Androgynus,
ossia l’unione dello spermatozoo con l’ovulo,
anche se successivamente sarà definito
come uomo e come donna.
Sostanzialmente, per omo-genitorialità s’intende
l’interazione tra i figli biologici o adottati e
una coppia di essere umani dello stesso genere sessuale
(nell’accezione comune).
- C’è differenza tra etero e omo-genitorialità?
- Come ovviare alla riproduzione non sessuata
- Chi è il vero genitore?
- La spinta verso la maternità e la paternità
- La funzionalità biologica umana
- Dichiarazione universali dei diritti dell’essere umano secondo la Sigmasofia
- Domande e consapevolezza
- Genitorialità innata e acquisita
- Principio di responsabilità
C’è differenza tra etero e omo-genitorialità?
In primis, è possibile affermare che
se la genitorialità è somministrata da uno
stato di auto-consapevolezza pedagogica e psicagogica vissuta,
da Androgynus,
non si riscontrano differenze, neppure minime,
tra omo-genitorialità ed etero-genitorialità.
L’orientamento sessuale non ha nulla a che vedere con l’essere genitori adeguati e consapevoli, in quanto entrambi possono creare orientamenti vissuti verso la coscienza e la conoscenza esistenziale. Anche la salute Io-somatica dei figli non ha nulla a che vedere con l’orientamento sessuale dei genitori, per questo motivo
le potenzialità di crescita consapevole e in-formata sono identiche.
In base alle funzionalità naturali conosciute, come già detto, per creare un bambino ci vogliono l’ovocita e lo spermatozoo, ossia ciò che denominiamo
il principio maschile e il principio femminile.
Come ovviare alla riproduzione non sessuata
Se due esseri umani dello stesso sesso decidono di avere un bambino, sanno che dovranno tenere conto di quella legge naturale. Constatando che
l’incontro sessuale tra esseri umani dello stesso sesso
non produce il figlio
(ad oggi non c’è evidenza conosciuta di ciò),
dovranno, per natura, far incontrare l’ovocita e lo spermatozoo
in un modo diverso da quello sessuale,
dovranno rivolgersi alla riproduzione non sessuata!
Taluni esseri umani, veicolanti le concezioni appena indicate, scelgono di diventare, per così dire, genitori di figli nati da precedenti relazioni sessuate, etero, del partner. Si ha testimonianza, inoltre, di altri che adottano un figlio, concepito biologicamente ma poi rifiutato da altri genitori, etero, sempre utilizzanti la riproduzione sessuata. Altre testimonianze ci dicono che, esattamente come fanno le coppie etero che non possono avere figli, è possibile ricorrere alla fecondazione assistita.
Anche se esistono diversi modi di diventare genitori, anche se
il concepimento non coincide con la genitorialità,
è un fatto che il figlio sia formato da ovocita e spermatozoo,
da un principio denominato femminile e da uno maschile,
inscindibilmente uniti, che formano così l’Androgynus.
Chi è il vero genitore?
Molti si chiedono:
- Chi è il vero genitore?
Per iniziare a rispondere a questa domanda, dobbiamo chiederci, chi sia il genitore: il genitore è un essere umano, androgino-uomo, denominato padre e un essere umano, androgino-donna, denominato madre.
Non ci sono assolutamente dubbi che
i veri genitori biologici vadano individuati
nell’androgino-uomo che ha prodotto lo spermatozoo
e nell’androgino-donna che ha prodotto l’ovocita!
Il fatto che esista la genitorialità adottiva, ossia che i genitori non abbiano creato biologicamente il figlio, non ha nulla a che vedere con il fatto che i genitori biologici siano quelli indicati. Il fatto di
considerare i genitori adottivi alla stessa stregua di quelli biologici
è soltanto una convenzione socio-culturale, affettiva e giuridica,
sovrapposta al fatto biologico.
La legge (quindi la convenzione), oggi, rende prioritaria la relazione dei figli con entrambi i genitori (anche indipendentemente, nel caso questi convivano o siano separati). Tale convenzione ha senso e significato se ci si riferisce ai genitori biologici, in quanto il figlio, veicolando cellule che sono lo spermatozoo e l’ovocita di quei genitori potrebbe, legittimamente, auto-determinarsi a mantenere tale correlazione, simmetria con loro, appunto perché è loro diretta emanazione. Negli altri casi, tale obbligatorietà verso la relazione con entrambi i genitori assume un altro significato. Non essendoci tale simmetria biologica, ma soltanto relazioni acquisite di accudimento, emozionali, culturali (…), il figlio potrebbe auto-determinarsi a mantenere simmetrie, correlazioni con entrambi, con uno solo di essi o con nessuno dei due: voglio evidenziare che l’orientamento legislativo affidamento condiviso debba essere maggiormente riflettuto. In tal senso e con questi significati, anche il single potrebbe adottare, allevare, accudire (…) un essere umano-bambino.
Come abbiamo visto, due esseri umani dello stesso sesso non generano un figlio, quindi,
hanno bisogno di altri che lo generino per loro.
In ogni caso, ognuno dei due può legittimamente riconoscersi come principio che può generare e, quindi, può anche produrre intenzionalità a voler somministrare un orientamento pedagogico in modo adeguato, se ne è in grado.
Il principio maschile (androgino uomo) e il principio femminile (androgino donna) sono quindi indispensabili per creare lo zigote e la componente psichica inscindibile dallo zigote stesso, tanto che, appunto perché inscindibili, anche l’Io-psyché veicola l’androginia riscontrabile nella cellula.
Sì, il principio maschile e quello femminile sono ugualmente importanti per il figlio, ma, dalle consapevolezze biologiche, sappiamo che ogni essere umano, formato da cellule, di fatto, veicola, sia somaticamente che coscienzialmente,
Androgynus,
ossia l’unione dello spermatozoo con l’ovulo,
anche se successivamente sarà definito come uomo e come donna.
Quindi, ogni singolo essere umano, se matura attraverso il vissuto diretto tale consapevolezza, potrà trasmetterla per simmetria nell’acquisito, nell’azione quotidiana.
La spinta verso la maternità e la paternità
L’essere umano veicola, quindi, il metabisogno congiungersi (che include l’affettività e la sessualità) e la pulsione autopoietica a vivere e a conoscere (fisiologia degli stati psicosomatici producibili). Questo spiega la spinta verso la paternità o la maternità, presente in ogni Io-psyché: con questo processo, infatti, l’essere umano si garantisce la continuità di padre-madre in figlio, il fondamento di ciò che culturalmente e convenzionalmente denominiamo la famiglia nucleare. Considerato che spesso la genitorialità si esprime nella famiglia, sono necessarie alcune riflessioni su questa istituzione.
L’etimologia stessa della parola famiglia ce le stimola:
familia significa gruppo di servi e schiavi
nella disponibilità del capo
a cui si integra anche la donna,
con cui il pater familias genera i figli.
In Sigmasofia, partecipiamo-osserviamo il fatto che la natura evidenzia il processo innato di coniuctio tra spermatozoo e ovocita, dalla cui unione si evidenzia spermatozoo+ovocita, il figlio, il due che diventa uno, la Y; ogni volta che l’essere umano applica la coniuctio può replicare la Y. Esistono, quindi, tre enti, maschile, femminile e maschile più femminile, il figlio: integrando i due principi, esprime Androgynus. Si evidenzia che lo zigote esprime tre enti in uno (uno e trino). Di conseguenza,
il padre+madre, coincidendo biologicamente con il figlio,
maturano la legittimità biologica innata di occuparsi del figlio.
Ogni essere umano è, quindi, un androgino specializzato nel proprio genere che veicola la pulsione, appena indicata. Quindi, la pulsione della genitorialità che biologicamente è il padre+madre si trova in ogni Io-psyché e, per questi motivi, si manifesta.
Teniamo tale fatto biologico distinto dal concetto acquisito convenzionale di famiglia che, oltre a quanto etimologicamente riferito, significa che due o più individui vivono nella stessa abitazione per vincolo matrimoniale o per convivenza o rapporti di parentela.
La funzionalità biologica umana
La struttura a Y, di fatto, forma l’unità di base della funzionalità biologica umana che, soltanto successivamente e convenzionalmente, è stata abbinata alla famiglia, al concetto esteso di genitorialità. È Androgynus, è la struttura a Y l’unità di base che andrà a comporre la società (e non la convenzione famiglia, che è soltanto una delle possibili forme organizzative di tale struttura innata). Il sangue del figlio è creato dal padre+madre, il che evidenzia una forma di legame consanguineo, fatto biologico, non metafora, processo che non ha nulla a che vedere con legami legali, come il matrimonio o con l’adozione.
Non è la famiglia che riproduce la società,
ma Androgynus.
Evidenzio questo fatto naturale, innato, ma ciò non significa che,
una volta nato, il figlio possa essere accudito e curato in diverse forme, nulla importa se lo vuole fare un single, una coppia dello stesso sesso o etero, o più persone: l’importante è che si formino all’auto-consapevolezza necessaria per poter farlo con efficacia, fermo restando il diritto-dovere del figlio di conoscere, ove possibile, la realtà di fatto biologica, innata, da cui si evidenzia.
Le forme organizzate sovrapponibili ad Androgynus sono diverse. Ne indico alcune:
nucleare, estesa, multipla, consanguinea, mono genitoriale, omo-genitoriale, coniugale che, a sua volta, si suddivide in monogama, poliginica, poliandrica, poliginandrica.
Ma, se si partecipa-osserva attentamente, tutte si evidenziano dalla
biologica struttura a Y, che è il riferimento.
Dichiarazione universali dei diritti dell’essere umano secondo la Sigmasofia
Da qui discende una possibile dichiarazione universale dei diritti non dell’Uomo bensì
dell’essere umano,
che dovrebbe così esprimersi:
- androgini-uomini e androgini-donne hanno il diritto naturale alla coniuctio, alla struttura a Y, in base alla quale poter fondare una delle organizzazioni indicate, senza alcuna limitazione di etnia, di cittadinanza, di religione. Essi hanno uguali diritti riguardo ad Androgynus e ai modelli organizzativi scelti, anche all’atto del loro scioglimento.
- Androgynus potrà essere agito in modo con-partecipato, consensuale.
- Androgynus è il nucleo biologico naturale e fondamentale della società e ha diritto di essere protetto e tutelato dalla società e dallo stato.
Domande e consapevolezza
Nel momento in cui il figlio prende coscienza di non essere il figlio biologico di due persone dello stesso sesso, ma soltanto di uno o di nessuno dei due, nella stragrande maggioranza dei casi si chiede:
- Chi è l’altro genitore?
Nel caso di figli di coppie lesbiche è accaduto anche che chiedessero:
- Ma chi di voi due mi ha partorito?
Se nessuna delle due lo è, talvolta domandano:
- Chi è mia madre biologica?
- Chi è mio padre biologico?
Nel caso di figli di coppie gay, è accaduto che chiedessero:
- Ma, chi è mia madre?
- Chi di voi due è il mio padre biologico?
- Chi sono mio padre e mia madre biologici?
Quella assenza di consapevolezza di chi sia il padre-madre biologici è un’assenza di consapevolezza dell’Androgynus e questo è sempre uno spazio ostacolante, potenzialmente discrasico (patologico).
Con genitori dello stesso sesso, sul piano acquisito, accade che non ci siano più i cosiddetti due ruoli, infatti, l’androginia cellulare e coscienziale è un Io-psyché che, potenzialmente, può produrre qualunque stato di coscienza e significato-significante, sia cosiddetto maschile sia cosiddetto femminile. Da tale consapevolezza androginica, se realmente raggiunta, ognuno dei genitori può trasmettere al bambino entrambi i principi che consentono la fase identificativa, imitativa (…). Questo è confortato dal fatto che, anche se i genitori sono dello stesso sesso, di fatto, ognuno ha storia, esperienze e consapevolezze differenti. Vivendo, il bambino imparerà a conoscerli nelle loro differenze, nelle loro componenti e attitudini, interpretate come maschili e femminili.
Ripeto.
Si tratta soltanto di consapevolezza da raggiungere, che nulla ha a che fare con l’orientamento sessuale della coppia, appunto perché si tratta di un raggiungimento ottenibile dall’Io-psyché, indipendentemente dal genere da cui è veicolato. Osserviamo in donne attitudini maschili e in uomini attitudini femminili, e altro.
Non si tratta di interpretazioni dell’uomo, del ruolo della donna e viceversa,
in quanto la struttura a Y, inequivocabilmente, ci prova che,
dietro la specializzazione di genere agisce l’Androgynus,
non si tratta dell’uomo che si finge donna, ma dell’androgino uomo
che esprime liberamente la propria componente femminile, e viceversa.
Anche se accade che il padre provenga dalla provetta e sia sconosciuto e riconoscibile come un seme anonimo da fecondazione eterologa, quello che andrà a concepire è un androgino uomo o donna. Questo incide sulla conoscenza della storia acquisita del padre: per quanto concerne la struttura Y, la ritroverebbe in ogni sua singola cellula ed è l’auto-consapevolezza vissuta di quel livello che potrà rivelargli insights intuitivi, riguardanti il padre biologico. Al massimo, mancherebbe la possibilità di poter estrapolare in-formazioni sul momento del concepimento, quando la propria storia attraversa un momento significativo, elemento che con l’eterologa non c’è.
Tutto ciò non incide in maniera particolare nella crescita del figlio, infatti, chiunque componga la coppia sterile veicola anch’egli una propria androginia e un Io-psyché, che quindi diverrebbe la storia acquisita del figlio eterologamente generato.
In ogni caso di genitorialità, la figura del padre-madre dovrebbe avere un volto, non fosse altro per avere più in-formazioni sulle proprie origini. Esistono casi in cui la si prescinde totalmente dalla presenza di un padre e tale procreazione è aperta a madri singles o lesbiche, casi in cui il padre scompare, ma, per i motivi indicati di conoscenza di sé, questi dovrebbe essere sempre noto.
Genitorialità innata e acquisita
Possiamo quindi
riconoscere la genitorialità come innata e acquista,
dove quella innata coincide con quella biologica
e quella acquisita con gli esseri umani che si prendono cura di quell’essere umano,
detto figlio.
In tale quadro, possiamo leggere la genitorialità acquisita come la relazione del figlio con uno con due o con più esseri umani che lo hanno curato, si sono occupati di lui, il che potrà avvenire in base all’auto-determinazione e all’auto-consapevolezza veicolata da ognuno. L’interesse del figlio è quindi emanazione dell’auto-determinazione e dell’auto-consapevolezza raggiunte (il fatto che quei genitori acquisiti convivano o non convivano acquisisce rilevanza straordinariamente minore). Per i genitori acquisiti, non ha molto senso e significato il principio di bi-genitorialità se questi è evidenza di un dato convenzionale precostituito, acquisito, appunto.
Quando il bambino è molto piccolo, appena nato, assume rilievo e significato la responsabilità educativa e di cura, compito per il quale ogni genitore acquisto dovrebbe provvedere con una propria e adeguata formazione e preparazione specifica. Il primo, fondamentale, compito è che la genitorialità acquisita sappia provvedere alla soddisfazione dei metabisogni del figlio. Distinguo i metabisogni dai bisogni-desideri dal fatto che se non si soddisfano i primi, il figlio produrrebbe, inesorabilmente, il punto morte. I metabisogni infatti sono:
- il mangiare-bere-digiunare;
- il dormire;
- il respirare;
- l’evacuare;
- il congiungersi (che include l’affettività…);
- la pulsione autopoietica a vivere e a conoscere.
Invece, non soddisfacendo i bisogni-desideri, il figlio non produrrebbe il punto morte. Al soddisfacimento dei metabisogni, si integra quello per cui il genitore educa, offre affetto, istinti-emozioni, apprendimento, necessari al naturale sviluppo integrale del figlio.
La genitorialità deve essere consapevole dei principi pedagogici e psicagogici anche d’avanguardia, che intende somministrare al figlio.
Per tale operazione ciò che si richiede è autoconsapevolezza vissuta e questa può essere potenzialmente prodotta sia dal single, che dalla coppia, o da più esseri umani, indipendentemente, quindi, sia dal numero sia dagli orientamenti sessuali:
tutti sono potenzialmente in grado di somministrare cure, amorevolezza, difesa e protezione dai pericoli e così via.
Principio di responsabilità
Quindi, sia per chi li procrea direttamente, sia per chi usa altri sistemi, è richiesto il principio di responsabilità a tale assunzione.
Tutti, potenzialmente, possono assumere la genitorialità.
L’essere cresciuti da genitori lesbiche e/o gay, esattamente come l’essere cresciuti da coppia etero o da single, ha le stesse possibilità di efficacia o di non efficacia e ciò dipende soltanto dal grado di formazione vissuta e di auto-consapevolezza raggiunti.
Anche per questi motivi, la cosiddetta legalizzazione del matrimonio tra persone dello stesso sesso è irrilevante, nel senso che ognuno potrà assumere, liberamente, se stipulare un contratto matrimoniale o meno, ma questo non ha nulla a che vedere con la somministrazione e la consapevolezza di una pedagogia-psicagogia adeguata.
Uno stato laico, degno di questo nome, se proprio vuole reiterare nella convenzione matrimonio, dovrà semplicemente mettere tale istituto a disposizione del cittadino, non importa se etero o omosessuale o quant’altro, in quanto l’orientamento sessuale riguarda soltanto l’auto-determinazione personale.
- Quindi chi è il “vero” genitore, quello biologico o quello che assiste e cura il figlio?
Entrambi: quello biologico, per natura (e pedagogia), quello acquisito, per pedagogia.
Per sopravvivere, per vivere, i bambini non hanno genericamente bisogno di un padre o di una madre, ma devono poter soddisfare metabisogni, bisogni-desideri psicosomatici, integralmente, indipendentemente da chi consenta questo, nella fasi in cui è necessario.
Partecipando-osservando più profondamente la questione, ci rendiamo conto quindi che
non esiste la genitorialità etero o omosessuale,
ma soltanto la genitorialità nell’accezione indicata.
Sia i bambini che vivono con due madri o con due padri sia quelli che vivono con un padre e una madre possono, potenzialmente, produrre gli stessi raggiungimenti di interazione consapevole con se stessi e con il sociale. Peraltro, bambini con un padre e una madre non adeguatamente consapevoli possono produrre ritardi nell’apprendimento, nella consapevolezza.
In definitiva, la questione ha a che fare con la consapevolezza vissuta dei genitori che, se realmente in circolo, potrà essere somministrata con efficacia e quindi formare, educare, in modo adeguato, quei bambini all’interazione sociale, ai ruoli e all’identità convenzionalmente attribuiti al genere, all’intelligenza, all’auto-consapevolezza, alla risoluzione delle disfunzioni istintivo-emozionali, e così via.
L’assunzione del proprio orientamento sessuale riguarda il principio di auto-determinazione di ogni essere umano, di ogni Io-psyché e, se il soggetto non evidenzia e non chiede aiuto per una eventuale discrasia Io-somatica inerente tale questione, nessuno ha il titolo di poter sostituirsi a lui ed etichettarlo in modi pregiudiziali e discriminatori. In tal caso, si dovrà intervenire su questi Io-psyché, ancora non formati, alla remissione del pregiudizio e della discriminazione, proiettati sull’orientamento sessuale altrui. Sono proprio tali orientamenti che contribuiscono a indurre stressor nell’altro, lo stesso stressor che presumono di voler contribuire a porre in remissione.
La questione, quindi, non è stabilire se gay, lesbiche, etero, bi, transgender, androgini siano idonei o meno ad essere genitori, bensì considerare se il loro Io-psyché ha assunto di formarsi adeguatamente a se stesso, fino a produrre adeguate informazioni olistiche, vissute, sulla genitorialità e la pedagogia, da trasmettere.
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