La linea del destino è unica,
è inscindibile,
è simultaneamente innata-acquisita.
Il pianeta Terra si muove in base a modalità simultanee che inducono modifiche e variazioni sul pianeta stesso e sul nostro corpo: sono i movimenti che determinano le cosiddette stagioni.
- La Terra gira intorno all’asse immaginario che unisce i due poli. In base alla convenzione spazio-tempo ciò avviene in 24 ore, durante le quali percepiamo l’alternarsi del giorno e della notte.
- La Terra si muove, descrivendo un’ellisse intorno al sole, il che, in base alla convenzione spazio-tempo, accade in un anno.
Inoltre, facendo parte del sistema solare, segue il suo moto di traslazione, ma si muove anche unitamente al
moto di espansione dell’Universo.
La Terra si trova nella
zona di Goldilocks,
ossia
l’area abitabile di un sistema stellare dove la vita si evidenzia esattamente per come lo testimoniano le diverse specie che abitano il pianeta Terra,
in quanto, non essendo la temperatura ambientale né troppo calda né troppo fredda, sarebbe prevedibile la presenza di acqua.
Il pianeta nella zona Goldilocks simile alla Terra più vicino a noi finora conosciuto è stato denominato
Kepler 452b e dista
soltanto 1400 anni luce.
(un anno luce è uguale a 9461 miliardi di chilometri
ossia 299.792.458 metri al secondo )
L’essere umano abita ed è parte integrante di questa simultaneità di movimenti: di fatto,
abitiamo la galassia anche se siamo così piccoli e localistici da non rendercene conto.
L’interno della nostra galassia, la via lattea ha la forma di un disco appiattito
si presenta evidenziando un asse lungo 27.000 anni luce. Formata da più di 350 miliardi di stelle (con i sensi non riusciamo a percepirne più di duemila), quello che conosciamo noi della galassia è soltanto il 10% (forse)!
La Via lattea è parte integrante a sua volta di un ammasso chiamato
Supercluster
(grande 200 milioni anni luce).
A sua volta, Supercluster è parte integrante di un altro iper ammasso, denominato
Laniakea
(significa, incommensurabile paradiso,
centomila galassie 520 milioni di anni luce).
In base alle stime convenzionali attuali, la
Via Lattea avrebbe l’età dell’Universo.
Quindi, i principi attivi che formano tutto ciò che esiste nel
nostro Oikos
(casa, ambiente)
e quindi in noi stessi avrebbe l’età dell’Universo.
Tutto l’insieme si muove a circa
2,2 milioni di km orari.
Il sistema solare si muove intorno alla galassia per un periodo di 250 milioni di anni
siamo in rotta di incontro ma anche di collisione con un’altra galassia,
detta di Andromeda
(si completerà in 4.5 miliardi di anni).
La linea del destino
di quella microparticella (micro rispetto all’insieme Universale), che è l’essere umano, è parte integrante di tali movimenti complessivi simultanei,
posizionati sul pianeta terra
siamo, di fatto, esploratori di
spazio-tempi e conoscenze
e non ne abbiamo contezza.
Denomino tale funzionalità, di cui siamo parte integrante e inscindibile,
linea del destino innata.
Il termine destino deriva dal greco
istemi
che significa
io sto, ciò che sta, ciò che si trova.
Quando, attraverso l’utilizzo delle sue
facoltà sensibili e sovrasensibili, localistiche e non locali, l’Io-psyché dell’essere umano riesce a produrre previsioni, precognizioni attendibili, a pre-stabilire, qui ed ora, eventi che accadranno, in ciò che utilizzando la convenzione spazio-tempo denominiamo futuro, dimostra a se stesso che
si trova, sta,
nella conoscenza del destino,
indipendentemente dalla
concatenazione di cause-effetti, effetti-cause
che vivrà prima di raggiungerlo:
ho denominato tale passaggio intermedio e propedeutico
destino acquisito.
Tutte le azioni che legano il momento in cui
l’Io-psyché tende verso la consapevolezza del proprio destino e il momento in cui lo raggiunge formano la situazione da cui il termine,
linea
(del destino).
La linea del destino è unica, inscindibile,
è
simultaneamente innata-acquisita.
Per comodità espositiva distinguo
due linee del destino, quella innata e quella acquisita che, ovviamente, poi reintegreremo.
La propria può essere creata e conosciuta soltanto quando
l’Io-psyché formandosi a se stesso riesce a produrre
iper-sensibilità, stati di de-localizzazione attraverso cui consapevolizzerà istemi.
La linea del destino è inscindibile dal modo di essere, dalla consapevolezza dell’Io-psyché che lo produce, in quanto le scelte che assume dettate dal carattere acquisito determineranno sul piano acquisito
un destino o un altro.
Il concetto di linea del destino vissuto dalla Sigmasofia
include e trascende il concetto di fato.
Questo termine deriva dal latino fari e significa dire, parlare, da cui fatum che significa
ciò che è detto
(alludendo a una presunta divinità).
S’intende che quell’evento capiterà a prescindere da quello che pensiamo o che stabiliamo per volere del fato, appunto. Non è una presunta divinità (fato) che determina e parla del destino, non ci sono tracce di ciò. Per quanto ne sappiamo, sono facoltà producibili dall’Io-psyché quelle che, dopo averlo consapevolizzato, possono parlare dell’innato, di istemi. Un esempio per farmi comprendere.
Per funzionalità innate, ogni Io-psyché sa alla perfezione, senza nessuna possibilità di errore, che produrrà un processo, convenzionalmente denominato punto morte (la morte). Tale certezza non è casuale ma causale in quanto è una in-formazione innata (linea del destino innata) presente in ognuno che si realizzerà indipendentemente dal susseguirsi di eventi, esperienze, acquisiti che si vivranno
(dal punto nascita al punto morte, linea del destino acquisita).
Si intuirà come la linea del destino acquisita sia inscritta in quello innato, da cui il nome
Linea del destino innata-acquisita.
Potrei esprimere quanto descritto con un aforisma:
l’acquisito, differente per ognuno,
veicola l’in-formazione innata
che determinerà il punto morte.
L’unico artefice del proprio destino nell’esempio è l’innato-acquisito dell’Io-psyché. Da ciò, si evidenzia che se l’Io-psyché si forma a vivere l’innato da cui si evidenzia attraverso il vissuto diretto, gli si può evidenziare la consapevolezza che muove dietro specifici eventi, scoprendo che non sono riferibili al solo acquisito. Un altro esempio: pensiamo alle in-formazioni innate presenti nello zigote (Androgynus) che sicuramente, differenziandosi e coinvolgendo elementi dell’acquisito, creeranno il corpo dell’essere vivente (l’apparato scheletrico, il cervello gli organi l’Io-psyché…).
Nell’innato, esiste il
determinismo olistico-autopoietico
che
rivela come in natura
non avvenga nulla per caso
ma tutto accade a causa di in-formazioni presenti nell’Universi sensibile e sovrasensibile, localistico e non locale, di cui siamo parte inscindibile.
Il determinismo olistico-autopoietico innato
(ordine implicito),
per così dire,
è il regolatore della manifestazione sensibile, nulla escluso.
Consapevolizzando le funzionalità del genoma, l’Io-psyché dell’essere umano potrà di conseguenza,
pre-vedere come queste si comporteranno.
Inoltre, all’interno di queste in-formazioni innate, può nell’acquisito esprimere, vivendo dal punto nascita al punto morte,
la libertà di vivere l’esperienza ritenuta opportuna e
libertà da ogni ostacolatore
che voglia impedirlo.
L’Universi-parte, noi stessi, è un insieme armonico ordinato nelle sue parti stabilito dal determinismo olistico-autopoietico innato, processo che funziona simultaneamente alla linea del destino legata alle scelte acquisite dell’Io-psyché.
La scoperta vissuta del
determinismo olistico autopoietico dell’Universi-parte
conferma quanto già affermato da Kant con il suo
in mundo non datur casus
nulla avviene per caso.
Come già riferito, la parola fato significa
ciò che è detto
e senza dubbio si riferisce (ovviamente non alla presunta divinità) ma al
determinismo olistico-autopoietico innato.
Da fatum deriva anche il termine fata che, non a caso, veniva considerata dea del destino. In realtà, si trattava di un Io-psyché che, dopo averli vissuti e consapevolizzati, testimoniava processi innati che in quanto tali non erano modificabili. Il fato comprendeva semplicemente le funzionalità innate complessive sensibili e sovrasensibili localistiche e non locali
“alle quali niente può resistere”:
per questo era considerato invincibile. In ogni caso nel linguaggio moderno si utilizza il termine destino.
Nel termine destino includiamo il termine fato, intendendo che ogni Io-psyché è mosso da un determinismo di cui in gran parte non è consapevole ma che, di fatto, guida il susseguirsi degli eventi, secondo le proprie leggi. Se riflettiamo sul fatto che produrremo necessariamente il punto morte e ciò, per funzionalità innate, non è modificabile, riconosciamo la linea del destino innata che ha sovrapposta quella acquisita dal punto nascita al punto morte e che è in certa misura modificabile.
Ciascuno è artefice del proprio destino:
pensiamo, ad esempio, ai suicidi che anticipano il punto morte (semovenza, presunto libero arbitrio dell’acquisito), pur sapendo che questo in ogni caso avverrà. Pur essendo nell’acquisito l’artefice del proprio destino, l’Io-psyché è comunque inscindibile dall’innato. A questo punto, è necessario affermare che, allo stato della ricerca, l’innato risulta essere trans-finito, quindi mai finito, da cui anche la sua esplorabilità e consapevolizzazione risulta essere dello stesso tipo. Per questo motivo,
va in remissione il concetto di fatalismo
che in Sigmasofia significa:
l’Universi di cui siamo parte integrante evidenzia determinismo olistico-autopoietico che non è estraneo alla volontà esprimibile dall’Io-psyché che può parteciparlo e consapevolizzarlo transfinitamente, possibilità non ascrivibile all’atteggiamento di rassegnata passività agli eventi.
L’Universi continua a creare continuamente (autopoiesi) il
già scritto
(ma questi è transfinito e in
continua creazione),
per questo motivo
la linea del destino acquisita
dovrà essere simmetrica emanazione con quella innata.
Approfondiamo.
Partecipiamo-osserviamo insieme che cosa è necessario aver vissuto, conosciuto, per arrivare a
creare l’insight intuitivo e sincronico
che disvela la linea del destino innato-acquisito.
Fine prima parte
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