Dipinto mitopoietico Sigmasofico
denominato
Poiesis
esposto
nell’Oikos di Caporipa
per olos-direzionare l’introspezione e
l’auto-contemplazione dei ricercatori Sigmasofici.
Il
dipinto mitopoietico Sigmasofico,
denominato
Poiesis, e la sua esegesi sono la
mitopoiesi Sigmasofica.
Tale esegesi, spiegata dall’autore e, qui di seguito indicata, non può essere riconosciuta come esoterica
in quanto è intenzionalmente integralmente essoterica!
Così, come il dipinto, tale esegesi ha, su una base conoscitiva comune, la funzione di
stimolare un’ulteriore introspezione, riflessione, auto-contemplazione del ricercatore
che assumerà la definizione di
esegesi emergente,
la quale dovrà essere integrata a quella qui indicata. Il risultato di tale ∑igma (sommatoria più proprietà emergente) è la pulsione autopoietica iatrogena,
ossia lo scopo in base al quale nasce la
mitopoiesi Sigmasofica.
Questo dipinto si evidenzia dalla
consapevolezza di ∑ophy.
La pulsione autopoietica iatrogena, estrapolabile da esso, potrà essere vissuta dall’Io-psychè che assumerà di voler farlo.
POIESIS è il
campo coscienziale olistico-autopoietico
dell’Universi-parte ecologico, innato,
transfinito, che genera, evidenzia l’Io-psyché,
veicolato dall’essere umano.
Poiesis nasce direttamente dai vissuti della non località coscienziale.
In questo dipinto tutto è progettato, pensato, meditato, vissuto a lungo, nulla è a caso
e corrisponde ad alcune consapevolezze che ∑ophy ha saputo vivere e descrivere. Nel dipinto e nella sua esegesi simbolico-reale,
non sono state inserite allegorie, metafore, parabole (…),
anche se queste possono, attraverso la continua contemplazione del dipinto, essere create, successivamente alla comprensione della spiegazione essoterica elaborata da ∑ophy.
L’androginia olistico-autopoietica dell’Universi parte,
in esso rappresentata è, per così dire, il padre-madre dell’Io-psyché.
Infatti,
l’Universi-parte transfinito, partorisce, genera, evidenzia, densifica, dallo stato di
verginità ecologica innata:
quindi, crea figli, senza genitori.
L’Universi-parte è
l’androgino,
che partorisce, senza avere genitori.
Il figlio è
l’Oikos,
la naturale evoluzione e transmutazione del Tempio,
che evidenzia
l’agathoi iatroi autopoietico
(scritta, situata sulle sue colonne portanti d’ingresso).
L’Io-psyché vive e ama l’ontos, il sophos, il logos e il kraino,
insiti in se stesso, nel bios, nella vita-autopoiesi di cui esso stesso è espressione.
I simboli, se meditati, possono facilitare
l’apertura alle porte della ricerca
sui significati-significanti dell’esistenza.
La spiegazione
dell’alchimia olistico-autopoietica,
qui rappresentata, pone in remissione simbolismi complessi, in quanto è frutto dell’uso della ragione olistico-autopoietica,
trattata al rasoio di Occam,
ovvero utilizzando la risposta più semplice.
Tale ragione olistico-autopoietica pone in remissione immediata ogni forma e tipo di fede, evidenziando il principio dell’auto-maieutica,
vissuta e consapevolizzata al di fuori del linguaggio verbale.
Il vissuto diretto del trascendente, non localistico, può essere consapevolizzato e, appunto perché tale, l’Io-psyché non ha necessità di generare il grandioso meccanismo di fuga dal vissuto integrale diretto,
denominato fede.
Non si tratta di un neo-ermetismo, ma dell’evidenziazione di funzionalità innate che risiedono alla radice di ognuno. Per la prima volta, ci si rivolge alla totalità degli Io-psychè esistenti che, in realtà, sono uno solo, perché tutti scaturiscono dallo stesso campo coscienziale olistico-autopoietico. Poiesis pone in remissione il
simbolismo esoterico, presunto aristocratico,
in quanto è perfettamente riconoscibile e consapevolizzabile, indipendentemente dai significati-significanti individuali, localistici, in cui ci si identifica. Tutti possono vedere, perché hanno occhi per vedere!
La mitopoiesi Sigmasofica
è nella natura stessa delle parti-Universi, è sempre esistita ed è il
patrimonio inalienabile della coscienza.
Poiesis è la remissione di chiese, di ashram, di Templi (…) ed evidenzia l’Oikos, di cui una delle creazioni è la
Y,
raffigurata, con al centro un occhio disegnato a forma di atomo, per indicare la
coscienza della cellula
(spermatozoo, ovulo e spermatozoo+ovulo),
la coscienza dell’atomo e dell’entanglement.
Tali consapevolezze indicano, inoltre, la vita-autopoiesi naturale in azione, evidenziando significati olistico-autopoietici, che pongono in remissione la proiezione del concetto di sacro,
rappresentato sempre dall’Oikos, tenuto in mano dall’androginia.
Poiesis raffigura il processo di
progressione dell’Io-psyché verso se stesso,
verso il campo coscienziale da cui si evidenzia, per entrare nell’oro, nella non deteriorabilità, nell’innato ecologico,
in modo consapevole.
Tale continuo presente dell’oro
è sempre risieduto alla radice dell’Io-psyché e Poiesis ne è la consapevolizzazione, rappresentata dal simbolo del transfinito, evidenziato dall’androgino a poppa del vascello.
Tutto ciò si è verificato ed è potuto accadere, in conseguenza della formazione integrale vissuta a se stessi.
L’Universi-parte,
la verginità innata dell’androginia,
non sporcata da proiezioni dell’acquisito non simmetrico ad essa,
è consapevolezza della
disidentificazione dall’identificazione-fissazione nel solo acquisito sensorio-percettivo, non simmetrico alla propria scaturigine.
Si tratta del
regno innato, in cui l’Io-psyché
è sempre risieduto, senza esserne consapevole. Non si tratta di vivere felici
ma di vivere integralmente e consapevolmente ciò che, per natura innata, siamo.
L’azione bios-etica autopoietica, presentata nella mitopoiesi Sigmasofica, risiede in questo: non si tratta di
transmutare il vil metallo in oro,
quanto di consapevolizzare che l’oro, l’Universi-parte transfinito,
include qualunque parte-Universi,
da cui si può risalire a se stessi. Nella rappresentazione, l’Oikos è posizionato sulla mano sinistra dell’androgino Sigmasofico, consapevole che i suoi contenuti sono la visione olistico-autopoietica,
l’insight intuitivo e sincronico,
l’entanglement coscienziale, lo stato Sigmasofia,
irradiati ottagonalmente e contemporaneamente presenti
nell’olos-direzionalità transfinita. Lo scettro o lituo Ypsilambd e lo scudo autopoietico Sophy sono sostenuti dai danzatori del tripudium, il padre-madre-figlio,
situati al di sopra del mondo, contrassegnato -dai quattro 9 e che ha, all’interno, la S.T.o.E.:
ossia la prima consapevolizzazione del determinismo olistico-autopoietico innato.
Lo stesso ha evidenziato le tre galassie che si irradiano dall’androgino, le quali simboleggiano l’esistenza di più Universi che in realtà è uno solo, che ho denominato, appunto, Universi, di cui siamo parte integrante e inscindibile l’Universi-parte.
Tutto questo insieme è rappresentato dal mondo con le ali posizionato sulla mano destra dell’androgino, ad indicare il potere olistico-autopoietico reale della consapevolezza raggiunta dalla Via di conoscenza Sigmasofia.
Lo scettro Ypsilambd e lo scudo ∑ophy, sostenuti dai tre componenti del tripudium, transmutano gli stati identificativi e fissati nel solo sensibile, nelle proiezioni, nelle religioni, nella fede, nella spiritualità, nella scienza riduzionista (…), ossia in ciò che ha avuto il ruolo propedeutico alla formazione del nuovo paradigma Sigmasofico,
incluso in Poiesis.
Lo scettro e lo scudo hanno il potere di transmutare tutto ciò che non evidenzia la ragione la ∑igma-logic
la coscienza e la conoscenza olistico-autopoietici.
I tre componenti del tripudium soffiano su canne-flauti, per suonarle con il vento dell’armonia naturale, consapevolizzata. Si individua e vive la danza e la musica dell’Universi-parte, di cui le canne sonanti e il fior di loto evidenziano gli accordi.
Il libro posizionato all’interno del mondo, su cui poggiano i danzatori del tripudium, è sostenuto, simultaneamente, dall’androgino-uomo e dall’androgino donna di destra, ossia dall’androgino che si evidenzia come genere maschile o femminile: è l’Io-psyché che si rivela a se stesso,
che svela il significato-significante, spesso inconosciuto, insito nel genere. Molti Io-psyché riconoscono come incompleto il genere: la visione scissa, razzista di individuare un essere umano come solo Uomo o come solo Donna.
Le monete d’oro, rappresentanti i simboli Sigmasofici
(o stati di coscienza producibili),
che cadono dall’opera Oikos, significano interesse verso stati di consapevolezza innati e disidentificazione dall’acquisto non simmetrico.
I due tritoni androgini, che suonano la tromba (in cima all’Oikos),
rappresentano l’apertura dell’Io-psyché al firmamento
dell’Universi-parte transfinito.
Si tratta di stati di autoconsapevolezza, raggiunti dall’Io-psyché, i quali, attraverso la Poiesis del suono, ispirano e olos-direzionano verso loro stessi altri, aperti ad ascoltare quella musica, perché questo è ciò che dovrà accadere.
Il vascello che naviga sull’oceano agitato viene dalla storia dell’essere umano:
è l’Io-psyché che ha navigato e naviga sugli stati identificativi-fissati, acquisiti ed emerge dalla propria storia anche mossa, turbolenta.
L’androgino uomo e l’androgino-donna soffiano verso il vascello, per sospingerlo sulle acque:
è l’aggredior,
ovvero l’evidenza della pulsione olistico-autopoietica a vivere e a conoscere.
L’androgino è in
Estasi,
rappresentata dalla corona di 8 stelle a forma di lambda (l’uno che diviene due ex stasis), sulla testa.
Dallo stato di estasi, l’androgino sta partorendo-creando il figlio, le parti-Universi. Esse sono appresentate dalla
chimera autopoietica
di tutti colori
che ha il fuoco interno
(l’Io-psyché-l’aggredior), e vola leggera
(de-localizzazione), con il corpo di un tritone-serpente.
Il tritone sta ad indicare l’elemento fondamentale, funzionale alla vita, l’acqua; il serpente é la materia da vivere; il volto di un essere umano (la materia il soma, il D.N.A.) e la coda lunghissima trascinano la
Storia umana,
all’interno della quale si sono evidenziate variazioni-contrasti dall’innato, opposti-complementari, dualità, enantiodromia (…).
La chimera rappresenta inoltre l’incapacità di consapevolizzare localmente, difficoltà che taluni sembrano evidenziare. Si tratta delle difese psicosomatiche condizionanti: i tabù, la bestia, l’apocalisse, la rabbia (…) sono, in questo senso, produzioni creazioni vissute funzionali all’autoconsapevolezza.
Ed ecco che le tecnologie Io-somatiche, la funzione Ypsi, evidenziantesi dal vascello che aggancia la chimera autopoietica,
mostrano la loro funzione:
olos-direzionare verso la consapevolezza.
Il padre-madre è il figlio; il figlio è il padre-madre,
la consapevolezza del determinismo innato. È pensiero olistico-autopoietico non localistico, per una volta, accessibile alla consapevolezza vissuta dall’ontos, sophos, logos riconosciuti nel sensibile.
L’androginia è la prova dell’unica natura sensibile e sovrasensibile, padre-madre di ogni parte-Universi.
L’androgino è l’ontos-sophos-logos coscienziale innato, è l’Universi necessariamente unico, Uno.
Gli scudi generati dall’Oikos rappresentano l’allume autopoietico,
per indicare la formazione del denso, dei metalli, che
formano la sostanza materia universale, gli stati di coscienza riconoscibili.
Dalla materia prima, formante noi stessi, inizia la formazione a se stessi, che consente auto-transmutazioni transfinite, perché così è l’Universi, di cui siamo parte. Gli scudi sono morfologie innate, incluse nello scudo Sigmasofia, transfinitamente ampliabile:
l’immutabile che include la mutabilità,
presente dietro il genere come estensione dell’androginia.
Non si tratta, come dicevano anticamente, di materia spiritualizzata,
ma di campo coscienziale che si auto-riconosce come creatore, includente la materia, ossia se stesso densificato.
Si tratta della consapevolezza olistica, per cui le interazioni materiche e non materiche incluse sono vissute come un tutto funzionale.
L’Oikos che include il simbolo Y
indica il modo e il moto archetipico della vita-autopoiesi in azione, non scindibile e coincidente con il campo coscienziale.
Il campo coscienziale olistico-autopoietico è vita-autopoiesi in azione.
La vita-autopoiesi in azione è il campo coscienziale.
La vita-autopoiesi è, quindi, movimento azione che include il non movimento la non azione (vissuti anch’essi come azione). Va in remissione ogni scissione, dicotomia tra materia inerte e materia attiva, tra organico e inorganico, l’Universi-parte è transfinitamente in vita-autopoiesi ed esprime intelligenza olistico-autopoietica.
La Y è la vita-autopoiesi compiuta, l’entelechia
dell’ontos-sophos-logos dell’Universi-parte, se stessi.
La Y sensibile, la parte-Universi, il figlio, è
l’antimonio autopoietico
che aiuta a formarsi all’androginia e ad auto-purificarsi da ostacolatori, da scorie.
Si tratta di funzioni che viviamo nell’Io-psyché che ci consente di partecipare che cosa sia la materia, il corpo: campo coscienziale olistico-autopoietico densificato, in cui evidenziamo l’auto-coscienza e che ci consente di riconoscere simultaneamente il ritmo del densificato e del non densificato. L’androgino, cioè la verginità dell’innato, evidenzia il determinismo e l’intelligenza olisticoautopoietica. È la gnosi Sigmasofica,
ciò che include ogni stato di inconsapevolezza dell’Io-psyché di se stesso, come un processo del tutto personale del vissuto dei significati-significanti dell’esistenza.
Tutto ciò, la vita-autopoiesi, l’aggredior sono la forza olistico-autopoietica in azione, racchiusa nelle facoltà innate dell’Io-psyché, attraverso cui si crea nel sensibile la funzione Ypsi, ovvero l’insegnamento che estrapoliamo dall’esperienza vissuta e che sintetizziamo nell’azione che ci fa riconoscere progressivamente i significati significanti dell’esistenza.
Si tratta dello strumento, attraverso cui possiamo riconoscere i principi attivi, in conformità dei quali si vive ogni cosa che si compie in natura. L’Universi-parte organico è evidenza di tali principi. Ciò è rappresentato dalle ali, presenti sul globo, situato sulla mano destra dell’androgino, e dal cervello che emerge dalla testa dei tre componenti il tripudium.
Gli emisferi si evidenziano dal cervello limbico che, a sua volta si evidenzia da quello rettiliano che, a sua volta ancora, si evidenzia dalla materia grigia del midollo che, a sua volta coinvolge il cuore, da cui emergono irradiazioni come il corpo e le interazioni non locali.
È il salnitro autopoietico.
Si tratta del cervello, emisferi e neocorteccia, aree che si attraversano e si espandono, trascendendo l’acquisito, attraverso i processi che si disidentificano dall’identificazione-fissazione nel solo sensorio percettivo, nella sola componente intellettuale. In tale salnitro autopoietico,
in tale pragmatica della disidentificazione,
si riconoscono manifestazioni del già visto aggredior attivo,
dell’andare avanti nella conoscenza vissuta di sé:
è la pulsione olistico-autopoietica dell’Universi-parte, noi stessi in azione.
L’aggredior è ingrediente del pathos, che può essere investito su qualunque parte-Universi.
Nei principi attivi, tecnicamente capaci di creare il pathos, si può riconoscere l’espansione dell’auto-consapevolezza, la quale ha per messaggeri i due esseri alati posizionati sull’Oikos e che soffiano-suonano il vento, la pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere.
Sono con le ali bianche e nere ad indicare che, pur tenendo conto della dualità, con le ali, la trascendono
L’opera Sigmasofica è sempre stata la formazione vissuta dell’Io-psyché a se stesso, al
campo coscienziale olistico-autopoietico, di cui è evidenza.
Ed è proprio tale auto-consapevolezza rappresentata dal vascello, quella che indica il vissuto della non località agito e tradotto simultaneamente in teoresi: la vela del vascello su cui appaiono scritte le denominazioni delle forme, della danza e della musica autopoietiche nascenti dal vissuto, il
sophos olistico-autopoietico
La
gnoseologia Sigmasofica,
di cui sto trattando, vive nell’Oikos, nell’Universi-parte, in noi stessi.
L’Oikos è a forma ottagonale, perché indica di includere i quattro elementi della manifestazione sensibile, integrati ai quattro archetipi olistico-autopoietici. Insieme, formano l’unità, rappresentata dal vertice alto dell’Oikos.
Gli archetipi autopoietici sono l’ontos-sophos-logos kraino che si raggiunge, dopo aver vissuto e trasceso gli elementi sensibili.
Gli otto fili che confluiscono nel punto d’oro (a rappresentare l’essenza) è un’altra raffigurazione della pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere, quella da cui, nelle funzionalità innate, si evidenzia ogni Io-psyché, indipendentemente dai significati culturali acquisiti.
Sulla prua del vascello, vediamo un androgino che impugna lo scettro, su cui è avvolto il caduceo sigmasofico, ossia un ricercatore formato a tali vissuti.
Il caduceo è avvolto allo scettro con due serpenti elicoidali che, anche in questo caso, evidenziano la polarità, nascente dall’unità, oltre alla capacità di emettere ultrasuoni (il caduceo è un’autopoiesi olosgrafica, utilizzata durante la formazione), una delle consapevolezze che i ricercatori Sigmasofici perseguono.
Lo scettro-caduceo permette la penetrazione consapevole del sovrasensibile: chi lo usa è dotato di intuitive and sinchronicity insights, nonché dello stato E.C.A. e Sigmasofia. In cima al pennone del vascello, si evidenzia il
sigillo Sigmasofico,
la consapevolezza dell’Universi-parte.
Lo scettro, integrato dal caduceo, pone in remissione definitiva gli ostacolatori-discrasie. Consente al ricercatore di procedere, in ogni stagione della vita, vestito di sola nudità,
che è la percezione diretta del sovrasensibile, del non localistico innato.
Ogni abito, quindi, quando non simmetrico all’innato, evidenzia le scelte sensibili, è vestirsi di acquisito riflesso, riduzionista, di incompletezza conoscitiva ciò che deve essere vissuto e transmutato in olistico-autopoietico Sigmasofico!
Nell’altra mano, l’androgino sul vascello veicola un paniere, contenente gli oggetti autopoietici, attraverso cui si è formato a se stesso.
L’aria di fuoco, che emette dalla bocca, rappresenta il percorso interiore istintivo-emozionale dell’aggredior che ha seguito integralmente, visceralmente, fino a transmutarlo in auto-contemplazione e concentrazione olistico-autopoietiche, non ostacolante e includente la funzione Ypsi: ciò che apre l’Io-soma-autopoiesi alla potenza dei principi attivi del determinismo dell’Universi, innato.
Dall’androgino sul vascello, si evidenziano altre due braccia, una con la mano aperta nella posizione che dona e l’altra in posizione di guardia. È lo stato di
volontariato olistico-autopoietico, somministrato a quella parte di se stessi che è l’altro, vissuto fondamentale del ricercatore in formazione che assume di divenire Ma.S.e.
Sul lato del vascello, lo specchio, attraverso cui si percepiscono molte immagini che, in realtà, sono memorie registrate e nascenti dalle esperienze vissute, oltre che da quelle trasmesse di padre-madre in figlio, per via ereditaria. Spesso, si tratta di immagini, non lavorate alla funzione Ypsi, ossia quelle da cui si estrapola l’insegnamento, per poi trascenderlo. Per tale motivo, nutrono e rendono ripetitivi i sogni e alimentano pensieri che ripetono processi già visti, rendendoli uguali a loro stessi.
Si tratta della
Tradizione riflessa, riduzionista, condizionante che sostanzialmente è nozionismo, intellettualità.
A poppa, l’altro androgino tiene il simbolo del transfinito:
la durata della formazione a se stessi, l’Universi-parte.
Tale percezione estesa del transfinito permette di riconoscere l’elemento sottile da cui si evidenzia la manifestazione sensibile. Si vive che il denso si espande come sottile,
la consapevolezza è sensibile e anche sovrasensibile,
si riconosce l’estensione della materia,
l’olosdirezionalità non locale da esplorare, da consapevolizzare.
Poiesis rappresenta che le transmutazioni di se stessi sul piano della consapevolezza non sono mai finite: è la sublime azione,
la sublimazione autopoietica, proiezione di assenza di proiezioni:
l’operatore si transmuta in maieuta Sigmasofico.
Poiesis: la pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere, auto-consapevole.
L’ebrezza della vita, della conoscenza, costringe la vista solo sensoriale a cadere, per aprire quella interiore, iper-sensoriale. Ciò è rappresentato dall’occhio, messo nello scudo dell’Oikos, il che tratta anche del peculiare raggiungimento di ciò che genera la percezione sensibile e quella sovrasensibile: è il percepire la percezione,
ingrediente fondamentale, formante la visione olistico-autopoietica.
È il
suono olistico-autopoietico dell’Universi-parte
che soltanto chi si è formato a se stesso può sentire.
È la musica del pan-kration,
della forza del Tutto:
colui che permette la transfinita consapevolizzazione dal continuo presente di spazio-tempi e conoscenze.
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