l’apoptosi,
un principio attivo innato del vivente.
Dal greco apoptosis che significa caduta, in particolare la caduta dei petali dei fiori: apo significa da e ptosis significa caduta
da caduta.
Per in-formazioni innate,
la cellula dell’essere umano evidenzia
la propria remissione
da “caduta”, in modo programmato, naturale (e non da morte come molti interpretano).
Non riconoscendo l’apoptosi come morte, viviamo il processo “da caduta” non come tragico e che induce in taluni la paura (di morire appunto), ma lo riconosciamo come un processo innato, bios-logicamente previsto.
Un fiore riconosciuto dalla caduta dei petali
che poi si ricostituiscono.
Credo che la natura innata evidenzi l’apoptosi per due motivi:
- Il numero delle cellule deve rimanere invariato e coincidente con quello assegnato per natura.
- Se una cellula evidenzia un malfunzionamento, questo può determinare coinvolgimenti patologici delle altre cellule, quindi, se il processo da caduta di tali cellule funziona, regola i processi vitali.
Non si tratta della pulsione di morte come, erroneamente, riteneva Freud, ma di
una in-formazione di vita innata in azione
che include e trascende il punto morte.
La simmetria
tra processo cellulare e processo coscienziale
(inscindibili)
inizia a evidenziarsi.
Quello dell’apoptosi è un processo innato, complesso da partecipare-osservare, ci parla delle funzionalità di vita-autopoiesi, ossia dell’elemento attraverso cui, appunto, viviamo. L’apoptosi accade dentro di noi: forma la complessità del vivente, ci parla dell’equilibrio da mantenere tra il
“da caduta della cellula padre-madre”
e
l’auto-poiesi della cellula figlio.
Tale facoltà innata di “da caduta”, di apoptosi è antica quanto la vita-autopoiesi stessa.
Entriamo nel merito.
La vita-autopoiesi è in azione, è continuamente presente nell’Universi di cui siamo parte integrante e inscindibile. Anche l’auto-remissione delle cellule, ad esempio, è la prova di questo essere transfinitamente in vita
(…) Tutte le nostre cellule hanno in permanenza la facoltà di produrre apoptosi e lo fanno (…), la continuità di vita di ogni cellula dipende, giorno dopo giorno, anche dalla natura dei legami provvisori (evidenziati all’interno della simultaneità di funzionamento di tutte le cellule) che essa è in grado di stringere con altre cellule dell’organismo e che, soli, le permettono, per così dire, di
dosare l’avvio della propria,
“da caduta”.
A volte, manifestiamo la vita producendo la remissione di eventi da noi interpretati e vissuti come negativi, azione da molti segnalata come utile. La percepiamo come un processo Io-somatico individuale ma, essendo praticata anche dagli altri esseri umani, assume le caratteristiche di un processo collettivo, soltanto i significati abbinati sono differenti per ognuno. Per così dire,
formiamo e siamo un unico corpo di cellule
che sembra agire come se fosse una
società cellulare:
infatti, a livello microstrutturale
siamo un unico corpo, in stato di entanglement funzionante simultaneamente,
mentre nell’azione quotidiana siamo esseri di relazione che sembrano essere molteplici e in interazione l’uno con l’altro, come le cellule.
Da questa autonomia e fusionalità, si evidenzia l’esistere. Spiego. Il “da caduta” di un gran numero di cellule ha un ruolo fondamentale nella
perenne
ricostruzione e riconfigurazione
dell’Io-soma (…).
Fin dai primi giorni dopo il concepimento, l’apoptosi partecipa alle continue metamorfosi della nostra
antropomorfologia in divenire.
Il “da caduta” scolpisce la forma interiore ed esterna.
L’apoptosi fa sparire gli abbozzi degli organi cellulari del sesso opposto,
inizialmente con-presenti
(androginia).
Negli abbozzi del cervello e del sistema immunitario, l’apoptosi è parte integrante della loro auto-organizzazione,
in tutti i casi il suo punto di arrivo
non è la scultura di antropomorfologia,
bensì dell’individuazione, dell’autonomia fusionale autopoietica complessiva.
L’Io-soma è come un fiume che si rinnova di continuo (…).
Noi siamo, in ogni momento, autopoiesi, auto-rigenerazione in azione.
(…) questa apoptosi innata svolge un ruolo essenziale, determina plasticità e complessità, poiché consente all’organismo di plasmarsi, ricomporsi, adattarsi a un ambiente di cui si è parte inscindibile in perpetuo auto-mutamento.
(…) La continuità dipende dal permanente equilibrio fra le capacità di “da caduta”, di talune cellule e di continuità di autopoiesi di altre.
Siamo in presenza di un altro aspetto affascinante del vivente:
la capacità di alcune
cellule
(quelle staminali)
di dare origine a ciò che
denominiamo
la giovinezza e la diversità.
Queste cellule, vivendo per loro in-formazioni innate, danno vita all’apoptosi per poi auto-transmutarsi in altre forme (che non spariscono!).
La maggior parte delle malattie sono legate a
malfunzionamenti dell’apoptosi cellulare innata.
In Sigmasofia, cerchiamo di intervenire su questo processo in funzione dell’auto-rigenerazione-guarigione.
L’efficacia di questi nuovi concetti e la ricchezza delle loro implicazioni hanno favorito lo sviluppo di un linguaggio ricco di metafore antropomorfiche e impregnato di nozioni finalistiche, dove abbondano espressioni come
- remissione cellulare programmata,
- altruismo cellulare,
- (…).
L’apoptosi
non è in nessun caso
paragonabile alla morte cellulare,
al suicidio cellulare,
poiché tale interpretazione è proiettiva e induce in talune persone l’idea che la
cellula possa uccidersi
(e che la cellula lo realizzerebbe concretamente utilizzando gli esecutori di cui è dotata)
e la decisione di farlo
(che dipenderebbe dalla natura delle interazioni della cellula con la collettività cellulare simultaneità di cui è parte inscindibile):
si tratta di uno dei modi fondamentali di funzionare della vita-autopoiesi.
In molti esseri umani, i meccanismi che controllano l’apoptosi determinano, di fatto, variazioni nei confini concettuali del loro Io-psychè.
Ogni cellula, dalla più semplice alla più complessa, è un misto di in-formazioni innate eterogenee di varia origine (…). Si evidenziano in forme di fusionalità e di alterità, assumono nuove funzionalità (identità), sono come degli esecutori di in-formazioni e in qualche modo proteggono l’Io-soma, gestiscono la vita-autopoiesi e il suo contenuto l’apoptosi.
L’apoptosi è conseguenza di un altro principio attivo fondamentale, quello
dell’auto-organizzazione che caratterizza la vita-autopoiesi.
Auto-costruirsi, riprodursi con continuità di fatto si manifesta con un utilizzo delle strutture molecolari che
potrebbero in ogni momento creare il punto morte
come anche evitarlo.
Tutti gli esecutori delle in-formazioni innate hanno un ruolo fondamentale nel metabolismo, nella differenziazione e nell’auto-riproduzione delle cellule.
Dopo molti anni di ricerca del
corrispettivo simultaneo coscienziale dell’apoptosi,
non ho riscontrato l’esistenza di
pulsioni di morte
(geni della morte)
ma soltanto campo coscienziale,
genetica della vita,
che include come sue applicazioni,
il punto nascita e il punto morte:
soltanto oggi taluni ricercatori (pochi) riescono a riconoscere che i meccanismi innati, molecolari
sono vita e coscienza dell’Universi continuamente in essere
che li includono e li trascendono.
È la nostra
identificazione
con la sola manifestazione della vita nel corpo
che trova significativa la morte prematura,
prodotta sempre dall’interno e, di conseguenza,
cerca di studiare processi per determinare la longevità.
Ci possiamo chiedere se
l’invecchiamento è la conseguenza dell’usura inevitabile dell’Io-soma conseguente al progressivo accumulo di errori derivante dallo stile di vita nel corso del tempo che va dalla nascita in poi che si avvale, appunto, dell’apoptosi.
Le frontiere della longevità non sono fisse, inamovibili, ma possono assumere forme di estensione, di plasticità: rispetto alla convenzione spazio-tempo, si può implementare e prolungare la giovinezza e la fecondità.
Possiamo estendere la frontiera della longevità, ponendo in remissione gli ostacolatori, i conflitti che si evidenziano da dentro l’Io-soma, trovando così allineamento simmetria fusionalità con le in-formazioni di vita innate, in modo da favorire anche la discendenza.
- Ma che cosa è il cosiddetto invecchiamento cellulare?
In generale, dalla nascita in poi, l’essere umano produce figli (fisici e coscienziali) e termina al punto morte. La capacità di creare figli, potenzialmente transfinita, non dipende dalla presunta giovinezza delle cellule che lo compongono, spiego:
via via che una cellula ne genera una nuova talvolta non divide nel modo innato le sue in-formazioni con i figli, ma ne conserva alcune per lei disfunzionali e, accumulandole, determina il suo invecchiamento, la sterilità, la morte: per questo motivo, l’indicazione che si può dare (almeno coscienzialmente) è di non trattenere nulla, di presentarsi completamente disidentificati, pronti all’apprendimento integrale della nuova esperienza.
Significa
saper applicare
l’apoptosi delle identificazioni precedenti, di provenienza,
all’azione, in modo da
non stabilire valori prima del vissuto all’esperienza,
per non correlarla a proiezioni sul punto morte mentre è in essere:
è in questo modo che le cellule padri-madri svolgono il proprio ruolo,
determinando la piena espressione dei figli.
Se riflettiamo-meditiamo con attenzione, di fatto,
ogni cellula-figlio discendendo e veicolando le in-formazioni del padre-madre
di fatto ha la loro stessa età,
il neonato nasce con la stessa età,
con le stesse in-formazioni,
ma pur evidenziandosi da tale età convenzionale
ci si aspetta che produca la stessa “durata” in vita del padre-madre
e la stessa possibilità di fecondare, come se ricominciasse.
Qui, dobbiamo renderci conto di una “magia” dell’innato:
l’apoptosi della cellula padre-madre
pur veicolando la propria età convenzionale
si evidenzia nella cellula figlio come
giovinezza!
Proseguendo, la cellula figlia genera altre cellule evidenziando la stessa “magia” (lo stesso processo innato) ed effettivamente
il figlio appena nato è, in genere, “giovine e fecondo”.
Le cellule che hanno generato producono
apoptosi funzionale alla vita di loro stesse
e del resto della comunità cellulare simultanea.
Possiamo iniziare a capire il funzionamento delle cellule e del loro corrispettivo coscienziale e agire per transmutarlo, rendendoci conto che
le cellule, le consapevolezze che invecchiano e producono il “da caduta”,
sono le stesse da cui
evidenziamo giovinezza!
non si tratta di
trattenere le cellule padre-madre,
le precedenti consapevolezze vissute,
quanto di procedere creandone altre e così via.
Questo gioco tra la vita e il suo contenuto la morte dovrà trovare la propria naturale interpretazione, vivendo che
il padre-madre-figlio cellulare
sono inscindibili e formano il processo di creazione e di coscienza in azione:
transfinitamente
(in modo mai finito)
in essere.
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