dinamico
tra ciò che si conosce e ciò che non si conosce.
Non è un falso sapere,
ma una consapevolezza momentanea
di passaggio
che troverà
successivamente
altre evidenze.
Al momento in cui si
vive l’incompletismo, conseguente al riconoscimento della
transfinitezza dell’interiore-esterno, si
“entra”
nell’aporia Sigmasofica
(di sapore Socratico),
ossia nell’impossibilità di dare una
risposta vissuta, definitiva, alla conoscenza,
poiché ci si trova di fronte a due soluzioni:
consapevoli di conoscere
e simultaneamente
consapevoli di non conoscere (…).
Siamo pronti per l’assioma Sigmasofico:
transfinito, mai finito
è l’Universi interiore-esterno;
dello stesso tipo è il conoscere,
è il sapere di non sapere.
È la bellezza innata di
non poter elaborare la consapevolezza definitiva,
pur disponendo di conoscenze scientifico, filosofiche (…),
momentanee e funzionanti
(il segreto svelato della Sigmasofia).
Non si tratta di insolubilità ma di
solubilità auto-trascendente.
Ogni presunta conclusione definitiva
è aporia Sigmasofica
e, se non si assume
l’esperienza penetrata continua,
si può “cadere” nell’
antinomia
ossia, nel paradosso che,
la consapevolezza momentanea è
spiegabile e giustificabile
e, nello stesso tempo, è certo che sarà superata e trascesa da altre,
spiegabili e giustificabili.
Socrate afferma l’esistenza di un
daimon
(guida divina),
che lo assiste in ogni scelta e decisione.
La Via di conoscenza Sigmasofia è consapevole della
capacità dell’Io-psyché di
poter creare e applicare
insights intuitivi e sincronici
su ogni esperienza penetrata,
ispirato dalla propria consapevolezza
(sapendo che è incompleta)
per transmutarla, continuamente.
Il processo della
transmutazione autopoietica (auto-creata)
è il
genius loci tutelare
Sigmasofico,
di cui ci si avvale per
auto-stimolare, per dinamizzare la ragione
e vivere scelte conoscitive, esistenziali, più estese.
Durante il viaggio della conoscenza nella Tradizione Greca, potremo assumere di affermare:
posso creare
insights intuitivi e sincronici
da applicare alle
esperienze penetrate che mi
auto-autorizzerò a vivere.
Sto evidenziando lo stato di consapevolezza da creare a
Delfi,
attraverso cui auto-legittimare il
nulla di troppo;
ottima è la misura;
non desiderare l’impossibile;
ossia,
l’accezione originaria del
Conosci te stesso.
Per poter viverla, si può utilizzare soltanto
la maieutica, l’ars ostetricia, quella della levatrice,
il cui compito è quello di
creare l’humus Io-somatico in modo che
l’Io-psyché del ricercatore possa
tirare fuori da se stesso
i contenuti della propria interiorità,
per conoscerne limiti e possibilità.
L’ars ostetricia è praticata dall’Io-psyché e fa auto-partorire e consapevolizzare da se stesso l’innato che veicola, distinguendolo dall’acquisito sovrapposto e non simmetrico.
La saggezza dell’Io-psyché coincide, esattamente,
con le prese di consapevolezze vissute
del vero, innato-acquisito.
Socrate non ha lasciato alcuno scritto. Per sua scelta, fece
uso della sola parola,
che utilizzava in modo dialogico.
Nella Maieutica sigmasofica,
si utilizza l’esperienza penetrata
vissuta al di fuori del linguaggio verbale,
per poi recuperarlo dopo il vissuto,
processo che ha consentito lo
sviluppo della consapevolezza vissuta
rispetto a quella astratta e razionale socratica e che, in qualche misura, troveremo a Delfi.
Oggi sappiamo che l’Io-psychè è di fondamentale importanza: ho incluso in esso il
concetto di anima.
Socrate propone la trascendenza della
visione orfica e pitagorica, per cui
l’anima
è sostanzialmente
un demone di origine divina,
mentre Socrate inizia ad abbinarla al
concetto di Io-psyché e alla conoscenza dell’interiorità.
Questo orientamento fu travisato e, per questo motivo, fu accusato di essere un
sofista
che attaccava l’ordine dell’epoca,
motivo per cui fu
condannato a morte.
L’Autopoiesi Olosgrafica:
IL VATICINIO DELLA SIGIZIA
Finalità:
Proiettarsi su un contenuto, un problema e Risalirlo o ascoltare una persona, mettersi in sintonia e percepire meglio con un tipo di musica che porta in una diversa dimensione temporale per percepire una persona, un animale, un oggetto, un luogo. L’Autopoiesi del vaticinio della Sigizia ha la stessa origine di quella del cono. Esistono diverse posizioni per partecipare-osservare e, come vedremo, per praticare i codici di Concentrazione-transmutazione autopoietica: dalla posizione seduta, con la schiena eretta, alla posizione sdraiata, seduti a terra, e così via. È possibile realizzare tale Autopoiesi, applicando qualcosa alle orecchie per attutire i rumori.
- Seduti, disegnare mentalmente lo scudo della Sigmasofia, visualizzare gli 8 +1 punti dello scudo (le otto diramazioni e il centro) come se fossero dei punti luminosi, delle candele accese.
- Unire le mani a preghiera, posizionare le braccia davanti e sensibilizzare i medi, unendoli ai pollici e medi. Procedere in modo lentissimo.
- Poi, lentamente, sollevare il medio destro fino a toccare il centro della fronte per stimolare, contemporaneamente, portare medio dell’altra mano a contatto con la fontanella e stimolare; visualizzare una radiazione che dal centro fronte si direziona verso il centro testa;
- visualizzare una radiazione che dalla fontanella in verticale si direziona verso il centro testa;
- il punto di confluenza e d’incontro è esattamente sopra al palato; toccare e stimolare da sotto quel punto, portando la punta della lingua a premere sulla parte alta del palato. Visualizzare a lungo sul punto d’incontro
- Chiudere gli occhi e percepire 8 +1 punti bioluminescenti, a lungo, interiormente.
- Partendo dall’alto, unire le mani a preghiera, disegnando l’8, per tre volte.
- Aprire la porta spingendo i palmi delle mani in avanti e tornare al plesso. Ripetere tre volte, sempre lentamente.
- Alla terza volta, non unire le mani e avvicinarsi con i medi verso il centro, formare un raggio di calore con la bios-luminescenza centrale e convogliarlo sul plesso.
- Fare 9 respirazioni autopoietiche, sentendo il calore al plesso.
- Evocare il caso, la questione su cui agire il vaticinio della Sigizia e concentrarsi su di essa.
- Praticare respirazioni autopoietiche 9 volte, portando l’attenzione sul primo focus, visualizzando lì le 8+1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagine.
- Poi, fare nove respirazioni autopoietiche sul secondo focus, visualizzando li le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
- Ripetere le nove respirazioni autopoietiche sul terzo focus, visualizzando le le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
- Ripetere le nove respirazioni autopoietiche sul tre +1 focus che li include tutti e tre, visualizzando le 8+ 1 bios-luminescenze e visualizzare le risposte in immagini.
- Portare le mani sovrapposte sul plesso.
- Concentrarsi sempre sul caso che si sta trattando, cercando di trattenere l’immagine il più a lungo possibile, lì al centro delle 8+1 bios-luminescenze.
- Quindi, ad occhi chiusi, alzare e abbassare la testa, dalla bios-luminescenza in basso a quella in alto tre volte; poi da quella a destra a quella a sinistra tre volte; creare una croce sull’immagine stessa e all’interno delle 8+1 bios-luminescenze.
- Visualizzare nel primo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche, e osservare visualizzare le immagini di risposta
- Visualizzare nel secondo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
- Visualizzare nel terzo riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
- Visualizzare nel quarto riquadro, fare nove respirazioni autopoietiche e osservare le immagini di risposta
- Mentalmente, chiudere a quadrato le estremità della croce e visualizzare i quattro triangoli che si formano.
- Rievocare il tema su cui si sta lavorando e ci si sta proiettando.
- Zoomare sui quattro triangoli simultaneamente e, aiutandosi con la respirazione autopoietica, continuare a visualizzare.
- Appena visualizzato il vaticinio intuitivo ottenuto, scaricare.
IL QUARTO INSIGHT INTUITIVO GNO.S.
ATENE e PITAGORA
Include in un unico processo
l’unità e la molteplicità
Esplorando Atene, rifletteremo e commenteremo insieme gli insegnamenti di
Pitagora
Secondo cui il
motto di Delfi
era così decodificato:
Conosci te stesso
ed abbi la consapevolezza
di essere inferiore a Zeus.
Ammoniva i suoi studenti a
riconoscere i propri limiti:
conosci chi sei
e non presumere di essere più di Zeus,
questa è la saggezza.
Era convinto dell’
origine divina dell’anima,
anche denominata
daimon,
l’intermediario tra l’essere umano e il divino.
Per questo motivo, per conoscere adeguatamente noi stessi, dobbiamo
guardare il divino che è in noi,
dobbiamo guardare al
daimon.
La
conoscenza del daimon
partiva dalla conoscenza di sé
che spesso si otteneva attraverso pratiche meditative
che seguivano il criterio secondo cui
ogni oggetto è innatamente quello che è
e l’intelligenza che ci permette di riconoscerlo
deriva da questa scaturigine,
tutto ciò fa parte della
sapienza in noi stessi.
Siamo parte integrante,
entangled,
con l’innato,
luogo in cui le
leggi che edificano l’Io-somatico
restano immutate
e possiamo utilizzarle
per percepire e riconoscere gli enti esistenti.
Secondo la visione di Pitagora, il
daimon
transmigra,
ossia
vive la
metempsicosi
motivo per cui va
liberato dalla prigionia del soma,
operazione possibile attraverso la
purificazione
e severe regole ascetiche.
Si riconosce la scaturigine innata delle cose, perché queste
sono misurabili e quantificabili,
quindi,
le cose esistenti
sono numeri.
Elaborò così l’idea che il
10
fosse il numero perfetto
che contiene tutti gli altri numeri.
È la
Tetraktys
conosciuta come
numero quaternario,
nel senso che la
somma teosofica dei primi quattro numeri
1+2+3+4
è dieci
10
che, teosoficamente, si decodifica come
1+0= 1.
Dopo la
nascita realizzata al nono mese,
si ha
l’uno, il figlio,
l’azione.
Se si pongono in sequenza i primi quattro numeri, si forma il triangolo
Padre+madre=figlio.
È la figura che rappresenta anche la
piramide,
ossia, il processo che, partendo da
una base quadrata, il quattro,
che significa
il massimo della materia e il minimo di aria (energia),
si stringe fino alla punta, su cui si individua il
massimo di aria (energia) e il minimo di materia.
I pitagorici come
movimento esoterico
ancora oggi
giurano sulla
Tetraktys
(che è anche il nome della loro scuola).
Il sistema decimale, che ancora oggi utilizziamo, è nato in questo modo: famosa è la
tavola pitagorica,
che permette (attraverso la cosiddetta moltiplicazione della conoscenza) di creare uno strumento matematico fondamentale, e applicando la decodifica teosofica o esoterica, forma
i significati-significanti coscienziali
(come ho iniziato a illustrare sopra).
- Nei quattro punti, si individuano i quattro elementi: aria, terra, acqua, fuoco (manifestazione sensibile).
- Nei tre punti, il padre-madre-figlio (evidenziazioni della manifestazione sensibile)
- Nei due punti, gli opposti-complementari, il dualismo, la bipolarità, l’enantiodromia.
- Nel punto, l’Unità fondamentale l’Universi.
Con questo simbolo, si
include in un unico processo
l’unità e la molteplicità,
la materia che evidenzia le specie viventi
il 10,
l’1+0
è quindi
l’Universi.
Da questa simbologia,
Fibonacci ebbe l’intuizione per formare la sua famosa sequenza.
Nella Tetraktys, ogni numero racchiude, veicola un principio attivo innato
Il segreto è che lo 0 del numero 10 è
l’infinito,
la Tetraktys appunto.
Anche il linguaggio verbale nasce dalla Tetraktys!
Intanto, indicava la
prima legge dei numeri
nella loro
contrapposizione tra numeri pari e numeri dispari,
attribuendo al
- pari, l’imperfezione
e al
- dispari, la perfezione
(il bene e il male).
Tali
opposti vanno conciliati con un
principio di armonia che
Pitagora
individua nella musica.
La misteriosofia studiata in quel periodo si suddivideva in tre fasi:
- discesa
- ricerca
- ascesa (la riunione con la madre, con la divinità).
L’ascesa simboleggia
sempre la via verso l’eternità
che poteva essere riconosciuta attraverso
visioni dell’aldilà,
che, molto probabilmente, si raggiungevano attraverso
il pieno uso di sostanze psichedeliche.
Essere
iniziati ai misteri
significava partecipare al rito, per divenire
mustikos
ossia
connesso con i misteri,
per
elevare l’essere umano al divino,
per renderlo un dio,
per raggiungere l’immortalità
e conoscere il potente segreto riservato soltanto agli iniziati:
saper raccogliere
una spiga di grano
in silenzio.
In conclusione:
I misteri venivano vissuti attraverso
l’uso rituale del
ciceone,
una potente
pozione psichedelica
o, per meglio dire,
enteogena,
che consente di raggiungere
profonde conoscenze
spirituali.
Percorrendo le vie di Atene, prepareremo con queste riflessioni la creazione del quarto insight intuitivo integrando e trascendendo Atene, Pitagora e la Tetraktis.
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