Rivela, quindi,
l’intenzionalità dell’innato,
in noi stessi e nell’Universo.
L’Io-psyché dell’essere umano può creare, vivere, esperienze di vita da cui può apprendere, può estrapolare l’insegnamento che queste, sempre, veicolano anche attraverso l’attribuzione di
significati-significanti convenzionali
(il linguaggio verbale attraverso cui le descrive).
Sintetizzare e transmutare tali apprendimenti, tali significati-significanti coincide, esattamente, con la creazione della
parabola autopoietica
(auto-creata.)
Spiego.
Si tratta di una descrizione breve il cui scopo è quello di spiegare un vissuto integrale, penetrato, esteso, realizzato dall’Io-psyché dell’essere umano con uno, per così dire, più semplice allo scopo di divulgare un insegnamento bios-etico.
Parabola, infatti, significa
confronto-similitudine ma anche allegoria.
La parabola sigmasofica è un genere letterario utilizzato per descrivere i vissuti penetrati,
non ha e non vuole avere riferimenti diretti o indiretti con le parabole Cristiane o di altre religioni.
La parabola autopoietica vuole illuminare il vissuto penetrato con un unico insight intuitivo trasmutato in auto-insegnamento di vita.
Si tratta di una delle
disponibili all’essere umano.
In musico-sofia può essere utilizzata la parabola autopoietica che evidenzia, inoltre,
l’azione dell’Io-psyché dell’essere umano che ha saputo vivere, intuire,
la consapevolezza di essere
Di conseguenza, in tale processo possiamo riconoscere
l’eziologia della
musicosofia,
della parabola autopoietica
ossia,
declamare le parabole autopoietiche mentre si ascolta musica
per vivere in tal guisa,
avanguardie musicate di consapevolezza sulla vita,
raggiunte utilizzando l’intuito dall’Io-psyché dell’essere umano.
Il termine autopoiesi deriva dal greco autos che significa se stessi e poiesis, creazione, ossia
creato da se stessi.
È, quindi parabola vivente, musicata,
che, nascendo da insights intuitivi,
può suscitare nell’Io-psyché dell’ascoltatore
le stesse tipologie,
La musicosofia abbinata alla declamazione della parabola autopoietica può evidenziare, sia in chi la declama che in chi la ascolta, insights intuitivo-sincronici, che possono consentire di ri-definire, di ri-generare, continuamente, se stessi, per auto-sostenersi e auto-ri-crearsi, dal proprio interno.
Gli insights intuitivi e sincronici sono un processo innato disponibile ad ogni Io-psyché ed è continuamente auto-creato, per questo motivo la musico-sofia
va letta e riconosciuta come
insight intuitivo e sincronico
in azione.
La musico-sofia non discrimina tra interiore ed esterno, in quanto li riconosce come
campo unico, inscindibile.
Pone in remissione confini e consente di empatizzare, di
produrre stati fusionali, partecipabili
simultaneamente tra Maieuta, musicista e ascoltatore.
La musico-sofia della parabola autopoietica è la creazione continua, che può
risvegliare ogni istinto-emozione,
ogni sentimento individuale o collettivo.
L’esperienza di vita mi prova che la musico-sofia è una tecno-ontos-sophos-logia che ha il potere di far visualizzare e di far prendere coscienza dei
contenuti innati e acquisiti della coscienza umana.
Questa è una delle sue funzioni e dei suoi scopi.
Per comprendere la grande importanza attribuita dalla Sigmasofia alla musicosofia e quali influenze essa eserciti sull’Io-psyché, è necessario indicare alcuni dei vissuti diretti, da cui sono stato legittimato a creare tali affermazioni. Quando, attraverso la pratica delle
si consapevolizzano
contenuti dell’inconscio individuale,
di quello collettivo e di quello ecologico-innato,
si scopre, con grande stupore, che
tali prese di consapevolezza possono essere trans-mutate
in parabole-aforismi che le descrivono.
Ogni Io-psyché può creare parabole autopoietiche e utilizzarle come fa con una memoria, con una reminiscenza (…). L’inconscio autopoietico è quindi parte integrante di tali prese di consapevolezza che, per questo motivo, riconoscono i
ritmi della creazione continua,
della Poiesis (creazione) agente nell’innato.
La consapevolezza vissuta di contenuti dell’inconscio autopoietico è una forma di Autopoiesi olosgrafica che, se viene somatizzata attraverso la parabola, l’immagogia, accade che chi lo fa
possa innescare processi di auto-rigenerazione, di
auto-consapevolezza olistica,
facendo diventare tale azione musa ispiratrice della propria azione di vita.
La parabola autopoietica è un contenuto della coscienza,
è l’inconscio innato diveniente sensorialità operativa:
(le leggi dell’Universo, di noi stessi, che iniziamo a conoscere sotto forma di insight intuitivo e sincronico, di visualizzazione trans-mutati in parabola autopoietica).
Per questo motivo,
la parabola autopoietica veicola forme di
armonia innata,
e può essere considerato
linguaggio universale,
conoscenza e coscienza olistica in azione.
Approfondiamo
Ogni ricercatore veicola le proprie parabole, che includono elementi della propria identità-individuazione, ossia del proprio
archetipo acquisito funzione Ypsi.
La parabola è il modo di esprimersi basato sulla
similitudine
tra l’esperienza vissuta e il linguaggio che la descrive.
Le parabole autopoietiche sono incentrate sulle caratteristiche consapevolizzate dell’inconscio innato, in cui si riconoscono elementi bios-etici. Vengono redatte in modo
immediato, sintetico, intuitivo, sincronico.
Oltre al termine parabola, pensai che anche il termine aforisma potesse fare al mio caso: infatti, deriva dal greco e significa definizione, fu così che pensai di utilizzare la parabola nella formula di breve definizione condensata, sintetica, per questo motivo i termini parabola e aforisma assumono in Sigmasofia lo stesso significato. Iniziai, quindi, tale opera e, dopo non molto tempo, mi resi conto che dal tentativo di definire processi innati mi si evidenziava, di fatto, una
conoscenza filosofica
(nel senso di amore per la sapienza -vissuta-).
I temi trattati dalle parabole-aforismi Sigmasofici sono, quindi, come detto, riferibili a vissuti consapevolizzati dell’innato-acquisito che, appunto perché tali, sono trans-finitamente in azione. Nell’elaborare le parabole, ho mantenuto la loro tradizione di brevità e di sintesi. Così operando, mi sono reso conto che le parabole Sigmasofiche sono dei veri e propri
cifrari autopoietici (auto-creati).
Per cifrario intendo, specificamente
l’unione di:
- un vissuto in chiaro, ossia quanto l’Io-psyché del ricercatore ha vissuto e riconosciuto dell’innato, dell’inconscio autopoietico
con
- una parabola, ossia la trasformazione del vissuto in chiaro in testo cifrato.
Quindi, la parabola contiene tutte le in-formazioni del vissuto in chiaro, espresse utilizzando il peculiare
formante la parabola,
che a taluni, inizialmente,
sembra illeggibile
(senza una technè per decifrarlo),
fino a interpretarlo, proiettivamente, come una sequenza di frasi intellettuali (…).
Il linguaggio autopoietico è la chiave scelta per la descrizione del vissuto. Spiego. Per poter essere raggiunti, i vissuti dell’innato richiedono l’utilizzo di facoltà percettive olistiche, unitarie, non scisse (o tendenti a…). Il linguaggio verbale normalmente e convenzionalmente utilizzato è dualista, dicotomico, enantiodromico, è suddiviso in diadi: vita-morte, amore-odio, giovane-vecchio, bianco-nero e così via, termini inadeguati a descrivere vissuti olistici, integrali. Per questo motivo, utilizzo le parabole. Progressivamente, ho elaborato il linguaggio olistico-autopoietico maggiormente capace di descrivere quei vissuti. Attraverso questa modalità ho inserito, nelle parabole autopoietiche intuiti, innumerevoli significati-significanti e
diversi livelli di consapevolezza,
estrapolabili, elementi che talvolta consentono alla parabola autopoietica di stupire chi la legge-ascolta con concentrazione-meditazione.
La parabola autopoietica non è reversibile: quando descrive esperienze vissute dell’innato la sua validità non può essere messa alla prova. Si evidenzia la possibilità di reversibilità quando l’Io-psychè si rende conto che il vissuto che sta descrivendo
non è conoscenza vissuta dell’innato,
ma soltanto, per così dire, una
locuzione arguta,
forse propedeutica ad una reale percezione dell’innato.
Dopo trent’anni di ricerche pratico-teoriche, ho raccolto un significativo numero di parabole-aforismi autopoietici, di cifrari. Ogni qualvolta li leggevo, li ri-leggevo, li evocavo, mi richiamavano all’esperienza vissuta di cui erano la similitudine. Questo mi fece pensare e capire che, trasmettendoli ad altri, avrebbero potuto quantomeno stimolare riflessioni su esperienze vivibili, raggiungibili. Mi rendevo conto però che quelle parabole erano legate al mio vissuto diretto, e che altri avrebbero potuto non trovare la similitudine con qualche cosa che non avevano appunto vissuto direttamente. Decisi comunque di provare a declamarli come se fossero poesie lette ad un pubblico attento, invitato a riflettere profondamente e in modo esteso su ciò che sentivano.
Ed ancora.
Durante la conduzione degli stages di Sigmasofia, nella presentazione introduttiva del tema, integravo alcune di quelle parabole attinenti. Ebbene, pur non avendo il corrispettivo in esperienza diretta, gli Io-psyché dei ricercatori rispondevano con un aumento dell’interesse e con specifici insights intuitivi, che successivamente li avrebbero condotti ad esperienze dello stesso tipo, vissute a loro modo loro.
In quel periodo, ero molto impegnato nella ricerca di peculiari musiche che avessero il potere di indurre specifici stati Io-somatici (di potenza, di rilassamento, di ritmo ecc.) per orientare le sedute di Maieutica Io-somatica. Durante questa ricerca, mi nacque, con intensità, l’insight intuitivo della parabola-aforisma autopoietico, che si declinò nel seguente modo:
“Se unissi diverse parabole, massimo cinque, con significati attinenti, potrei creare una sorta di storia parabolica e, di conseguenza, declamandole (in specifici modi: immagogia sigmasofica) potrei indurre una serie di riflessioni e
forse di insights intuitivi in chi li legge, in chi li ascolta”.
Provai a farlo e l’effetto fu quello di suscitare in alcuni ricercatori (non in tutti) risonanze con quello che avevo sentito, pensato. Pensai: “Ho semplicemente creato una parabola evocatrice”. Decisi di utilizzarla al Kairos intuitivo che sempre si evidenzia durante uno stage di Sigmasofia: si tratta del tempo giusto, sincronico, per somministrare un orientamento verso prese di consapevolezza della propria interiorità al ricercatore.
La Via di conoscenza Sigmasofia ha sempre utilizzato le parabole-aforismi, le poesie, la musica, la danza e le canzoni durante lo svolgimento degli stages formativi. Mi fu sempre più chiaro che, come per gli stages, le musiche, le danze, le poesie avrebbero dovuto essere ancor più funzionali ad
olos-direzionare l’Io-psyché dei ricercatori verso innovative e nuove prese di consapevolezza dell’esistente.
La variabile era che i testi adatti li avevo scritti io e non avrei dovuto cercarli in quelli di altri autori.
Si formava in me sempre più chiaramente l’idea di parabola autopoietica che avrei utilizzato nei momenti immagogici. La descrivo:
- Non doveva trattarsi di una semplice composizione vocale, ma dei vissuti vocalizzati per l’Io-psyché dell’essere umano.
- Doveva esserci un accompagnamento musicale, ma anche le musiche avrebbero dovuto evidenziare caratteristiche peculiari (funzionali alla meditazione dinamica, alla pratica delle autopoiesi olosgrafiche).
- Dovevano essere destinate all’Io-psyché dell’essere umano come forma di pedagogia-psicagogia, formata da consapevolizzazioni dell’innato.
- Il testo che descriveva i vissuti innati doveva essere l’elemento fondamentale da cui si sarebbero estrapolati
- lo spazio-tempo, velocità e andamento ritmico del vissuto;
- l’armonia, per caratterizzare gli istinti-emozioni vissute e la progressione di tali istinti-emozioni;
- la melodia poetica, come proprietà emergente dal testo stesso;
- la sincope poetica, ossia la descrizione nel testo di ciò che durante l’esperienza ha interrotto o disturbato il flusso regolare ritmico e armonico;
- le parabole e le musiche dovevano essere, simultaneamente, sia melodiche che sincopate.
- Prevalentemente, non avrebbero dovuto avere ritornelli, nessun refrein.
- Non dovevano avere una conclusione, in quanto l’interiore-esterno, allo stato della ricerca, è riconoscibile come trans-finito.
- Non dovevano, rigorosamente, essere parabole leggere (di facile e immediata comprensione!)
- Non dovevano avere esigenze commerciali.
- Dovevano avere la durata, coincidente con la durata della descrizione dell’esperienza.
- Il testo essenzialmente non doveva cercare necessariamente le rime.
- I testi di tutte le parabole autopoietiche presentate dovevano essere il proseguimento contenutistico-narrativo di ognuno (in qualunque modo li si assemblasse).
Elaborati i primi riferimenti, iniziai a studiarle fino a realizzarle.
Prima di ascoltarle, voglio comunicarvi diversi passaggi e intuiti raggiunti durante gli anni di creazione delle parabole.
Elaborati i primi riferimenti, iniziai a studiarli fino a realizzarli attraverso la creazione del libro, Opera The poiesis corredato da un CD di canzoni autopoietiche (i cui testi erano, appunto, le parabole autopoietiche). La sperimentazione delle canzoni autopoietiche mi evidenziò che la loro breve durata (quattro, cinque minuti) non era funzionale ad innescare uno stato meditativo e introspettivo prolungato nel tempo (almeno un’ora…): anche facendo ascoltare, di seguito, le dieci canzoni, il cambio di testi e di significati innescava cambi continui stato Io-somatico. È accaduto che le canzoni autopoietiche sono state utilizzate per indurre momenti di bellezza momentanea, di spensieratezza riflessiva. Per questo motivo fondamentale (e per altri), recentemente, ho deciso di aggiungere alla funzione propedeutica del canto autopoietico quella che denomino:
musico-sofia della parabola autopoietica.
Le sincronicità della vita, come spesso mi accade, mi parlarono: infatti, iscritto ad un corso per pianoforte condotto dal Maestro compositore Danilo Pierini, aperto alla musica, al canto, alla danza, all’arte, accadde che mi fece ascoltare un suo brano di musica per immagini che mi piacque molto e mi indusse a chiedergli se fosse disponibile a propormi tre sue composizioni per pianoforte, ispiranti e adatte alla meditazione, all’introspezione, per sostenere
trovare un modo per “musicare”, in tal guisa, le
neonate parabole autopoietiche,
da proporre a ricercatori in Sigmasofia
Mi rispose di sì!
Sono passati pochi giorni e siamo pronti per la prima sperimentazione della
Musico-sofia della parabola autopoietica.
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