VIA DI CONOSCENZA SIGMASOFIA

FONDATORE

Nello MANGIAMELI

∑ophy

Official web site

DALL’AUTOCRITICA PERSONALE ALL’AUTOCRITICA FORMATIVA
Home » Io-ontos-sophos-logia » DALL’AUTOCRITICA PERSONALE ALL’AUTOCRITICA FORMATIVA

DALL’AUTOCRITICA PERSONALE ALL’AUTOCRITICA FORMATIVA

-la porta che apre a se stessi-

l’Io-psychè di molti ancora non ha consapevolizzato la
reale portata dell’entanglement coscienziale:
A chiunque voglia scoprirlo e viverlo dico che
la transmutazione
dell’autocritica personale
in autocritica formativa
è
-la porta che apre a se stessi:
l’Universi-parte transfinito-
 

Indipendentemente da

come l’altro da me mi interpreta,

posso affermare, con sicurezza, che da circa quindici anni

sono in continua e sistematica

autocritica.

Utilizzo una specifica accortezza:

di questi vissuti, continui,

non faccio trasparire nulla,

quello che mostro nell’azione,

nell’insegnamento che trasmetto

è direttamente

l’azione correttrice

del mio disfunzionale,

senza passare attraverso la

denuncia dei sintomi e similia.

Dentro me, si sono sicuramente evidenziati

episodi alienanti, psicotici, fobici (…),

peraltro da me ben difesi.

Ho preso coscienza e ho lavorato su questi miei stati e, nel tempo,

sono riuscito a porli,

definitivamente, in remissione

e a far passare

l’azione correttrice

che ho perfettamente inglobato nella

Via di conoscenza Sigmasofia.

La

formazione a me stesso,

realizzata attraverso le

tecnologie Io-somatiche Sigmasofiche,

mi ha richiesto

coerenza

tra

lavoro auto-formativo

e

ricerca dei significati dell’esistenza,

tra

vissuti viscerali integrali

e

arte di vita.

In linea con questa mia coerenza auto-formativa, evidenzio gli ostacolatori-discrasie che si sono evidenziati in me stesso, nella relazione, in famiglia, con gli amici, nello studio, nella filosofia, nella spiritualità.

Io sono stato il frutto

dell’alienazione del sistema

e, come accennato, in me si è evidenziata una

continuità ostacolante discrasica

che ho ben difeso per lunghi anni.

È stata la mia

intenzionalità a voler conoscere,

attraverso il vissuto diretto,

 i significati innati-acquisiti della vita, dell’esistenza

che mi ha consentito, impiegandoci molto tempo,

di transmutare quegli stati.

Quando, in qualità di

fondatore della Via di conoscenza Sigmasofia,

racconto questo mio passato, i ricercatori che mi ascoltano tendono a mostrarsi increduli, ma al di là del loro transfert positivo, posso affermare con serenità che

come molti esseri umani ho dovuto vivere,

attraversare e transmutare i miei ostacolatori,

per poi procedere verso la mia

avanguardia di consapevolezza,

la mia individuazione,

che denomino

autonomia fusionale autopoietica

o

stato Sigmasofia.

Ho risolto i miei impasse storici, attraverso il

progressivo apprendimento dal vivere

e da azioni correttrici applicate anche in modo creativo.

Non so se i miei attuali raggiungimenti evidenzieranno delle recidive, in ogni caso, quello che si sta verificando è che

la produzione di conoscenza vissuta

sta aumentando!

Infatti, via via che divulgo i principi attivi Sigmasofici raggiunti, mi rendo conto che stanno innescando in chi segue

progressi di consapevolezza

e di salute innata Io-somatica.

Una

progressione che non è mai stata conosciuta dai più,

ma, soltanto da alcuni ricercatori che, dopo il duro lavoro vissuto su loro stessi, hanno, come nel mio caso, saputo raggiungere una maggiore espansione di consapevolezza.

Quando ripercorro la mia storia, mi rendo conto che alcune delle mie azioni sono servite a

creare soltanto potere distruttivo che talvolta

ho proiettato nella relazione,

fasi durante le quali

vivevo come creativi anche atti ostacolanti-discrasici.

In alcuni casi, ho messo la mia creatività a sostegno dei miei stati identificativi e, quando ne ho preso coscienza, mi sono reso conto che erano proprio quei processi a dover essere messi in remissione.

Per lunghi periodi,

ho pensato che esistessero dei grandi esseri umani scienziati, geni di ogni tipo, Maestri, esperti, che avevano raggiunto una presunta posizione di conoscenza,

ma è proprio grazie ai vissuti che sto indicando che alla locuzione grandi esseri umani avrei dovuto togliere la parola grandi: mi si era infatti evidenziato il concetto secondo cui

esistono

semplicemente esseri umani,

veicolanti la propria avanguardia di consapevolezza,

ognuno la propria.

Per arrivarci, l’Io-psyché deve

attraversare e trascendere la propria discrasia, anche se sottile.

Qui, posso affermare che alcune mie azioni di cui non controllavo e non gestivo, nemmeno in minima parte,

l’effetto che avrebbero potuto avere nell’interiorità di un altro,

sono sfociate, dopo molti anni, in

situazioni ancor più discrasiche

e in totale asimmetria con le funzionalità ecologiche innate,

il che, ho scoperto, è dipeso dal fatto che già dalla

mia intenzionalità di partenza erano discraiotiche

(alienate, schizoidi).

Dopo aver seguito me stesso e centinaia di persone, oggi mi rendo conto che praticamente ogni Io-psychè (mi riferisco a quelli da me incontrati e con cui abbiamo vissuto la pedagogia psicagogia sigmasofica)

ha sempre testimoniato elementi ostacolanti-discrasici,

anche se da taluni riconosciuto come persona eccezionale.

Durante la mia formazione personale a me stesso, ho applicato

l’iconoclastia coscienziale,

ossia progressivamente ho posto in remissione immagini acquisite coscienziali e attraverso questa

auto-maieutica,

che inizialmente è stata necessariamente

autocritica,

ho permesso al mio Io-psyché di allinearsi

consapevolmente con le forze innate di cui è espressione.

Il raggiungimento vissuto di tale stato mi ha consentito di

transmutare, all’istante, contenuti virtuali psicosomatici esterni

(esistenti in potenza, quindi non attuali, reali, effettivi),

 proposti da altri che, di fatto, veicolavano alienazione e malessere,

gli stessi che con

l’autocritica ho posto in remissione.

Da questa operazione vissuta, ne risultò che potevo scegliere contenuti innati e consapevoli da porre a sostegno dell’azione che andavo a compiere, anche nella scelta di oggetti (per la casa, i vestiti da indossare, elementi tecnologici, architettonici) che sempre lasciano trasparire tale consapevolezza.

Uno dei miei desideri proiettivi, ora definitivamente risolto, fu quello di pretendere per un periodo di tempo che le donne si dovessero sacrificare corpo e anima per me. Se non lo facevano, creavo situazioni di conflitto, anche gratuito, da

indurre intensi stressor in loro con inevitabili conseguenze separative,

anche molto conflittuali.

Ci vollero circa dieci anni di duro lavoro per porre in remissione quel desiderio ricorsivo e al momento del raggiungimento di un’adeguata consapevolezza sul tema mi resi conto che:

sicuramente proiettavo problematiche mie irrisolte che l’auto-maieutica mi permise di porre in remissione,

definitivamente.

Però, nello stesso tempo, compresi che

non potevo essere Io la causa della sofferenza dell’altra.

Infatti, l’altra, la donna, disponendo di un Io-psyché avrebbe potuto auto-determinarsi come avrebbe voluto, risuonare o non risuonare alle mie proiezioni discrasiche e non facendolo

dimostrava una non adeguata formazione vissuta a se stessa:

ad ognuno la propria auto-critica e formazione.

Periodicamente mi chiedo se le mie discrasie giovanili sono in qualche modo ancora presenti nel mio Io-psyché. La risposta è sempre questa:

ricordo benissimo di averle proiettate e ogni volta

che le rievoco mi rendo altresì conto

che sono sotto la mia perfetta e totale gestione

(come detto, per lunghi anni non lo sono state),

sviluppata a tal punto da

essere in grado di produrre la mia risposta,

addirittura prima che si manifestino.

È come se il vissuto di alcune potenzialità innate mi avesse fatto

recuperare la spontaneità,

la stessa che

possiamo notare nei bambini appena nati,

ancora non contaminati dalle sovrapposizioni socio-culturali.

Sento di aver vissuto l’innato come essenza in grado di guidare l’azione dell’Io-psyché. Questa assunzione mi scaturisce dal superamento vissuto degli enti ostacolanti che operavano in me: voglio comunicare che, per quanto so di me stesso, non è una sovra-compensazione dell’ostacolatore che si manifesta attraverso coperture, iper-coperture, ho verificato in modo incrociato tale possibilità e

sembrano non esserci in me residui e possibilità di recidive.

Inizialmente, è stato molto difficile applicare l’autocritica in modo reale, autentico, ho prodotto diversi vissuti auto-mistificanti che

richiesero tempo per essere messi in remissione.

L’auto-mistificazione proveniva dal fatto che avevo, di fatto, permesso al mio Io-psyché di lasciarsi condizionare, abbindolare, da un sistema socio-politico-culturale-filosofico-religioso e anche di mercato dell’epoca con cui sono stato in qualche modo connivente. Anche grazie ad avvenimenti esistenziali duri, ho potuto transmutare tale condizione identificativa e fissata in quelle modalità. La rivelazione avvenne appunto a contatto con la mia creatività, ossia

attraverso insight del potere di creazione che opera nei processi ecologici innati

e anche in noi stessi.

Infatti,

prima della progressiva transmutazione, ho prodotto stati intensi di malessere Io-somatico come episodi psicotici, schizoidi, manifestazione di aggressività, consumo di droga e inoltre, fumando tre pacchetti di Marlboro al giorno,

 ero perfettamente direzionato verso un cancro.

In sintesi, per me,

l’autocritica è consistita nell’aver avuto il coraggio di

disidentificarmi, di de-fissarmi dal sistema,

per iniziare ad essere maggiormente autentico:

la remissione della connivenza con l’ostacolatore-discrasia

che vivevo e da me stesso creato.

Da allora, mi sono sempre chiesto:

non mi interessa e

non mi dovrà più interessare stare bene con me stesso,

ma semplicemente vivere e apprendere consapevolezza da me stesso.

  • Mi chiedo se, stando con me stesso, produco conoscenza, auto-rigenerazione.
  • Mi chiedo se produco ancora inutili dicotomie come bene e male, amore e odio, vita e morte

e così via, che sono facce dello stesso ostacolatore, motivo per cui, nella Sigmasofia, non si trovano quasi mai termini come amore, bene, positivo e il loro opposto complementare,

se non per indicare la via operativa a viverli, trascenderli e transmutarli.

La causa più grave delle mie disfunzionalità è stata proprio il volere l’amore, il bene, la ricchezza, ossia i modi subdoli dell’ostacolatore-discrasia di mimetizzarsi.

Ora, mi interessa

posizionarmi con il mio Io-psyché sulla sorgente dei miei stati Io-somatici e scegliere che cosa sgorgare, ossia ciò che, soltanto successivamente, è possibile denominare (ma non è necessario) il bene, il male, l’amore, l’odio, la vita la morte (…).

Vivo lo stato unitario pre-dicotomia, pre bi-pluri-polarità.

L’olos-direzionalità che ho adottato è la seguente:

quando ho visto, ho sentito, ho intuito che i miei stati Io-somatici acquisiti ostacolavano le mie funzionalità innate, immerse nel continuo presente, ho agito per evitare di identificarmi-fissarmi in esse, individuando in questa operazione uno degli

insegnamenti che trasmetto alle

intelligenze future

(ovviamente, che lo richiedono esplicitamente).

Vivo in autonomia-fusionale-autopoietica la cultura dell’epoca, per contribuire al suo sviluppo, indipendentemente dalla caratteristiche riduzioniste e ostacolanti della stessa. Insegno tale procedura, per tendere a farla diventare parte integrante di ciò che esprimiamo, agiamo.

Posso, in riferimento a me stesso, dire di aver utilizzato con efficacia

la mia intelligenza:

ossia,

via via che mi formavo a me stesso, ho investito

le mie nuove consapevolezze nel luogo in cui mi trovavo.

È come se

avessi creato io il

genius loci

che ha, di fatto, coinvolto i ricercatori presenti in quel luogo

ed ha stimolato il modo di

sognare.

Sul sogno la mia prima considerazione è la seguente:

il solo non ricordarmi un sogno

mi suscita forme di squilibrio Io-somatico significativo.

Attraverso il sogno, infatti,

realizzo il vissuto

di aree e di contenuti (inconsci) più estesi della mia coscienza,

in particolare,

considero particolarmente significativi i miei vissuti onirici precognitivi che poi trovano conferma nella realtà sensorio-percettiva e allo stesso modo gli insights di consapevolezza dell’inconscio autopoietico.

A questo punto, c’è sa considerare che moltissimi degli altri sogni si sono prodotti dagli ostacolatori e dalle discrasie, indicate sopra, che ho progressivamente posto in remissione. È utile, qui, affermare che via via che applicavo azioni correttrici alle mie inconsapevolezze anche i miei sogni tendevano a modificarsi. Me ne resi conto quando

in una fase della mia vita, in cui proiettavo che ogni cosa esistente non avesse in realtà senso e significato, i miei sogni rispecchiavano fedelmente quella fase buia, processo che si è transmutato con il mio cambiamento di visione conseguente a vissuti specifici.

Ho constatato che i sogni si modificano in conseguenza di vissuti integrali, viscerali, coinvolgenti l’Io-soma-autopoiesi complessivo di me stesso.

Anche questo è una conseguenza della mia autocritica, quella che, successivamente, mi ha indotto ad elaborare e a proporre che

la consapevolezza cerebrale, quella normalmente utilizzata,

doveva essere integrata a quella istintivo-emozionale, viscerale

e questa alle evidenze energetiche innate da cui si evidenzia.

In Sigmasofia,

è questa la base minima per esprimere, con senso tendente al compiuto,

la propria azione di vita.

I ricercatori sigmasofici cercano di sperimentare la funzionalità integrale e simultanea Io-somato-autopoietica, il che significa che ci si auto-determina ad esprimere le funzioni della coscienza, dell’Io-psyché, attivando, simultaneamente, il più possibile l’encefalo, il cervello del corpo, quello enterico-viscerale, quello del cuore, quello autopoietico (energetico), niente escluso ovviamente.

Quando assume la veste di ostacolatore-discrasia del flusso libero dell’auto-consapevolezza innata ed è vissuto e riconosciuto come tale dall’Io-psyché stesso che ha contribuito ad edificarlo,

soltanto in quel momento può essere posto in remissione.

Fin dai primi anni in cui l’applicavo su me stesso, la mia autocritica mi ha sempre evidenziato che in me agiva una forma, per così dire, di alienazione con episodi che addirittura condizionavano la mia azione. Nacquero i primi insight di

teleologia Sigmasofica

che agisce cioè con

autopoiesi olosgrafiche

(meditazioni dinamiche)

con esito consapevolizzante dell’inconscio.

Il sistema di realtà olistico-autopoietica che formalizza l’auto-creazione grafica coscienziale dell’olos, ossia prese di consapevolezza dell’Universi-parte può ricadere nell’azione quotidiana. È proprio l’autocritica applicata ai miei reali ostacolatori-discrasie quello che mi ha permesso di farmi elaborare

un sistema Io-somato-autopoietico operativo in grado di porre in remissione il sistema psicotico, schizofrenico costruito attraverso i secoli da forme deviate dell’acquisito che hanno indotto molti esseri umani (inizialmente me stesso) a razionalizzare il soma.

Ora, vivo elementi di

entelechia

Io-somato-autopoietica sigmasofica

il che significa, esattamente, aver riconosciuto e vissuto che

è inscritto in noi stessi il fine compiuto

che vogliamo vivere e realizzare:

da en e telos che significano dentro e scopo.

lo scopo dentro è ciò che mi guida, che ci guida.

Ciò ha spinto l’Io-psyché dei ricercatori a rinforzare il significato-significante innato dell’Io-soma-autopoiesi che siamo, con un indicazione precisa abbiamo deciso di olos-direzionarci verso l’Io-somato autopoietico integrale e verso la non località. Stiamo provando a noi stessi che la

civiltà olistico-autopoietica

esiste e include, a necessità, forme di riduzionismo

che sa includere e trascendere

con la visione olistico-autopoietica vissuta.

Mi riapproprio così dei significati del senso dell’esistere vissuto, anche

transmutando

il linguaggio verbale

 in

linguaggio verbale olistico-autopoietico

e la logica razionale in ∑igma-logic,

ossia la traduzione fedele dei vissuti olistico-autopoietici

che rendono dello stesso tipo il linguaggio utilizzato per descriverli.

È nelle azioni, nelle esperienze penetrate e consapevolizzate che riconosco l’inizio del senso, del significato dell’esistere e incredibilmente anche i sogni hanno evidenziato alla nostra percezione una nuova luce, nuovi significati. Attualmente, le nostre domande sono:

  • hai consapevolizzato o non hai consapevolizzato quell’area dell’inconscio collettivo autopoietico?
  • Ho prodotto o non ho prodotto un ambiente alcalino dentro me?
  • Stai creando free-flow Io-somato-autopoietico integrale o no?
  • Ho prodotto auto-rigenerazione-guarigione di quell’ostacolatore discrasia individuato nell’ultima autocritica?
  • Cosa manca ancora per dare pienezza e continuità alla profilassi olistico-autopoietica?
  • (…).

Partendo dall’auto-critica,

ho potuto consapevolizzare il fatto che

l’immaginazione creatrice è una porta d’ingresso utilizzabile

dalla visualizzazione olistica

alla fisiologia localistica e non locale che la forma

(la parola immagine etimologicamente deriva da Im che significa in e ago che significa agisco, di conseguenza agisco dentro, scoprendo il segreto dell’immagine stessa).

Inizierete a comprendere come

l’autocritica ai “miei” ostacolatori

sia parte integrante della “mia” Sofia,

ossia della forma di saggezza di me stesso

che sono riuscito a creare.

È diventata Sigma ossia sommatoria dell’insegnamento, della sofia che ho saputo estrapolare da ogni mia singola esperienza vissuta, da cui ho creato il conio

Sigmasofia.

L’autocritica è stata lo spunto induttore iniziale che mi ha fatto comprendere che: se l’Io-psyché penetra e consapevolizza l’insegnamento che estrapola dalle esperienze che si autorizza a vivere e a penetrare, nessuna esclusa,

crea Sofia e conoscenza vissuta di sé.

La reintegrazione vissuta di Io-soma-autopoiesi viene attuata attraverso sistematici vissuti di

pragmatica della disidentificazione-fissazione

dall’acquisito ostacolante-discrasico

per creare la propria individuazione,

riconoscendo, sempre più, che ciò dipende dall’assunzione dell’Io-psyché di se stesso e non da deleghe a istituzioni protettrici indipendentemente, se funzionali o no. L’autocritica mi ha permesso di criticare, con forza, la mia identificazione originaria con le istituzioni che non significa non rispettarle ma semplicemente

aver compreso che siamo noi stessi

gli auto-realizzatori della nostra storia

e delle prese di consapevolezza dell’esistente.

Assumere di autorizzarsi a vivere ogni esperienza, di penetrarla, di estrapolarne gli insegnamenti, ha determinato il

potenziamento della funzione dell’Io-psychè e ha

creato l’antidoto potentissimo che impedisce di

proiettare su altri responsabilità che

soltanto a noi stessi possono appartenere,

e che ha vissuto come inutile, ai fini della propria individuazione, il fatto che un altro li abbia raggiunti, perché ognuno ora sa di

dover creare la propria consapevolezza vissuta

e che questa non risiede nelle immagini, nei cogniti, nei presunti insegnamenti di altri, i quali, se hanno prodotto consapevolezza, la porranno a disposizione di loro stessi. Ognuno potrà indicare la propria maturazione che, se reale, troverà un punto di integrazione con quella degli altri sommandosi, entrando in fase. Al ricercatore in Sigmasofia non viene, in nessun caso,

la spinta ad ipotizzare l’esistenza di Maestri o di divinità, o di Dio come enti agenti al di fuori di sé,

 ma nemmeno e, soprattutto, dentro di sé,

infatti, il vissuto interiore

non trova ipotesi proiettive,

ma trova principi attivi (leggi) innati operanti.

È molto facile spiegare tale vissuto,

l’esperienza viscerale evidenzierà gli insegnamenti che ha in sé

 e il vissuto diretto pone, ipso facto, in remissione il dogma e la fede,

appunto perché stiamo sperimentando e quindi

non si tratta di esprimere fede (di credere),

ma di vivere direttamente l’esperienza dell’oggetto

verso cui si proietta la fede.

Tale modo di operare ha permesso ad ogni ricercatore, per così dire, di

creare la propria dottrina,

ossia il

complesso di esperienze penetrate, cognizioni e principi attivi derivanti che divengono oggetto di studio e di ricerca ed è appunto

 l’auto-critica, l’auto-maieutica a poter rivelare

la falsa dottrina

(ossia quella non scaturente dal vissuto viscerale diretto,

ma nascente da speculazioni intellettuali, ipotesi noetiche).

In alcuni casi, il mio Io-psyché voleva tendere a rimanere per così dire bambino, a comportarsi con quella

spensieratezza spontanea pre e post nascita

che si evidenzia, prima della somministrazione di alcune (non tutte) azioni pedagogico-educative vissute e interpretate come ferite, ostacolanti l’azione.

Ho visto il mio accumulo di rabbia diventare rivalsa, vendetta inconscia,

 condizionando verso esiti conflittuali la mia azione di vita.

L’auto-critica, anche stimolata da incontri particolari mi ha permesso di destrutturare quella conflittualità, quella rabbia e quel processo di remissione si esprimeva ancor più quando riuscivo a vivere atti creativi da me stesso intuiti e realizzati.

No, non c’è e non c’è mai stato nessuno, esterno a noi che possa porre in remissione processi che soltanto noi possiamo risolvere direttamente e men che meno, di conseguenza, qualcuno può farlo in favore dell’umanità:

anche personaggi religiosi come Gesù il Christos, Maometto, Siddharta (…) non sono ovviamente riusciti nel loro intento,

infatti

il conflitto, la guerra, nella relazione continua senza ostacoli.

Ogni Io-psyché, formandosi a se stesso attraverso il vissuto integrale, può creare auto-insegnamenti di valore olistico-autopoietico, se sa raggiungerli e questo significa autocritica, superamento del malessere, delle sofferenze. In singoli Io-psyché, ho riconosciuto insights riguardo la remissione dell’ostacolatore-discrasia, ma non ho visto gli stessi effetti in alcuni praticanti le religioni anzi, talvolta si sono combattuti e uccisi reciprocamente. Non vorrei essere equivocato,

il conflitto nella relazione non mi suscita, attualmente, nessuna reazione e risonanza, so esattamente perché è accaduto in me e perché accade negli altri e in intere popolazioni.

Quello che oggi so è che nei principi attivi innati non contaminati dall’acquisito riduzionista, riflesso non si produce il bene o il male,

semplicemente si crea

e si permette alla consapevolezza di evidenziarsi.

Il cosiddetto progresso umano ha creato

anche molti disastri e ora iniziamo a comprenderne il perché.

Ho sperimentato che

quando non sono riuscito a soddisfare direttamente

i miei metabisogni innati ho prodotto sofferenza.

Le persone coinvolte nelle guerre testimoniano sofferenza, ora sono consapevole che formarmi a me stesso a livello integrale viscerale consapevolizzando l’innato quello della creazione non mi sta portando verso l’edificazione di religioni, di filosofie, di politiche settarie, verso fedi o verso dogmi,

e vivo che quei pochi irrilevanti oligarchi che tentano di condizionare sono per la mia azione di vita quasi del tutto ininfluenti: pochi o tanti elementi semplicemente non decidono per me ed è questo l’insegnamento potente che sto divulgando e proponendo di vivere e

che ho iniziato con la

benedizione dell’autocritica.

L’energia nucleare e il sole sono, per così dire, neutri: è l’uso che ne facciamo che può risultare discrasico. Se mi espongo al sole per dieci ore, rischio di ustionarmi, se mi espongo un tempo congruo mi abbronzo, ma il sole non ha responsabilità; se uso l’energia nucleare per la fusione a freddo e per creare benefici per l’umanità è una cosa, se faccio esplodere la potenza nucleare per atto di guerra è un’altra. Voglio comunicare che è lo stato di consapevolezza dell’Io-psyché che deve formarsi, attraverso il vissuto a se stesso, fino a incontrare le proprie funzionalità innate che

non sono organizzate per creare una pulizia etnica

(non ho mai visto il genoma umano, ancora non contaminato dall’acquisito, crearla).

Nella formazione vissuta autentica dell’Io-psychè a se stesso, si partecipa-osserva come questo

possa vivere forme di

ontos, di sophos, di logos e di Kraino,

rispettivamente

l’essere, le forme di saggezza, le forme di scienza e l’Io compio,

per cui può raggiungere consapevolezze che è possibile far

ricadere nell’azione quotidiana.

Non esiste differenza tra sophos e logos, ma soltanto quanto si consapevolizza in sè. Sarà l’Io-psychè stesso a utilizzare tali potenziali che, come noto, risiedono tutti in lui, per cui, di conseguenza, non c’è un potere di primato, come molte ideologie hanno evidenziato. Frasi come

in principio era il verbo

e il verbo era presso dio,

a contatto con la consapevolezza che sto indicando, semplicemente si

sgretolano, vanno in mille pezzi, si destrutturano e letteralmente si dissolvono: le superficializzazioni fanno sempre quella fine.

Se partecipiamo-osserviamo uno zigote lo vedremo, cellula dopo cellula, edificare di fatto il corpo completo, capacità di creazione che denomino

pulsione olistico-autopoietica a vivere a conoscere,

processo attraverso cui

partecipiamo-osserviamo l’essere, il sophos, il logos e l’Io-compio,

in quanto principi innati. Si tratta di funzionalità, sempre in azione, dal concepimento al punto morte e oltre.

La metodologia che ho elaborato è semplice.

Dopo aver vissuto integralmente l’esperienza, averla penetrata e averne estrapolato l’insegnamento, quest’ultimo diventa la base che alimenterà un‘ulteriore esperienza, da vivere.

L’insieme di tutte queste è il

∑igma

(la sommatoria)

più proprietà emergente, ossia

l’individuazione conseguita.

Andiamo sempre oltre l’esperienza penetrata precedente, oltre il ∑igma:

siamo Sigmasofia e trascendenza dello stato Sigmasofia.

Questo, quando raggiunto è lo strumento attraverso cui meditiamo (misuriamo) le parti-Universi: è composto, essenzialmente, da tre ingredienti fondamentali:

  • lo stato E.C.A.,
  • gli insights intuitivi e sincronici,
  • la ricaduta nell’azione quotidiana.

Lo stato di entanglement coscienziale (e micro-particellare) autopoietico è il tessuto innato, il campo da cui si evidenzia la manifestazione sensibile, nulla escluso, è la

condizione di inseparabilità che rende sincronici, intuitivi, le

in-formazioni innate che veicola al momento

in cui l’Io-psyché le consapevolizza.

Per questo motivo, stato E.C.A. e insights intuitivi e sincronici fanno parte, di fatto, dello stesso processo innato in azione, consapevolizzato dall’Io-psychè che ne è parte integrante.

Gli E.C.A.-insights (altro nome attribuito al processo, di cui sto trattando) coincide con uno dei fondamenti

dell’orientamento

gnoseologico sigmasofico.

Attribuisco assoluta importanza agli

insights di consapevolezza intuitivo-sincronica

che veicolano sempre spontaneità innata.

Ciò deriva dal fatto che i vissuti realizzati hanno evidenziato una gnoseologia scaturente dal vissuto, ossia che al momento della nascita ogni essere umano disponga di in-formazioni complessive che non provengono dall’esperienza acquisita diretta.

La ricaduta nell’azione quotidiana si riferisce ai contenuti acquisiti, vissuti simmetrici alle prese di consapevolezza dell’innato indicate, simultaneamente messi a sostegno dell’azione quotidiana e delle esperienze che ci si autorizza a vivere.

Senza l’innesco dell’autocritica, non avrei potuto creare la

S.T.o.E.

Sigmasophy Theory of Everything,

il che non significa conoscere,

in ogni dettaglio, le scienze o veicolare multiscienza,

ma vuole dire aver vissuto alcuni principi attivi innati, quelli che hanno saputo creare e i raggiungimenti scientifici prodotti dall’Io-psyché dell’essere umano.

Il Maieuta di Sigmasofia ossia colui/colei che applica l’autocritica, l’auto-maieutica con continuità è consapevole che intere regioni dell’Universi-parte interiori-esterne devono ancora essere vissute e consapevolizzate,

 per questo motivo non potrà mai pensare frasi del tipo:

fine della scienza

fine della filosofia,

in quanto tutto è stato scoperto tutto è stato detto

in quel caso c’è l’impegno ad entrare in supervisione, e in auto-supervisione.

Il Maieuta finirà presto la sua carriera e la sua esplorazione se non vivrà con continuità questo assioma.

Diagnosi significa attraverso la gnosi e,

attraverso la conoscenza vissuta

di tutti gli stati Io-somato autopoietici producibili,

ci apriamo alla scoperta della realtà.

I sogni giocano un ruolo fondamentale in questi vissuti: veicolano ingredienti che ci permettono di apprendere significati dell’esistere. Si tratta dell’Io-psychè che prende coscienza di parte di se stesso che prima gli erano inconsce,

Es e Io-psychè si vivono,

si riconoscono.

Ogni essere umano agisce in una sfera d’azione, costituita dalla propria consapevolezza che può essere agita con l’intenzionalità che assume di vivere esperienza penetrata. La sommatoria tra intenzionalità ed esperienza penetrata produce avanguardia di consapevolezza, da cui si può edificare la Costruzione della propria teoria. Questi algoritmi autopoietici funzionano per la conoscenza in cui il vissuto della funzionalità simultanea dell’Io-soma-autopoiesi è inequivocabile e permette di riconoscere l’ordine-armonia presente nell’Universi-parte, noi stessi.

La Sigmasofia ha intuito, esattamente, che cosa rende inscindibili, per così dire, la fisica e la psichica: lo abbiamo vissuto visceralmente nell’ordine naturale delle cose.

La natura innata segue il suo corso e ora sappiamo che per le funzionalità dello stato E.C.A. (Entanglement coscienziale autopoietico) un’azione intensa realizzata in un luogo può evidenziarsi in ogni altro, siamo gli unici responsabili dell’unico corpo che siamo.

Una delle inconsapevolezze dell’Io-psyché è che

non ha ancora scoperto che non esistono grandi o piccoli esseri umani,

ma che siamo un unico corpo

in cui ognuno ha una funzione che non è più grande o più piccola:

per entanglement coscienziale, è simultanea.

Il fatto che in alcuni si evidenzi minore consapevolezza e in-formazione non pone in remissione il fatto che anche loro si trovano in stato di entanglement con l’ambiente collettivo.

In definitiva,

l’Io-psychè di molti ancora non ha consapevolizzato la

reale portata dell’entanglement coscienziale:

A chiunque voglia scoprirlo e viverlo dico che

la transmutazione

dell’autocritica personale

in autocritica formativa

è

la porta che apre a se stessi:

l’Universi-parte transfinito-

 

Il fondatore della Via di Conoscenza Sigmasofia

Nello MANGIAMELI


Pubblicato

in

da

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

error: Content is protected !!