Olos-direzionamenti
per la
Scienza della coscienza e la Coscienza della Scienza
e per
l’ontos-sophos-logos-kraino della coscienza e la coscienza dell’ontos-sophos-logos-kraino
IMPORTANTE:
In questo breve saggio, in alcuni paragrafi, applico
la consapevolezza disponibile alla
Via di Conoscenza Sigmasofia,
su tematiche di interesse scientifico.
Per questo motivo è necessario affermare che
tali consapevolezze nascono da insights intuitivi e
sincronici
e non appartengono, quindi,
né direttamente né indirettamente,
al metodo scientifico
L’archetipo degli archetipi, il cifrario dei cifrari
L’inconscio autopoietico
è un concetto fondamentale della
Via di Conoscenza Sigmasofia
che ho coniato ed elaborato più di venti anni fa. Si tratta della naturale estensione dei concetti di
- inconscio collettivo coniato da Carl Gustav Jung
- inconscio personale coniato da Sigmund Freud.
L’inconscio autopoietico
è l’“inclusore” delle
leggi innate formanti:
la natura,
la manifestazione sensibile,
il vivente,
gli esseri umani,
l’Io-psychè
(…),
di cui, in gran parte,
non siamo ancora consapevoli.
Ho denominato tali leggi innate, universali,
determinismo olistico-autopoietico innato dell’Universo,
di cui uno degli ingredienti fondamentali che lo compongono è:
l’archetipo di vita-autopoiesi
(o Bios).
In Sigmasofia riconosciuto anche come
l’archetipo degli archetipi,
il cifrario dei cifrari.
La manifestazione conscia e inconscia, sensibile e sovrasensibile, localistica e non locale transfinita, complessiva, di cui sto trattando, in Sigmasofia viene descritta anche utilizzando un altro nuovo conio:
l’Universi-parte.
Approfondiamo.
Secondo alcuni studi e ricerche realizzati da fisici teorici e da astrofisici
esisterebbe più di un Universo,
per questo motivo in Sigmasofia ho denominato tale “ipotesi” con il nome di
Universi
con la i finale per inglobarli al singolare, in un unico termine, ed anche per indicare la sua
funzionalità simultanea, non scissa.
Allo stato della ricerca tale essere risulta essere
transfinito
(mai finito),
ossia, non se ne individuano i confini. Le galassie, le stelle, i pianeti, i buchi neri, le in-formazioni, le specie viventi, la coscienza, (…), che lo compongono le ho denominate
parti
da qui i termini
Universi-parte o parte-Universi.
La funzionalità simultanea dell’Universi-parte, che ingloba come processo unico coscienza e materia, quindi noi stessi, è confermata dagli studi
- sull’entanglement micro-particellare elaborati dalla fisica
e
- sull’entanglement coscienziale elaborati dalla Sigmasofia
Entanglement significa,
non separabilità
(per questo motivo, Io-psychè e soma sono inscindibili, sono un unico processo).
Di conseguenza, posso qui affermare che esiste e opera
l’Universi-parte
che evidenzia
coscienza
essendo un unico essere, tale coscienza si evidenzia e si lascia riconoscere come
campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psychè
(questa formulazione, per indicare che l’Io-psyché che opera in ogni essere umano è entangled
con il campo coscienziale inscindibile olos-presente in tutto l’Universi).
Se avete seguito, qui è possibile indicare che:
- l’Io-psychè di ognuno può formarsi a se stesso e arrivare ad essere consapevole di alcune parti di detto campo coscienziale -entangled- da cui si evidenzia e non consapevole di molte altre. Indipendentemente da quanto un Io-psyché ne sia consapevole o meno: tale campo coscienziale dell’Universi-parte funziona simultaneamente,
è un unico essere in azione,
senza alterità
(a livello micro-particellare e oltre è così).
L’inconscio autopoietico può quindi essere adeguatamente descritto come la naturale estensione dell’Io-psyché di ogni essere umano, non nasce, rigorosamente, dalla cultura con-partecipata, esso è governato da
leggi innate
che dobbiamo consapevolizzare attraverso il vissuto diretto.
L’Io-psyché di ogni essere umano, di fatto, è inscindibilmente unito a tali leggi ecologiche, ecosistemiche innate, ossia a un substrato a una
scaturigine comune,
identica per ognuno:
- le leggi innate (determinismo olistico-autopoietico) che sono in grado di creare una galassia, la nascita di una supernova, di evidenziare milioni di specie, noi stessi (…) sono le stesse per ognuno, in quanto
tutto è entangled (non separabile) da qualunque altra parte-Universi.
Tutto l’insieme di funzionalità innate appena indicate, per comodità espositiva l’ho sintetizzato nel concetto di
archetipo di vita-autopoiesi
che è lo stesso per ognuno
e senza variazioni, poiché tutti con-partecipiamo, l’Universi di cui siamo parte e la stessa vita-autopoiesi che permette, per automatismo innato, al cuore di battere, ai polmoni di respirare, al sangue di circolare (…), indipendentemente dalla cultura collettiva o personale veicolata.
Ho introdotto il concetto di inconscio olistico-autopoietico per denominare un modello esplicativo con cui mi è stato possibile descrivere uno dei principi attivi fondanti l’esistente, riconosciuto vivendo.
Vediamo ora che cosa significa il termine archetipo accezione Sigmasofica.
Archetipo deriva da archè
che significa inizio, principio originario
e typos che significa modello.
Il termine l’ho utilizzato per indicare la
forma innata della manifestazione sensibile, dell’Universi, di noi stessi.
Approfondiamo e veniamo al:
Primo assioma Sigmasofico
L’Universi nella sua evidenziazione micro-particellare e coscienziale è un unico e simultaneo organismo vivente e noi stessi, ogni suo ingrediente, ogni sua componente, siamo le sue parti, inscindibili da esso.
L’Universi-parte, noi stessi, è il più grande mistero di sempre che stiamo, progressivamente, attraverso l’esperienza diretta, consapevolizzando. Tale sperimentazione alimenta, in misura progressivamente maggiore, la curiosità: più viviamo scopriamo e più ci motiviamo.
L’Universi-parte esprime ed è la vita-autopoiesi complessiva che possiamo riconoscere nelle sue parti: dai microbi più millimetrici, ai mammiferi organicamente complessi, ma tutte queste parti sono integrate e funzionanti simultaneamente. Sempre per entanglement micro-particellare e coscienziale, come detto, esprime i pianeti, le galassie, le stelle, i buchi neri (…), ossia,
vita-autopoiesi in azione
Secondo la convenzione riduzionista che molti studiosi seguono, noi esseri umani, incarneremmo una parte infinitesimale di tale Universi, e come parte infinitesimale possiamo muoverci, per così dire, autonomi e semoventi, ma inseriti nel processo unico simultaneo indicato.
L’Universi-parte transfinito di cui sto trattando è, in tutte le sue parti,
soltanto organico!
È transfinitamente in vita-autopoiesi e include singoli esseri viventi (parti) che esprimono, il loro nascere, il loro crescere e il loro morire, ma in modo inscindibile da quell’essere complessivo che siamo. Per questo motivo, il punto vita e il punto morte sono parti integranti, sono fluttuazioni continuamente espresse dal determinismo innato di tale organismo.
Sono pronto per evidenziare il
Secondo assioma Sigmasofico
L’Universi-parte nella sua essenza innata
opera nel continuo presente
e può creare ogni spazio-tempo,
per questo motivo è possibile affermare che
è transfinitamente in esistenza!
La pratica operativa della Sigmasofia mi ha permesso di creare innovativi e nuovi insights intuitivi e sincronici sull’Universi-parte, su noi stessi. Tali vissuti intuitivi indicano che il
modello del Big Bang proposto dalla scienza
debba essere riconosciuto in altri modi,
specificamente come un accadimento continuamente creabile,
in specifici modi, dall’Universi-parte transfinito.
L’Universi-parte, infatti, si evidenzia come un continuo flusso di anti-materia, di meccaniche sub-quantistiche e quantistiche, di microparticelle veicolanti in-formazioni (campo coscienziale) senza inizio né fine, ma che può generare ogni spazio-tempo.
Partecipiamo-osserviamo insieme che cosa in Sigmasofia si intende per anti-materia.
Non essendo dei fisici, necessariamente ho dovuto riconoscere concetto di antimateria nel suo corrispettivo coscienziale, ossia nel già citato
campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psychè
in cui agiscono
in-formazioni innate (genoma coscienziale),
il corrispettivo di ciò che in scienza
denominano anti-particelle.
L’intensità del campo coscienziale, per massa, corrisponde a quella della materia esistente. Il genoma coscienziale (antiparticelle) ha una carica di segno-opposto complementare alle microparticelle che esso stesso evidenzia. Le leggi innate da cui si evidenziano le funzionalità del genoma coscienziale sono inscindibili da quelle che troviamo nella materia, appunto perché questa ne è la densificazione.
Per leggi a lui intrinseche, nel campo coscienziale si evidenzia il processo di
annichilazione autopoietica
(ossia, ovvero la transmutazione del genoma coscienziale in micro-particelle -densificazione-),
si individua così che ogni
singolo gene coscienziale
(formante le regioni genomico-coscienziali)
corrisponde ad ogni singola microparticella (densificazione in materia) esistenti. Le funzioni del campo genomico coscienziale coincidono con quelle della manifestazione sensibile in microparticelle e per questo motivo sono equilibrate, costanti.
Non si tratta del
principio di conservazione della coscienza-massa
(massa energia),
ma quanto del
principio di equilibrio e simmetria della coscienza-massa.
Campo coscienziale e materia sono un unico processo inscindibile per questo motivo non è corretto affermare che ci sia una prevalenza di materia.
In realtà non si producono
coppie di gene coscienziale-microparticella
(particella-antiparticella)
ma un campo complessivo unico funzionale.
Ovviamente tale funzionalità complessiva
dovrà essere descritta da un unico strumento matematico
e da un’unica esegesi coscienziale vissuta:
la compatibilizzazione tra relatività e meccanica sub-quantistica è la prima azione da fare per comprendere e consapevolizzare le estensioni coscienziali di cui sto trattando.
Non c’è alcuna differenza tra genoma coscienziale e microparticelle ed anche l’attribuzione di carica positiva e di carica negativa distinte dalla fisica, dovranno trovare l’unica formula (coscienziale) che le descriva, come funzionamento simultaneo, come un unico processo, ossia il motivo vero per cui si riconosce la stabilità dell’Universi. Quando si applica la visione simultanea del processo funzionale Universi sensibile e sovrasensibile, ci si rende conto che
non esistono più particelle di un tipo, piuttosto che di un altro tipo,
in quanto sono un unico campo
e che soltanto l’interpretazione riduzionista in quanto incompleta e momentanea scientifica suddivide in quel modo.
In realtà, non si produce antimateria, ma il processo va riconosciuto in un altro modo: esiste il campo-genoma coscienziale che per leggi innate intrinseche (determinismo olistico-autopoietico dell’Universi-parte) evidenzia materia. Il campo coscienziale non ha, per così dire, vita breve ma è transfinitamente in vita-autopoiesi e non si annichila a contatto con la materia, ma egli stesso produce annichilazione e da quel processo si evidenzia materia. Questo processo è continuamente in essere nell’Universi.
Nell’Universi-parte, noi stessi il campo-genoma coscienziale e la materia sono sempre uguali, sono lo stesso processo e attraverso l’annichilazione (accezione Sigmasofica) evidenziano la manifestazione sensibile dell’Universi, per questo non c’è squilibrio in un presunto favore della materia.
Materia e antimateria non si allontanano e non esiste nessuna repulsione tra loro, ma funzionalità simultanea. Annichilendosi, il campo coscienziale evidenzia materia, è l’archetipo di vita-autopoiesi in azione.
Qui è possibile affermare il
Terzo assioma Sigmasofico
A dare inizio al Tutto non fu il Big bang, non fu la singolarità, ossia un non meglio definito punto dell’Universo, con densità e temperature infinite, che esplose, producendo un’espansione dello spazio-tempo e quindi della materia che progressivamente si va raffreddando.
In quanto questo passaggio non spiega esaurientemente
- che cosa sia questo punto
- cosa accadde e cosa c’era prima di questa presunta singolarità
Qui è necessario spiegare, per quanto possibile, la singolarità: stando ai riferimenti ufficiali scientifici, le leggi della fisica si sarebbero formate soltanto dopo la creazione dello spazio-tempo, ciò significa che nella singolarità e nelle sue estensioni, per così dire a monte, le
leggi della fisica non hanno significato,
perché in quella fase non erano state ancora create.
Infatti, la visione intuitiva Sigmasofica, individua la singolarità, come
la porta che conduce all’in-formazione innata,
al campo coscienziale in-formato,
la cui densificazione o annichilazione autopoietica è ciò che va a evidenziare, le microparticelle, le meccaniche sub-quantistiche e quantistiche e i campi conosciuti (elettro-magnetico, elettro-debole, elettro-forte, atomico-nucleare, gravitazionale, morfo-genetico.
Il riferimento convenzionale che l’Universi, di cui siamo parte, esiterebbe da 13, 73 miliardi di anni, lo si dovrà riconoscere come inserito in queste funzionalità, oltre singolarità (oltre il Big-bang).
Mi sembra perfino superfluo, qui, ri-affermare (ma è necessario) che quanto sto illustrando ha a che fare con consapevolezze coscienziali e non con ricerche nascenti dal metodo scientifico quali
l’unificazione della relatività generale con la teoria quantistica
(la T.O.E. Theory of Everything, che gli scienziati stanno cercando da oltre un secolo).
Utilizzando i riferimenti Sigmasofici-coscienziali si riconosce che la
- relatività generale, evidenzia le leggi della sensorialità, della percezione, della manifestazione sensibile, macroscopica, evidente
- la teoria quantistica ha scoperto leggi innate che sembrano contraddire quelle della relatività generale, ma che invece sono perfettamente simmetriche e compatibili.
Sul piano coscienziale corrispondono
all’individuazione-consapevolezza acquisita di un essere umano
e alle sue estensioni come inconscio personale-collettivo e autopoietico.
Come detto, quella che sto descrivendo è soltanto la
consapevolezza olistico-autopoietica, intuitiva
riconosciuta attraverso la pratica Sigmasofica
Quindi, veniamo al punto,
il Big-bang non esiste e non è mai esistito
nei modi e nelle forme descritte dalle attuali esegesi scientifiche.
Questa mia visione-consapevolezza intuitiva, riconosce il corrispettivo interiore della singolarità (accezione scientifica), come la porta d’ingresso al
campo coscienziale innato, in-formato,
in stato di Entanglement coscienziale,
che opera alla sua essenza:
di fatto,
non esiste l’evoluzione dell’Universo
così come descritto dalle leggi della relatività generale di Einstein, appunto perché queste sono
funzionalità soltanto localistico-riduzioniste, che si evidenziano inscindibilmente appunto da funzionalità non localistiche, olistiche, simultanee, in stato di entanglement e al di fuori di ogni identificazione-fissazione nel solo spazio-tempo
(direzione passato-presente-futuro).
Se si riconosce il Big-Bang in altri modi, di conseguenza, anche il riconoscimento del cosiddetto e supposto Big-Crunch seguirà la stessa sorte e sarà interpretato in altri modi. Provo a illustrare la mia consapevolezza intuitiva con un esempio:
in questo momento, sul Pianeta Terra dove ci individuiamo si stanno evidenziando migliaia di nascite di esseri viventi e simultaneamente migliaia di morti di esseri viventi, come se fossero fluttuazioni continuamente emesse e riassorbite dall’ambiente complessivo, ossia dall’Universi di cui siamo parte. Nell’Universi sta avvenendo lo stesso processo: la nascita di galassie e la morte di galassie, la nascita di pianeti-stelle e la morte di pianeti-stelle (…). Un sorta di modello frattale, di auto-somiglianza tra parti, che si evidenzia ovunque, e noi esseri umani, veicolatori di Io-psyché possiamo riconoscere tali processi, in quanto ne siamo parte integrante.
Le in-formazioni non localistiche o determinismo olistico-autopoietico
di cui sto trattando non seguono le funzionalità della relatività generale
ma possono crearla, la includono e la trascendono.
Per questo motivo,
il concetto di Big-Crunch troverà la sua remissione e transmutazione nel concetto di Universi-parte transfinitamente in vita-autopoiesi.
Le in-formazioni innate del campo coscienziale sono, per così dire, prive di massa ed evidenziano per annichilazione-densificazione le micro-particelle in-formate, quelle che andranno a formare il genoma, le molecole più complesse, noi stessi.
L’espansione dell’Universo e la radiazione cosmica di fondo sono processi creati, inclusi e trascesi da tale campo coscienziale olistico-auto-poietico in-formato e transfinito
L’Universi-parte, non ospita, rigorosamente, la vita ma è egli stesso,
l’archetipo di vita-autopoiesi complessiva in azione!
Le sue leggi innate non sono modificabili, esse sono così come sono per natura innata (ancora in gran parte da consapevolizzare, da conoscere).
Veniamo ora al
Quarto assioma Sigmasofico
La cosiddetta selezione naturale è soltanto un’interpretazione riduzionista e proiettiva data dall’Io-psyché e dalla sua incompleta auto-consapevolezza attuale, infatti, le parti-Universi sono tutte viventi, si evidenziano e funzionano in base a quelle leggi innate transfinitamente in essere che non sono quindi evoluzione biologica,
ma vita continuamente presente dell’Universi-parte, noi stessi
L’Universi-parte non si è evoluto nella storia ma si è semplicemente espresso in base alle proprie leggi e
non ha mai prodotto variazioni biologiche casuali,
scaturenti dal caso e dalla necessità!
E men che meno ha proceduto per selezione delle stesse, le strutture semplici e le strutture complesse sono parti integranti delle sue leggi innate.
Non esiste una selezione naturale cosmologica,
ma il suo modo innato di funzionare.
Siamo ora al
Quinto assioma Sigmasofico
L’Universi-parte transfinito, noi stessi, non può auto-riprodursi ma può includere dentro di se funzionalità di riproduzione di parti-Universi.
ad esempio, alla cosiddetta morte di una stella si forma appunto il buco nero e anche all’interno del suo orizzonte si evidenziano trans-mutazioni che edificano ciò che denominiamo nuove regioni di spazio-tempo, le quali potrebbero esistere esattamente come ci indicano le funzionalità dell’Universi-parte illustrate prima.
È una forma di bios-ontos-sophos-logia dell’Universi-parte che genera ad esempio, progenie attraverso i buchi neri, per questo motivo, tali processi genealogici li riscontriamo nella biologia scientifica che attualmente riconosciamo.
Sono soltanto esempi per indicare che
l’Universi-parte è un organismo vivente senza alterità
e che la vita-autopoiesi non è soltanto, come proiettivamente ritenuto, un fenomeno localistico, ma è olos-presente in esso e per entanglement, in noi stessi.
L’archetipo degli archetipi vita-autopoiesi, accezione Sigmasofica, è la caratteristica dell’unico essere vivente, l’Universi-parte che manifesta: omeostasi, metabolismo, riproduzione intrinseca, transmutazione. Per questo motivo, dovremmo essere orientati verso la creazione di una nuova bios-ontos-sophos-logia dell’Universi-parte, di noi stessi.
Il determinismo olistico-autopoietico dell’Universi-parte evidenzia funzionalità olistica che include e trascende i diversi meccanicismi, rendendo così in vita-autopoiesi ogni parte-Universi, voglio comunicare questa intuizione con il
Sesto assioma Sigmasofico
non esiste materia inanimata, inorganica
tutto è in-formato, è vita, è organico.
Le parti-Universi hanno un proprio ciclo di vita-autopoiesi, perfettamente incluso in quello dell’Universi e in questa loro evidenziazione localistica si riproducono, si adattano all’ambiente in un processo funzionale che, come detto, non va letto come evolutivo.
L’Universi-parte è quindi un sistema integralmente vivente, organico in ogni sua parte, nulla escluso, che trasmette in-formazioni utilizzando in base alle nostre convenzioni leggi innate in modo ordinato: il DNA dell’Universi-parte (o genoma coscienziale)
Il sistema unico Universi-parte crea ed evidenzia in tutta la sua superfice (transfinita) nelle parti-Universi incluse in esso in-formazioni (energia), ma questa creazione, questa fluttuazione tende nella parte, localisticamente, a ridursi: è l’entropia. Quindi, di conseguenza la parte-Universi per compensare tale entropia (che conduce al punto morte localistico) preleva energia, in-formazioni dall’ambiente complessivo, mantenendo, quindi, esistenza localistica in modo stazionario, nella parte, per il tempo “previsto”:
è il metabolismo e l’omeostasi
della parte-universi,
dell’essere umano,
uno dei principi attivi innati dell’Universi che ritroviamo ovviamente nella parte.
Tutto questo è espresso dall’Universi-parte che continua ad evidenziare e a riassorbire parti-Universi, continuamente (nascite e morti).
Partecipiamo-osserviamo insieme alcune in-formazioni olistico-autopoietiche innate:
Omeostasi e Auto-determinazione, auto-organizzazione, auto-realizzazione:
- Omeostasi: capacità di evidenziazione e di regolazione interiore-esterna attraverso cui si auto-mantiene costante anche a fronte di cambiamenti prodotti dalle parti-Universi da lui stesso evidenziate
- Auto-determinazione, auto-organizzazione, auto-realizzazione: è la facoltà dell’Universi-parte di auto-conversione, di auto-transmutazione dell’autopoiesi (energia) in parti-Universi che può utilizzare per il funzionamento del suo stesso organismo e per la produzione delle parti-Universi stesse, si tratta del metabolismo autopoietico che può evidenziarsi in due modi differenti:
- l’Universi parte può creare l’insieme dei processi di sintesi (bios-formazione) delle bios-molecole (molecole organiche) di diversa complessità è l’anabolismo autopoietico che significa, tirare su costruire
- L’Universi-parte può creare un insieme di in-formazioni di processi strutturalmente più semplici e con meno energia di cui quella in eccesso viene liberata in energia termica e chimica, è il catabolismo autopoietico che significa demolire, destrutturare. Il catabolismo autopoietico assicura l’eliminazione di alcune sostanze di scarto, ormai non più utilizzabili.
Approfondiamo.
L’Universi-parte crea, evidenzia i processi della riproduzione di parti simili a se stesso pone in remissione ogni forma di adattamento della parte all’Universi in quanto sono uno stesso processo simultaneo. Di qui il
Settimo assioma Sigmasofico
L’Universi-parte (noi stessi), l’archetipo di vita autopoiesi che esprime
è un sistema innato, olistico, in grado di auto-gestirsi e di mantenersi autonomamente in uno stato di continua creazione energetica stazionaria e auto-reggente,
attraverso reazioni bios-chimiche
La vita-autopoiesi è in-formazione innata che evidenzia i cosiddetti esseri viventi, non è una proprietà emergente da essi.
Ed è questo, ri-affermo, che rende vive tutte le parti-Universi!
La vita-autopoiesi non necessita, rigorosamente,
di particolari condizioni ambientali.
Per intenderci, gli organismi che si sono evidenziati sul pianeta Terra lo hanno potuto fare in quanto le in-formazioni di vita-autopoiesi complessiva innata lo hanno permesso, quindi la vita-autopoiesi è, per così dire, continuamente presente ed esistente, così come ha prodotto l’ossigeno ha creato la colonizzazione dell’ambiente terrestre, ad esempio. Non lasciatevi ingannare dal fatto che una parte-Universi sembra poter vivere all’interno di determinati limiti, relativi all’ambiente perché quella stessa parte, qualunque essa sia, è, in ogni caso, inscindibile dalla funzionalità entangled, transfinitamente in vita e che è Universi
L’archetipo di vita-autopoiesi non ha necessità di abbondanza di acqua, ma crea parti in cui quell’elemento è fondamentale ma, nel contempo, esistono molteplici comportamenti diversi di evidenziazione e di funzionalità localistica della vita-autopoiesi.
Siamo pronti per enunciare l’
ottavo assioma Sigmasofico
Non esiste e non è mai esistita la vita non propria del pianeta Terra, ossia un’altra presunta vita extra terrestre, non esistono due vite (quella terrestre e quella extraterrestre) ma la vita-autopoiesi complessiva: come Sigmasofia conosciamo e viviamo la vita-autopoiesi complessiva dell’universi-parte (quella ad oggi consapevolizzata) per questo motivo, ho posto in remissione ogni discussione sulla vita aliena, distinta da quella terrestre: la vita-autopoiesi è unica si tratta soltanto di consapevolizzarla attraverso l’esperienza diretta.
La vita-autopoiesi dell’Universi-parte è l’intero Universi-parte in azione e ha trovato specifica evidenziazione sul pianeta Terra, in questo riconoscimento risiede la panspermia autopoietica (accezione sigmasofica),
non esiste e non è mai esistita una
esobiologia intesa come vita extraterrestre,
in quanto, ripeto, l’archetipo di vita è unico e inscindibile. La chimica della vita è dell’Universi-parte. In questo senso
non ci sono luoghi dell’Universi-parte in cui andare a cercarla,
essa è ogni dove, non ci sono posti del sistema solare in cui ci sarebbero condizioni dove questa può evidenziarsi, in quanto ogni parte, ogni luogo è espressione inscindibile della stessa vita:
l’acqua è soltanto uno degli elementi necessario per una specificità di vita, per alcune delle sue espressioni sensibili, ossia quelle che prevedono l’associazione di atomi di carbonio, ossigeno, azoto, idrogeno, zolfo, fosforo. Ma la vita si evidenzia in molti altri modi e forme e ripeto forma un campo unico.
Anche soltanto partecipando-osservando il Pianeta Terra, possiamo riconoscere diversi modi di evidenziarsi della vita-autopoiesi: in luoghi con temperature molto alte e in luoghi con temperature molto basse, ad esempio i batteri procarioti (senza nucleo) che operano vicini a sorgenti termali, ma anche a centinaia e centinaia di metri sotto la crosta terrestre, ma anche ciò che permette di aggregare e di disaggregare un quark è una forma di densificazione della vita in azione.
Qui è necessaria una specificazione che propongo attraverso il
nono assioma Sigmasofico
Non riusciamo a riconoscere la vita in azione in ogni parte-Universi perché abbiamo come assioma di riferimento che la vita debba avere specifiche e predefinite caratteristiche, ma l’archetipo innato vita-autopoiesi è molto più esteso transfinito rispetto alle interpretazioni riduzioniste della scienza della biologia attuali
L’archetipo inconscio-conscio vita-autopoiesi si evidenzia come un processo di auto-organizzazione che include la creazione, l’aggregazione e la disaggregazione di microparticelle sub-quantistiche, atomi, cellule (…), fino forgiare molecole sempre più complesse e oltre.
Tali microparticelle, atomi, cellule, molecole (…) in-formate, si assemblano e si disassemblano continuamente, fino a evidenziare catene molecolari lunghe, ossia la base bios-chimica, bios-logica per le morfologie e lo sviluppo degli esseri viventi.
Non si sviluppa la vita-autopoiesi,
ma è la vita-autopoiesi complessiva
che evidenzia le specie esistenti:
Per intenderci non esiste la presunta evoluzione di batteri che sarebbe avvenuta miliardi di anni fa
in un ambiente favorevole all’espressione delle morfologie evolutivamente assumibili dalla vita in azione, ossia sul pianeta Terra o su qualunque altro pianeta dell’Universi avente le stesse caratteristiche della Terra.
L’auto-assemblaggio delle micro-particelle, delle molecole di DNA che dalle dimensioni di nanometri divengono sempre più lunghe è determinato da specifiche in-formazioni innate presenti nell’Universi entangled.
Veniamo ora al
decimo assioma Sigmasofico
Non esistono quindi esseri viventi, ma un unico essere vivente: l’Universi transfinito che attraverso il principio attivo innato di inclusione evidenzia facoltà di auto-polarizzazione.
Spiego.
L’auto-polarizzazione della vita-autopoiesi (e non del vuoto!) descrive un processo nel quale il campo coscienziale olistico-autopoietico, produce, continuamente, come detto per annichilazione coppie di geni coscienziali-microparticelle formando così una sorta di dipolo innato. Tali coppie (formanti in campo complessivo) si ri-posizionano continuamente producendo manifestazione sensibile. Quindi,
la vita-autopoiesi o campo coscienziale olistico-autopoietico innato da cui si evidenzierà l’Io-psyché è transfinitamente pieno di in-formazioni innate (e non di vuoto!), questo processo è la
polarizzazione della vita-autopoiesi.
Si tratta di una descrizione coscienziale del processo, comprendo che per le esigenze scientifiche è generale e generica, ma il mio intento è evidenziare il quadro funzionale d’insieme del fenomeno, una possibile olos-direzionalità di ricerca, che poi dovrà essere approfondita con l’armamentario scientifico o con l’armamentario coscienziale (come nel caso della Sigmasofia).
La vita-autopoiesi in azione è in Sigmasofia
l’archetipo degli archetipi innato, fondamentale:
Il termine archetipo deriva dal greco archè che significa principio e typos che significa forma, modello.
Ossia, principio della forma, del modello, in Sigmasofia
la vita-autopoiesi:
è il cifrario di riferimento fondamentale e riconosciuto
da cui si evidenziano tutti gli altri.
La vita-autopoiesi è il cifrario dei cifrari innato perché continuamente evidenzia la funzionalità esistenziale comune che include e trascende le limitazioni, gli ostacolatori localistici, personali e ambientali. Ogni problema, ostacolatore esistenziale investito e riconosciuto come grave, evidenzia alla consapevolezza l’archetipo della vita-autopoiesi a cui l’Io-psyché fa assumere qualunque forma: con la pandemia, ad esempio, può far assumere lo stato di auto-rigenerazione-guarigione noi stessi, i medici, gli infermieri; con la politica la proiezione può riconoscere riferimento l’essere umano considerato forte, autorevole (…), ma tutto ciò non potrebbe evidenziarsi se non ci fosse, dietro, la vita-autopoiesi in azione.
La consapevolizzazione vissuta di tale archetipo ci fa riconoscere forme di auto-realizzazione e di auto-individuazione:
siamo evidenza della vita-autopoiesi in azione.
Per arrivare alla presa di consapevolezza vissuta di tale simultaneità di vita-autopoiesi, l’Io-psychè, inizialmente, sente di
stare percorrendo un viaggio in se stesso
e durante esso dovrà affrontare diversi draghi, ostacolatori, ombre, difese psicosomatiche che, temporaneamente, sembrano impedire il suo raggiungimento (considerato da taluni come una sorta di tesoro e, di fatto, lo è:
si tratta del vissuto viscerale dei principi attivi innati
che formano la vita-autopoiesi.
Durante tale viaggio iniziale si possono produrre delle identificazioni-fissazioni che la
pulsione olistico autopoietica a vivere a conoscere
(uno degli ingredienti della vita-autopoiesi)
ci condurrà al loro superamento. Transmutare e trascendere il modus operandi su cui siamo identificati è sempre
olos-direzionarsi verso la conoscenza vissuta della vita
soprattutto nelle sue regioni ancora inesplorate non consapevolizzate.
La vita-autopoiesi è potere reale continuamente presente e se effettivamente vissuta si declinerà come
volontà di consapevolizzazione dell’inconsapevolizzato.
La tecno-ontos-sophos-logia della pragmatica della disentificazione dal solo sensorio-percettivo, la transmutazione conseguente di libertà da identificazioni-fissazioni è l’arma da impugnare per penetrare, per vivere, per riconoscere lo
stato coscienziale punto morte:
un altro degli ingredienti fondamentali della vita-autopoiesi.
I cosiddetti compagni di ricerca, di viaggio momentaneo, sono funzionali alla propria presa di consapevolezza diretta.
L’archetipo innato di vita-autopoiesi, risiede in modo conscio e inconscio in ognuno e
fa parte dell’inconscio autopoietico
(da non confondersi con quello collettivo Junghiano
anche se in quest’ultimo trova forme di evidenziazione)
per descrivere tutte le
in-formazioni innate
(ordine implicito)
disponibili ad ogni parte-Universi, ad ogni essere esistente,
tale archetipo non è tramandato a livello genetico,
ma è ciò che, transfinitamente, opera e da cui si evidenzia il tramandare a livello genetico, ad esempio, sotto forma di
in-formazioni genomiche o di immagini e simboli acquisiti.
L’Io-psychè dovrà progredire e attraversare consapevolizzandolo l’inconscio collettivo
per autorealizzare la propria linea del destino.
L’archetipo di vita-autopoiesi sottende al funzionamento dell’Io-psyché. Determina il modo di funzionare dell’Io-psyché, è la fisiologia innata da cui si evidenziano tutte le produzioni dell’Io-psyché
Esso può essere raggiunto attraverso la pratica delle autopoiesi olosgrafiche
Nell’archetipo di vita-autopoiesi e nelle sue creazioni operanti nell’inconscio autopoietico ho individuato la fisiologia da cui ogni esperienza vissuta può nascere, ciò si evidenzia in ogni Io-psyché esistente in quanto tutti ne sono evidenza.
Tutti i processi Io-somatici innati del, pensare, volere, immaginare, sentire, concettualizzare (…), sono esprimibili da chiunque senza distinzione di luogo e di tempo, si manifestano nel modo da tutti vissuto e possono essere descritti anche in forma simbolica sono il patrimonio innato dell’Io-psyché.
La rivoluzione apportata dall’Io-ontos-sophos-logia è quella di portare i vissuti inerenti il conoscere polarizzando l’azione conoscitiva sul centro dinamico dell’Io-psyché che indaga se stesso.
La conoscenza vissuta e consapevolizzata è un processo che si svolge in tale azione. Potendolo fare ogni momento, l’Io-psychè è ininterrottamente in conoscenza vissuta di se stesso che potrebbe raggiungere le proprie estensioni non localistiche.
L’archetipo della vita-autopoiesi evidenzia specifiche caratteristiche funzionali vediamo come si declinano e come le ho riconosciute:
La vita-autopoiesi ha certamente una capacità, quella di creare utilizzando funzioni presenti in se stessa, ad esempio, attraverso la riproduzione sessuata crea nuovi corpi, specie diverse, ogni sua cellula in cui si esprime. Utilizzando l’Io-psychè, possiamo creare molteplici cose: scienza, filosofia, spiritualità, conoscenze di ogni tipo, lo facciamo utilizzando una funzione che abbiamo denominato intelligenza. Ebbene ogni Io-psychè può creare le proprie azioni di vita in base anche a sue caratteristiche acquisite oltre che innate. Siamo partecipatori attivi. La facoltà di creare possiamo evidenziarla attraverso l’auto-determinazione, l’auto-realizzazione l’auto-organizzazione, l’omeostasi, la l’auto-rigenerazione, la conoscenza
Indipendentemente dal contesto storico sociale politico religioso in cui siamo nati tali funzioni per determinismo innato sono in azione,
Non esiste la mia vita, ciò che esiste è la vita-autopoiesi dell’Universi di cui siamo parte inscindibile.
Quello che sto descrivendo è uno dei modelli più profondi dell’Io-psyché attraverso cui ognuno può evidenziare le percezioni, le consapevolezze, presenti in se stesso e attraverso cui riconosciamo noi stessi e il mondo. Si tratta dei cifrari (degli assiomi) olistico-autopoietici a cui il Maieuta di Sigmasofia (l’Io-psyché che sperimenta se stesso) attinge continuamente e da cui fa scaturire le teoresi conseguenti tale vissuto viscerale integrale. Il Maieuta Sigmasofico li raggiunge e consapevolizza attraverso la pratica continua delle Autopoiesi olosgrafiche che permettono di consapevolizzare l’inconscio collettivo e soprattutto l’inconscio autopoietico.
L’archetipo di vita-autopoiesi è il processo innato che permette la realizzazione delle esperienze (prodotte dall’essere vivente) e attraverso cui abbiamo prodotto l’acquisito, sostanzialmente le consapevolizzazioni dell’innato (scienza, filosofia…),
non si tratta quindi di uno sviluppo della coscienza
ma di sviluppo della consapevolezza vissuta che abbiamo dell’esistente
(ovviamente non mi riferisco a ipotesi o a speculazioni noetiche, intellettuali).
Tutto ciò è riscontrabile nell’inconscio collettivo e soprattutto in quello olistico-autopoietico di tutti i popoli, di tutti gli esseri viventi, di ogni parte-Universi, senza distinzioni di spazio-tempi, di luoghi di culture. Tali in-formazioni innate l’Io-psychè ha saputo esprimerle anche attraverso simboli, che non pre-esistono all’Io-psyché ma sono uno dei suoi contenuti.
Uno dei risultati fondamentali raggiunto dalla Via di conoscenza Sigmasofia è quello di aver saputo vivere la transmutazione del momento analitico (propedeuticamente talvolta ancora utilizzato) in esperienza penetrata e consapevolizzata realizzata al di fuori del linguaggio verbale (analitico appunto).
Altro risultato fondamentale è la capacità di raggiungimento vissuto della remissione della terapia, in favore del raggiungimento delle facoltà di auto-rigenerazione-guarigione e conoscitive che l’Io-psychè attua su se stesso, procedendo nell’auto-esplorazione vissuta di se stesso, processo che ci ha consentito di consapevolizzare la complessità dell’Universi di cui siamo parte inscindibile.
Sostanzialmente, l’archetipo è soltanto uno, fondamentale che, per comodità espositiva, distinguo nei diversi modi in cui può esprimersi a seconda del contesto, della situazione di vita e della funzione Ypsi /avanguardia di autoconsapevolezza) che veicola.
Vediamo ora soltanto alcuni dei modi attraverso cui l’archetipo di vita-autopoiesi è stato espresso sul piano Io-somatico dai ricercatori:
Archetipo di vita-autopoiesi: spontaneità
La spontaneità è un ingrediente dell’Io-psyché che vive la vita senza ostacolatori, senza colpevolizzazioni, senza stereotipie, è il flusso continuo di istinto-emozione che potenzialmente possiamo porre a sostegno di un azione di vita: viaggi, lavoro, progetti relazioni ecc.
Ogni pedagogia-psicagogia somministrata dall’Io-psyché con spontaneità innata, ossia senza deviazioni dell’acquisito (non simmetrico, non diretta emanazione, non in fase con l’innato) di fatto trasmette, evidenzia e sviluppa le facoltà innate-acquisite, le capacità di ognuno. È una dimensione che sicuramente abbiamo vissuto con intensità nell’utero materno dove le in-formazioni di creazione insite nello zigote hanno, letteralmente, creato, evidenziato, l’Io-soma, lo stato di creazione in azione che agisce pre-pensiero, ad esempio la spensieratezza che trova evidenza, continuità nei primi anni di vita (prima delle sovrapposizioni dell’acquisito spesso non simmetrico a tale spontaneità, a tale automatismo innato)
L’archetipo della vita-autopoiesi: spontaneità, è la parte di noi stessi che l’Io-psychè di ognuno sente di voler raggiungere ogni volta che l’acquisito devia anche significativamente da tale flusso, che pur rimanendo sempre nel suo flusso è coperto da significati significanti e relative emozioni in cui in quel momento storico siamo identificati. È tale flusso innato che abbiamo in noi stessi quello che ci permette di riconoscerlo in azione in ogni parte-Universi anche se identificata in forme acquisite ostacolanti.
Riconosciamo tale archetipo in azione durante l’apprendimento, il suo ostacolatore è appunto l’acquisito non simmetrico ad esso, che ha deviato da esso e che anche per questo motivo evidenzia conflitto, problemi con se stessi e nella relazione, se devia dalla funzionalità innata diviene necessariamente dicotomico, dualista, bi-polare, enantiodromico, e se identificato in questo, arriva a proiettare su altri tale stato di inconsapevolezza e di deviazione ostacolante.
L’archetipo di vita-autopoiesi: ricercatore
Quando nella funzione Ypsi in cui ci riconosciamo e agiamo riconosciamo ostacolatori, problemi disagi, dolore, angosce (…) e quindi ci auto-percepiamo e auto-riconosciamo come insoddisfatti della nostra azione di vita, e le situazioni vengono fatte oggetto di perdita di significato-significante, significa che la declinazione
ricercatore dell’archetipo di vita autopoiesi
si sta svegliando, sta per entrare in qualche modo in azione. In realtà il ricercatore è un ingrediente insito nella pulsione innata, nel metabisogno pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere che riscontriamo come in-formazioni già nello zigote quando crea il corpo (cosa altro fa se non ricercare auto-consapevolezza, ogni essere umano dimostra a proprio modo questo)
Lo stato di insoddisfazione, di non penetrazione dei significati-significanti dell’esistenza induce alla ricerca del Santo Graal ossia di una transmutazione dello stato che si sta vivendo, con conoscenze vissute a cui attribuiamo significati esplicativi del vivere che ci interessano, non esauribili dalla loro ripetizione, ma che all’opposto dopo ogni ripetizione evidenziano ulteriori significati. Si tratta dell’inizio della transmutazione dell’identificazione-fissazione nel solo sensorio-percettivo, nei soli significati-significanti acquisiti.
Come già indicato, la pulsione olistico-autopoietica a vivere che troviamo all’opera nello zigote mentre crea letteralmente il corpo è la declinazione ricercatore dell’archetipo di vita-autopoiesi. Tale pulsione quando raddoppia lo zigote, quando diviene morula e così via è sempre registrata come un’espansione dell’Io-psyché (che è parte integrante appunto del soma), tale espansione quando vissuta consapevolmente suscita lo stato Io-somatico che riconosciamo sotto il nome di beatitudine, di instasi-estasi, stati Io-somatici che molti ricercatori in Sigmasofia tentano di consapevolizzare, di vivere (tale pulsione è infatti all’essenza sempre attiva, spesso la consapevolezza non è allineata.
Il ricercatore in Sigmasofia viaggia al confine tra stato di avanguardia di consapevolezza e insight intuitivo e sincronico (l’espansione): se effettivamente raggiunto l’insight intuitivo-sincronico ci dimostra l’avvenuta estensione di consapevolezza dell’Io-psyché, evidenziando così il quantum di vita-autopoiesi consapevolizzato.
Il ricercatore è auto-individuazione in divenire, è uno degli ingredienti dello stile di vita del ricercatore in Sigmasofia.
La declinazione ricercatore dell’archetipo di vita-autopoiesi è quello che taluni denominano, autenticità di azione (sinonimo di spontaneità), in realtà l’Io-psyché vuole conoscenza e coscienza olistico-autopoietica, vissuta.
A volte, alcuni Io-psyché segnalano, ossessivamente, di volere indipendenza, autonomia e proiettano la paura di legarsi ad un altro/a, senza rendersi minimamente conto che a livello di vita-autopoiesi sono in stato di entanglement coscienziale e micro-particellare con la parte da cui vogliono individuarsi: attraverso l’indipendenza-autonomia cercano la conoscenza, ritenendo che il legame con altri possa essere ostacolante e non percepiscono che ne sono già parte a livello di funzionalità innata, quindi ciò che li renderà indipendenti è soltanto una differenza di significati acquisiti personali, è soltanto voglia di potere nella relazione discrasica tale modalità è ostacolante, non è autonomia fusionale.
Chi ricerca l’individuazione senza la consapevolezza dell’entanglement, in realtà proietta solipsismo: è il vero induttore di scissione proiettiva, di separazione proiettiva, dalla consapevolezza olistico-autopoietica, unitaria.
L’archetipo di vita-autopoiesi: entropia-sintropia
La parola entropia deriva dal greco en, che significa dentro, e tropé, che significa trasformazione, ossia trasformazione da dentro, in Sigmasofia viene interpretata come la misura della deteriorabilità presente in una parte-Universi, in riferimento alla sua manifestazione acquisita.
La parola sintropia in Sigmasofia indica l’organizzazione degli elementi Io-somato-autopoietici, o funzione Ypsi attraverso cui gestiamo, includiamo, transmutiamo la misura della deteriorabilità presente in una parte-Universi, ossia la tendenza naturale al disordine, alla deteriorabilità. La sintropia pertanto modifica un sistema da disordinato a ordinato, da deteriorabile a non deteriorabile
In chiave Sigmasofica, la manifestazione entropica nell’essere umano, nell’Io-psyché è molto istruttiva, infatti, può risvegliare insights intuitivi funzionali alla transmutazione dello stato in essere, anche direzionandoci verso l’archetipo di vita-autopoiesi. Ad esempio, quando si vive uno stato di dolore, di conflitto, di lutto, di separazione (deterioramento dello stato precedente), l’istinto-emozione che si sente può essere molto intensa, di conseguenza, se si assume di voler transmutarlo l’Io-psyché dovrà produrre un’intensità e un significato (funzione Ypsi, consapevolezza) pari o superiore a quello in essere: significa che su ciò che stiamo manifestando come entropia, dovremo applicare sintropia, ossia ciò che ha il potere di farci riconoscere in misura maggiore il ricercatore (vedi punto precedente)
L’entropia si può evidenziare con forme e comportamenti auto-distruttivi, auto-aggressivi (dolore conseguente a violenze fisiche, psichiche).
La sintropia si può evidenziare con forme e comportamenti auto-ricercanti la transmutazione della naturale entropia (della parte-Universi) per evidenziare, benessere, salute: ma, ovviamente, si tratta di forme propedeutiche, preparatori del ricercatore che vanno in direzione della comprensione vissuta di ciò che genera lo stato coscienziale punto vita (nascite) e lo stato coscienziale punto morte (morte) delle parti-Universi: l’archetipo di vita autopoiesi dell’Universi-parte, noi stessi.
Quando dall’entropico-sintropico risaliamo alla vita-autopoiesi di cui sono emanazione consapevolmente si evidenziano forme di autorigenerazione-guarigione autopoietica, una sorta di creazione di consapevolezza di un processo sempre in azione, la funzione che ci permette di transmutare gli opposti-complementari in cui siamo identificati Si inizia a vivere consapevolmente la spontaneità innata, il metabisogno pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere.
Quando si reintegrano sul piano dell’autoconsapevolezza vissuta le causalità che permettono l’esistenza del nascere e del morire si intuisce in misura maggiore che cosa significa:
vivere, la remissione dell’entropia-sintropia
L’archetipo di vita-autopoiesi: madre-padre di se stesso
La manifestazione madre-padre di se stessi dell’archetipo vita-autopoiesi la si riconosce quando l’Io-psyché deve, appunto, assumere dì essere padre-madre di se stesso e quindi di non poter contare sul padre e sulla madre biologici. Mi sto riferendo alle situazioni di vita in cui l’Io-psyché sa e sente che può contare soltanto su se stesso, sulle forze e sulla consapevolezza di cui dispone, quando sente che per quell’azione non può delegare nessuno, ad esempio nella soddisfazione dei metabisogni innati. La morte fisica del padre e della madre biologici, di fatto, costringe il figlio ad assumere direttamente quelle azioni che prima, ad esempio, delegava e lasciava attuare a quelle figure: è il momento di vita in cui è in misura maggiore e diversa necessario saper provvedere a se stessi, il fatto di non includere tale necessità nel dolore, nella solitudine dipende dalla consapevolezza vissuta maturata, raggiunta dell’archetipo di vita-autopoiesi da quell’Io-psyché.
Quando, ad esempio, ci si sente traditi, delusi, da qualcuno o qualcosa il soggetto che vive tale condizione prova a se stesso che non sta creando lo stato Io-somatico che gli interessa vivere (nel caso non voglia vivere quegli stati), ammettendo così di veicolare un’inadeguata formazione dell’Io-psyché che di fatto nella fattispecie risulta essere soltanto reattivo agli eventi e non il creatore di eventi, di stati Io-somatici voluti, così come l’archetipo di vita-autopoiesi ci dimostra che è possibile fare con continuità.
La reazione oppositiva ad un evento è sempre l’indicatore che la formazione dell’Io-psyché a se stesso deve, necessariamente, proseguire. Reagire opponendosi significa, sempre, che in quel momento non si sta creando lo stato voluto. Molti esseri umani, di fatto, non riconoscono la proiezione che ritiene sia l’evento di vita la causa della propria reazione e non riconoscono che la causa all’essenza risiede invece bella propria auto-determinazione, quella che l’essere padre-madre di se stessi può evidenziare.
Essere, consapevolmente, padre-madre di se stessi è autonomia fusionale in azione è saper auto-concepire “il figlio”: azioni di vita scelte appunto perché si è consapevoli che le in-formazioni di cui si dispone possono crearle.
L’archetipo di vita-autopoiesi: Ares
Ares è l’aggredior (che significa andare avanti) da cui l’etimologia del termine aggressività, quella naturale innata, in Sigmasofia riconosciuta come parte integrante del campo istintivo-emozionale.
Andare avanti, significa anche creare intenzionalità di vita e raggiungerla creando soluzioni di superamento degli ostacolatori alla sua realizzazione, ove si evidenziassero. La capacità di creare azioni, soluzioni, è una delle basi del potere autopoietico reale. La creazione del risultato, dell’intenzionalità, non ha necessità di competere per auto-realizzarsi, ma soltanto di conoscere e di saper utilizzare i principi attivi le in-formazioni che permettono di realizzare ciò. Utilizza la propria forza innata e la mette a disposizione dell’intenzionalità.
Ares va avanti, non assume forme di combattimento con l’altro da sé ma opera per cercare il punto d’incontro consapevole con l’altro, in modo da mettere in sommatoria più proprietà emergente la propria azione, nel caso di eventuali minacce ostacolanti la propria azione, agisce con il ripristino della propria intenzionalità, fino alla remissione dell’ostacolatore, non agisce contro ma crea le condizioni di realizzabilità della propria linea del destino innata-acquisita
Ares, l’aggredior, in funzione del ripristino della propria intenzionalità necessità dell’assunzione di un’azione autopoietica che dalla convenzione in corso può essere interpretata come coraggiosa, abile. Ares è sempre evidenza dell’androginia innata in azione, indipendentemente dal genere, è una declinazione, un assunzione di forma dell’archetipo di vita-autopoiesi utile all’auto-determinazione-realizzazione di se stessi, via via che si auto-riconosce, riconosce che cosa sia il dharma autopoietico: la consapevolezza del significato significante innato-acquisito per cui si vuole vivere, esistere (…).
L’archetipo della vita-autopoiesi: auto-realizzazione
L’archetipo di vita-autopoiesi auto-realizzazione si manifesta come tendenza verso il compimento di se stessi. Auto-realizzare la propria intenzionalità di vita è, di fatto, un compimento di Ares: ossia, della evidenziazione nell’Io-soma della pulsione innata a vivere a conoscere. Questo può determinare che nel caso la consapevolezza attraverso cui moduliamo e agiamo Ares non sia abbastanza formata per progredire con efficacia nelle diverse situazioni di vita, si possono innescare, comunque, insights intuitivi anche risolutivi. Provate a partecipare-osservare, dal dentro introspettivo e capace di visualizzare, l’in-formazione auto-rigenerante una escoriazione facendola divenire crosta per poi successivamente farla naturalmente cadere, porla in remissione, (rigenerazione del tessuto per funzionalità innate) e inizierete a comprendere. La manifestazione auto-realizzante innata significa anche auto-apprezzarsi, auto-rispettarsi, auto-riconoscersi, ponendo in remissione auto-giudizi colpevolizzati eventualmente in circolo (pseudo umiltà).
La manifestazione auto-realizzante non ha necessità di dire, “si, ti realizzo” o di dire “no, non ti realizzo”, in quanto auto-realizza per le già citate leggi innate: come nel precedente caso, partecipiamo-osserviamo, da dentro, in modo introspettivo e visualizzante, la crescita dello zigote o le in-formazioni del genoma e inizieremo a comprendere.
L’archetipo di vita-autopoiesi autorealizza
senza proiettare l’aspettativa di un ritorno.
La simultaneità dell’archetipo di vita-autopoiesi dell’Universi-parte è l’antidoto della dipendenza della contro-dipendenza, perché creando insieme una parte-Universi non dipende dall’altra e viceversa.
Non vive limiti e possibilità, tende olos-direzionalmente verso il transfinito.
L’archetipo della vita-autopoiesi: Entanglement coscienziale
Senza il riconoscimento vissuto dell’entanglement, l’Io-psyché consapevolizza di meno l’esistente. Uno degli strumenti operativi per raggiungere il vissuto dell’entanglement coscienziale, è l’eros, in quanto si manifesta come pulsione, come forza che unisce parti-Universi. L’entanglement è la non separabilità, la non scissione, che si riconosce a livello micro-particellare, ossia ciò che rende simultanea la funzionalità dell’Universi transfinito di cui siamo parte. Quando ci appassioniamo ad una amicizia, ad un lavoro, ad un hobby è l’entanglement in azione, è la remissione della paura di poter perdere qualcosa, qualcuno (anche posizionandosi distanti da noi, a livello micro-particellare e coscienziale continuano a mantenere interazione simultanea). La manifestazione entanglement coscienziale pone in remissione la colpevolizzazione dell’eros, in quanto lo si riconosce come diretta emanazione dell’innato e per questo non esiste motivo alcuno per l’Io-psyché di colpevolizzarlo, di ostacolarlo. Entanglement sotto forma di eros è passione integrale in circolo. Se lasciati agire Io-psyché e campo coscienziale divengono simultaneità consapevole, ci si rende conto di come il campo istintivo-emozionale, se non deviato da significati proiettivi acquisiti, non possa mai spaventare.
L’entanglement nell’acquisito, nel macro, nell’Io-somatico riconoscibile, non può evidenziare ombra, sensi di colpa (…), quando lo fa sono indicatori degli stati su cui è necessario lavorare per transmurtarli. Il flusso istintivo-emozionale (passionale) non ostacolato è natura innata in azione. La consapevolezza di entanglement non determina la chiusura o l’apertura di una relazione, di una storia, in quanto, come dicevamo, la simultaneità dell’entanglement è già la sua remissione, se tale processo è vissuto realmente accade che quando un essere umano “chiude” o “apre” una storia non si sente scontento o contento, ma partecipatore consapevole dell’archetipo di vita-autopoiesi.
L’eros, l’entanglement, sono soltanto ingredienti del potere reale esprimibile dall’Io-psyché, quello che
è simmetrico e simultaneo a se stesso
e non fedele a se stesso
e men che meno a presunti altri da se.
L’archetipo della vita-autopoiesi: facilitatore
Quando l’Io-psyché, progressivamente, vive e consapevolizza l’archetipo di vita-autopoiesi, acquisisce conoscenza della propria linea del destino, dei significati che vuole vivere, esprimere.
L’archetipo di vita-autopoiesi: facilitatore dimostra che
siamo auto-creatori della nostra linea del destino,
ossia non subiamo passivi, ma creiamo auto-consapevolezza vissuta
e conseguenti significati-significanti.
La consapevolizzazione del facilitatore ci fa scegliere come vivere. È la pulsione olistico autopoietica innata a vivere, consapevolizzata, in sua presenza si pongono in remissione paure ed euforie, l’Io-psyché che lo realizza evidenzia visione e l’ontos, sophos, logos, kraino, maturati.
L’archetipo vita-autopoiesi facilitatore, di fatto, ispira l’azione e lo fa in modo fluente, appunto perché si è più consapevoli del proprio
dharma autopoietico,
della consapevolezza della propria linea del destino.
È il processo che permette all’Io-psyché di vivere che il soggetto e l’oggetto non sono scissi, il dentro e il fuori sono continui, che tutto è legato per entanglement coscienziale e micro-particellare.
Il potere olistico reale del facilitatore è quello di transmutare se stessi attraverso la presa di consapevolezza vissuta dell’eziologia di ogni singolo stato producibile e di conseguenza saper intuire lo stesso processo nell’altro: ne deriva una forma di saggezza capace di vivere e olos-direzionare la parte-Universi, noi stessi.
L’archetipo della vita-autopoiesi: androginia
L’Io-psyché che ha transmutato gli ostacolatori Io-somatici e ha liberato energie prima imbrigliate in essi è più dinamico e più auto-conduttore di se: la vita-autopoiesi, il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché meno ostacolato da identificazioni-fissazioni sul solo acquisito vive la simmetria con la funzionalità simultanea del principio maschile e del principio femminile che operano, uniti, come vita-autopoiesi nelle cellule, negli atomi e oltre: è l’androginia coscienziale innata. Si riconosce che il suo compito è quello di creare, anche nell’acquisito, la propria azione autopoietica di vita come diretta emanazione dell’androginia innata, appunto. L’individuazione è consapevole della propria scaturigine si entra nell’azione realistica.
L’androginia include e trascende ostacolatori e facilitatori, assume potere olistico-autopoietico reale. Non evidenzia opposti-complementari appunto perché ne è la trascendenza. Non è ovviamente la fine del viaggio, ma è colei che dovrà viaggiare, esplorare, consapevolizzare,
è quella che rende ogni viaggio,
un nuovo viaggio.
L’androginia è il principio di autogestione reale di sé ed è simultaneamente saggia per continuare a consapevolizzare l’esistente interiore-esterno, transfinito, ancora da consapevolizzare.
L’androginia permette di far vivere a se stessi esperienze che prima di tale raggiungimento l’Io-psyché non avrebbe saputo assumere, per questo motivo può evidenziare insights intuitivi, sincronici e stati E.C.A. Permette di riconoscere l’archetipo di vita-autopoiesi come mera forza vitale primordiale, archetipa, auto-creante, auto-rigenerante.
Si manifesta come integralmente disidentificata dalle Tradizioni, dalle convenzioni e dal culturale dell’epoca, vive nel continuo presente e pone in remissione la proiezione del passato e la proiezione del futuro. È l’antidoto della coazione a ripetere, evidenzia il sorriso innato e la leggerezza di tale sorriso.
Non ha ombra,
è saggia-follia
ed è folle-saggezza:
è l’auto-iniziazione a se stessi,
al riconoscimento di essere Universi-parte transfinito.
Segue….
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