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Un’esperienza di coscienza olistico-autopoietica
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Un’esperienza di coscienza olistico-autopoietica

Molti anni fa, mi trovavo nella sede del Sigmasophy Institute di Caporipa, a Sutri, provincia di Viterbo. In quel periodo, praticavo con continuità e forte intensità le tecno-ontos-sophos-logie da me create e utilizzate nella International Sigmasophy University. Quel pomeriggio, sentii la necessità di andare a riposare, cosa inconsueta per me, che non mi era mai capitata prima di allora. Non ero nemmeno stanco, ma lo feci e mi sdraiai sul letto, pensai di fare un po’ di rilassamento autopoietico, senza alcuna finalità o aspirazione più ampia. Utilizzando la respirazione autopoietica, iniziai a rilassarmi e, quasi subito, sentii degli strani formicolii alla pianta dei piedi. Decisi di tentare di lasciarli defluire, perché, in qualche modo, stavano disturbandomi. Iniziai a muovere i piedi, a scioglierli, mi alzai un attimo, per stimolarli, ma nulla! Mi distesi di nuovo e constatai che quel formicolio tendeva ad espandersi, anziché diminuire: mi saliva dai polpacci fino al bacino. Incuriosito decisi di concentrami, da dentro, su quella sensazione e in quel modo iniziò un’esperienza di coscienza olistico-autopoietica molto intensa. Sentii che le gambe stavano diventando molto pesanti, anche se non mi ero dato quell’induzione e, se aumentavo l’attenzione, quella sensazione aumentava. Sentii che saliva lungo il tronco, dandomi sempre più la sensazione dell’arto addormentato. La sensazione era molto forte e proseguiva, salì così tanto che la sentii sul collo. Non era come altre volte, sentivo un’intensità maggiore. Pensai di smettere, impartivo l’ordine di muovere gli arti, ma non ci riuscivo. Fu incredibile, volevo con forza muovere le braccia, le mani, i piedi, ma tutto risultava inutile. Altre volte avevo vissuto la stessa sensazione ed ero sempre riuscito a controllare, a gestire la situazione, ma quella volta era diverso. Lo sentivo. Decisi di riprovarci, ma la sensazione aumentava e sentivo che stava salendo alla testa. Mi opposi con tutte le mie forze, non volevo coinvolgere la testa non mi sentivo al meglio della forma. Il corpo era, di fatto, paralizzato, la voce dall’emozione mi si smorzava in gola e, comunque riuscii a lanciare alcune imprecazioni che risultarono comunque inutili.

Lo sforzo per bloccare quella catalessi non voluta fu veramente intenso, iniziai a tentare di muovere la pancia, per stimolare il tronco e quel gesto determinò il potenziamento della catalessi tanto che invase anche la testa. Ero bloccato non potevo parlare, il corpo era di marmo, anche la temperatura corporea si era abbassata. Di lì a poco, sentii una corrente e una forte pressione che spingeva dal plesso e dalla testa: era insopportabile, molto doloroso, come se qualcuno tentasse di strapparmi la pelle. Decisi il tutto per tutto, raccolsi tutte le mie forze e decisi di alzarmi, ma ottenni un altro risultato che contribuì a spingere il mio Io-psychè verso l’esterno, come se volesse uscire dal corpo. Infatti, vidi uscire, irradiare, dalle braccia, dalle gambe, dal tronco, dalla testa una sostanza color bianco latte, trasparente come la radiazione emessa dall’asfalto quando, scaldato dal sole, emette calore. Tale radiazione era relativamente bios-luminescente. Inizialmente, mi sembrava che avesse una fattezza antropomorfa, poi sentii che si espandeva, esattamente come fa l’acqua, quando gettiamo un secchio a terra. Dopo essersi espansa, quella sostanza sembrò fermarsi sul soffitto della camera, che ne era completamente riempita. Tuttavia, sentivo che la mia coscienza, la mia psyché premeva in prossimità del soffitto, e da lì, in qualche modo, partecipava-osservava il corpo in catalessi, disteso sul letto. Mi colpì il fatto che non sentivo più la tensione, il dolore che avevo provato fino ad un attimo prima di espandermi dal corpo. Inoltre, vedevo olos-direzionalmente, a trecentosessanta gradi, simultaneamente. Dopo poco, ebbi un’altra sorpresa. Vedevo, partecipavo nettamente la continuità di quel campo trasparente che, dal mio corpo, raggiungeva quel punto sul soffitto dove mi individuavo: era come se fossi tridimensionalmente più esteso, senza interruzioni. L’Io-psyché aveva pressappoco la stessa sensazione di quando, facendo le mie pratiche, mi concentravo e portavo energia su una parte del corpo, irrigidendola, soltanto che l’attenzione era andata fuori del corpo in quella estensione di campo. Mi resi conto che potevo portare l’attenzione anche in zone intermedie di quel campo. Pensai ad una situazione simile a quella che vive un pesce nell’oceano: tutto intorno a lui, tridimensionalmente, si estende acqua. Pensai che anche il nostro corpo fisico, rispetto all’aria, si trova nella stessa condizione. In quello stato di estensione, in cui mi trovavo, la sensazione era paragonabile all’essenza: il campo sottile intuiva di essere una densificazione di un campo ancora più sottile che potevo percepire, riconoscere, perfettamente stupito, che proseguiva verso il transfinito, senza poter individuare confini. In quel momento, mi resi conto di sentirmi meravigliosamente in forma. Provai ad aumentare la profondità del rilassamento e sentii che stava scattando un altro processo: era come se potessi penetrare il soffitto, e incredibilmente lo feci. La mia attenzione poteva superarlo, infatti non ero lì, con il corpo fisico, ma con un ente, l’Io-psyché, assimilabile più all’aria, ai raggi x che non ad altro! Potevo vedere al di fuori di quella stanza, oltre il soffitto, ero all’esterno di quella stanza, con l’Io-psyché, avevo attraversato il muro e quel campo proseguiva verso estensioni non delimitabili. Da allora, iniziarono a catena esperienze particolari.

Pur essendo in quella condizione di estensione, l’Io-psyché può vedere e lo fa nello stesso modo di quando durante la fase REM vediamo le immagini oniriche. Un fatto strano: c’è il campo coscienziale esteso, l’Io-psyché si riconosce in esso e, non appena pensa ad un ente, lo percepisce immediatamente come densificazione in immagine mentale, tridimensionale, nitida e collegata ad altre. Quella situazione mi stupiva per la sua bellezza, il vissuto si mostrava molto più potente e penetrante e quella bellezza aumentava l’attrazione, non dando cenni di remissione. Sentivo piacere per quella situazione e, incredibilmente, quel piacere iniziò a crescere d’intensità, quella bellezza mi condusse ad un gradiente d’intensità paragonabile alla beatitudine, ma mi trovavo fuori dal corpo fisico e mi resi conto che si trattava di estasi. Ricordai che l’etimologia è ek stasis ossia lo stare fuori di sé, ed io stavo vivendolo! Stavo vivendo uno stato estatico di bellezza estesa tridimensionale sottile e, simultaneamente, mi accadeva un altro fatto: sentivo il mio Io-psyché più lucido. Iniziai a produrre a ripetizione insights intuitivi, tutto mi sembrava sincronico, quel campo collegava tutte le cose, le parti-Universi. Una peculiarità. Se pensavo alle cose del mondo, case, alberi, montagne, le percepivo immediatamente, le visualizzavo, riconoscevo visceralmente come la manifestazione sensibile sia interconnessa, inscindibilmente, con il campo coscienziale. Tale campo ha all’interno di sé modulazioni, si riconosce nitidamente il calore, l’infrarosso, emesso dal corpo, che determina densificazioni sul campo coscienziale e come quel semplice calore colleghi tra loro le parti-Universi. Interessante è vivere come, in presenza di produzione di emozioni, tale calore modifichi la propria intensità di emissione. Un’altra cosa che sorprende è la scomparsa dei colori! Ma non appena se ne pensa uno questo, immediatamente, si forma, lo si percepisce, si visualizza. Se si riporta l’attenzione allo stato di estensione coscienziale scompare nuovamente e può evidenziarsi la percezione di una tonalità unica, l’ultravioletto. Accentuando l’attenzione, si scopre che quei processi divengono più sottili e trasparenti, si può vedere attraverso le cose, è l’effetto della visione a raggi x, ed altre tonalità ancora. Tutto appare interconnesso inscindibile, si evidenzia lo stato innato del tutto è atomicamente e coscienzialmente legato, non ci sono confini, tutto prosegue verso il transfinito. Le sensazioni estatiche sono travolgenti. Si vive che lo schema corporeo della parti-Universi, delle cose, non è rigorosamente quello che la sola sensorialità ci mostra: si vedono le cose come una densificazione, una materializzazione di un campo non visibile ai sensi.

La cosa sorprendente è quella per cui gli stati di coscienza normalmente vissuti come opposti, antitetici, in quello stato si sentono reintegrati e parti integranti del campo che si sta vivendo e si comprende, come dietro ogni stato di coscienza, sia presente tale campo unitario, non dualista. Si sente che amore e odio, bene e male, vita e morte (…) sono reintegrabili in altri significati-significanti e funzionalità.

Ed ancora.

Mi sentivo presente ognidove, il mio Io-psyché poteva spostarsi dove voleva. Mi allontanai molto e improvvisamente mi resi conto che, pensandoli, potevo vedere i pianeti: la Terra azzurra e bianca mi appariva lì, sospesa nel campo, viva, pulsante. Era come se quel campo con diverse modulazioni potesse tenerla nella sua posizione, intuivo come la Terra e altri pianeti fossero una sorta di sua densificazione, esattamente come quando guardiamo il ghiaccio in cui riconosciamo perfettamente l’acqua. Nel pianeta, si vede nitidamente il campo coscienziale che lo tiene vivo radiante.

Tutto, in quei momenti, si relativizza, la sensazione di leggerezza si sostituisce alla  pesantezza del corpo che per gravità è attratto al terreno: stare fuori è come volare, anzi è il volare! E lo si può fare a velocità estreme, simultanee, è un sogno lucido travolgente, incredibile, se non lo si vive direttamente. La sensazione è identifica a quando, durante i sogni lucidi voliamo. La gravità va in remissione.

Ed ancora.

Si sente una sensazione di equilibrio molto intensa, e si vive come questi sia riconoscibile nel campo e tutto ne è parte.

Intuivo ovunque la presenza attiva di leggi olistico-autopoietiche ecologiche, innate che in diretta mi mostravano la propria opera di creazione.

Ad un certo punto, accadde che ogni percezione sensoriale scomparve completamente. Le cose divennero come formate da atomi distanti uno dall’altro: la visione è come quella di quando contempliamo la volta celeste, di notte, quando le stelle ci appaiono come punti bios-luminescenti, ovunque.

Ebbi la conferma che lo schema corporeo non è antropomorfo, ma è paragonabile più ad una sfera transfinita, con all’interno modulazioni morfologiche altrettanto transfinite. Non c’è morfologia che lì non sia partecipabile, intuibile, un caleidoscopio tridimensionale.

Ed ecco un’ulteriore sorpresa. Improvvisamente, vidi formarsi davanti a me, in sequenza, le immagini della mia vita, dal concepimento al momento attuale, ma potevo percepire anni e anni di esperienze come uno srotolamento simultaneo. È paradossale, lo comprendo, ma si percepisce la propria vita in un solo colpo d’occhio, in un solo breve sguardo. Quelle immagini si srotolavano e parlavano. Fu in quel momento che mi resi conto che, oltre a quelle specifiche esperienze della mia vita, erano presenti molte altre in un numero assolutamente immisurabile. L’esperienza di ognuno viene memorizzata nel campo coscienziale, per cui, in quella circostanza, ne approfittai per estrapolare informazioni, percezioni: potevo sentire le voci di quelle esperienze memorizzate, esattamente come quando le sentiamo dai personaggi dei nostri sogni. In quel campo, non ci sono soltanto informazioni legate ad esperienze passate, ma incredibilmente anche informazioni del futuro: infatti, una voce, che sentii nitidamente, mi disse che dopo pochi giorni, in modo inaspettato, mi avrebbero sollevato da un incarico di Presidente di un’associazione: vidi immagini di altri soci (amici) che complottavano contro di me, tanto da capire nitidamente le motivazioni (subdole). Non ci crederete, ma due giorni dopo, in seguito ad una riunione convocata d’urgenza, deliberarono a maggioranza la revoca del mio incarico sollecitati da una persona che credevo amica. Le motivazioni adottate furono incredibilmente quelle che avevo sentito durante l’esperienza e che avevo scritto su un notes che avevo con me durante la riunione. L’interessante è le voci che sentii conoscevano esattamente un evento di vita acquisita quotidiana, che sarebbe accaduto nel futuro e per un fatto di cui io, né direttamente né indirettamente, sapessi nulla: avevo preparato iniziative straordinarie che avrei voluto proporre al gruppo di amici dell’Associazione. Un altro fatto interessante è che quella voce che ho sentito durante l’esperienza si manifestò una seconda volta durante una danza di spada molto intensa che stavo facendo in un bosco etrusco nelle vicinanze di Sutri VT, sentivo tali voci provenire dall’aria ed avevano gli stessi significati di quelle vissute durante l’esperienza il giorno prima. Ripeto. Incredibile è la precisione e la nitidezza delle parole completamente al di fuori di codici simbolici da decodificare, infatti, in un passaggio dicevano: nei prossimi giorni sarai messo in minoranza e dimesso dalla carica di Presidente dell’Associazione Raluni (non erano rigorosamente previste riunioni nei giorni successivi, da Presidente lo avrei saputo!).

E l’esperienza non finì lì.

Improvvisamente e spontaneamente, si evidenziò la visione di immagini tridimensionali di esseri sicuramente non riscontrabili in morfologie di esseri viventi presenti sulla Terra. Mi diede l’insight intuitivo che l’Universi, di cui mi sentivo estaticamente parte, era abitato da altri, anche essi parte integrante del campo che continuavo a vedere a partecipare, nitidamente. Stavo partecipando consapevolmente, coscienzialmente, l’esistenza di altre civiltà e la consapevolezza che è possibile comunicare con loro (questo vissuto ha contribuito a dare il via al progetto che avrei successivamente denominato E.S.U.C. PROJECT che presento nel volume S.T.o.E. Io-Somatica, capitolo secondo, paragrafo terzo).

Potrei andare avanti, ma preferisco finire qui. L’importante di questa esperienza è trasmettere il vissuto che siamo Universi-parte transfinito, che in esso opera il campo coscienziale olistico-autopoietico (che presento nel volume S.T.o.E. Io-Somatica, capitolo secondo, paragrafo primo) sensibile e sovrasensibile, non locale, un campo unico e che la nostra identificazione nell’antropomorfologia è un processo da transmutare attraverso il vissuto diretto, per riconoscersi quale si è

Universi-parte transfinito, noi stessi.


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