di
Nello Mangiameli
(fondatore della Via di conoscenza Sigmasofia)
Il prendere consapevolezza
Prendere consapevolezza, attraverso il vissuto diretto, dei significati della vita-autopoiesi, dell’esistenza, dell’Universo, interiore ed esterno, di cui siamo parte integrante e inscindibile, è uno stato psicosomatico ed energetico, raggiungibile dall’Io-psyché che si auto-determina e si auto-organizza per formarsi a se stesso, alle proprie estensioni non localistiche e locali.
Questa è la mia esperienza diretta e penetrata che evidenzio integralmente.
Ogni Io-psyché di ogni singolo essere umano potrà auto-organizzare il proprio percorso, la propria Via che conduce a se stesso, alla coscienza e alla conoscenza olistica ed estrapolerà consapevolezza dall’esperienza penetrata che si auto-autorizza a vivere:
diventando così descrittore dei propri vissuti
e riducendo l’intensità della proiezione della fede
che taluni proiettano come sostituto di ciò che non conoscono direttamente!
L’Io-psyché sostituirà progressivamente l’eventuale presenza della componente fede con il vissuto diretto e non dovrà così proiettarla o talvolta trasformarla in dogma, appunto perché si tratta di qualcosa che conosce, che ha vissuto e che, quindi, può, semplicemente, descrivere.
La soggettività della consapevolezza
La consapevolezza vissuta complessiva, di cui si dispone, è soggettiva: denomino tale processo
stato coscienziale Sigmasofia.
Di fatto, ognuno è la sommatoria delle proprie esperienze vissute, da cui si evidenzia la proprietà emergente, lo stato complessivo di consapevolezza.
Quando l’Io-psyché interrompe l’auto-assunzione continua dell’esperienza penetrata inizia a creare in se stesso stati identificativi in memorie, in cogniti, in in-formazioni del passato che, in taluni casi, divengono fissazioni, co-azioni a ripetere, routine, in quanto mancanti di elementi innovativi, nuovi. In tal modo, si agisce se stessi come passato che si ripete, come stereotipo, come condizionamento, come religioni, spiritualità, filosofie, scienze (…) che, quando identificate-fissate nella loro tradizione sono, di fatto, impossibilitate ad integrare nuove consapevolezze.
Diversamente, l’Io-psyché non ascende verso presunte verità, verso obbiettivi pre-costituiti, verso metaforiche alte vette (…), bensì crea auto-consapevolezza, riconoscendosi nelle proprie funzionalità innate naturali di cui, per entanglement coscienziale e micro-particellare, è parte, ossia come Universi-parte transfinito, mai finito (ad oggi non sono stati individuati confini né nell’interiorità né all’esterno).
La consapevolezza non è in alto né in basso, non è dentro, non è fuori, come taluni, tradizionalmente e convenzionalmente, affermano: essa, come vedremo, include e trascende ogni spazio-tempo, ogni convenzione identificata e fissata in se stessa.
L’Io-psyché esprime la propriocezione olistica, ossia la facoltà di percepire e riconoscere integralmente se stesso nello spazio-tempo e nel continuo presente, utilizzando la propria organizzazione psicosomatica (encefalo, sistema nervoso ecc.). Per questo, la consapevolizzazione di se stessi è individuale. L’Io-psyché dovrà assumere di tendere a vivere ogni parte-Universi, ogni realtà esistente, per consapevolizzarla. Tale tendenza a sperimentare e a vivere può essere stimolata da ogni evento o ente. Tuttavia, valutando profondamente, si riconoscerà che in ultima partecipazione-osservazione è sempre l’Io a dover assumere l’intenzionalità a vivere a penetrare l’esperienza.
Non esistono processi come l’amore per la verità (se non per chi, in quel modo vuole interpretare): ciò che esiste è l’Io-psyché con delle facoltà che può creare prese di consapevolezza di qualunque parte-Universi esistente. Tale processo è organizzato da funzionalità ecologiche innate e non da organizzazioni pre-costituite (vie di conoscenza, religioni, scienze, spiritualità, filosofie ecc.)
In quel caso, quelle organizzazioni saranno poco più di un parcheggio per esseri umani che
proiettano su altri responsabilità che soltanto a loro stessi possono appartenere.
Questo è
il mistero della Via di conoscenza Sigmasofia,
in conseguenza del quale invito i ricercatori a
porre in remissione identificazioni sulla Via di conoscenza Sigmasofia,
in favore del
vissuto diretto del proprio stato di coscienza d’avanguardia, denominato Sigmasofia
(che la Via di conoscenza, come momento auto-formativo di passaggio,
aiuta a vivere, a riconoscere).
La Via di Conoscenza Sigmasofia come riferimento propedeutico
La Via di Conoscenza Sigmasofia, infatti, coincide con la mia avanguardia di consapevolezza sulla coscienza e sulla conoscenza olistico-autopoietici: ha senso e significato per me e può funzionare per altri, come riferimento propedeutico alla creazione del proprio stato Sigmasofia. Per questo motivo, più i ricercatori procedono nella formazione vissuta a loro stessi, e più tendono a porre in remissione gli insegnamenti Sigmasofici. Quell’operazione risulterà definitiva quando ognuno maturerà la consapevolezza di
essere complemento di se stesso, utilizzando le proprie facoltà
(il disvelamento del mistero della Via di conoscenza Sigmasofia).
In definitiva, il mistero è il seguente:
la Via di conoscenza Sigmasofia esiste per essere posta in remissione, definitivamente.
L’Io-psyché che può tecnicamente realizzare ciò è quello che sa vivere come la consapevolezza olistico-autopoietica risieda negli ingredienti intrinseci di se stesso, da vivere direttamente. Per questo motivo, pone in remissione forme di acquisizioni esterne proposte da ordini, vie di conoscenza, religioni scienze, filosofie (…).
Per intenderci: la legge scientifica che spiega la non località non ha nulla a che vedere con il vissuto diretto della non località.
Ci si sente di non voler più iscriversi o seguire alcunché, nulla escluso, se non se stesso: l’Universi-parte.
Nessun altro da se stessi può farci prendere consapevolezza, nessuno può fare il lavoro di consapevolizzazione per noi (…). Gruppi, scienziati, maestri, esperti (…) somministrano la loro risposta e consapevolezza, ma l’Io-psyché ha necessità della propria risposta e consapevolezza, in base alla propria identità-individuazione che ovviamente è differente da quella di ogni altro (ciò non significa che non si possano sperimentare tecnologie psicosomatiche ed energetiche esistenti proposte da altri, ma le si dovrà ricondurre alla propria auto-consapevolezza). Questo è un altro motivo che aiuta a capire il mistero della Via di conoscenza Sigmasofia, in conseguenza del quale invito a farne un uso soltanto strumentale: ossia, se lo si ritiene opportuno, è possibile sperimentare le sue tecniche, raggiungere la propria consapevolezza e personalizzarla.
Se effettivamente assunto, questo orientamento
pone in remissione
la figura del seguace, dell’adepto, del subordinato (…):
infatti, costoro,
non seguendo gli altri, non potranno mai identificarsi negli altri,
e quando lo faranno, di fatto,
non seguiranno loro stessi, per cui non saranno mai loro stessi.
Ripetendo pedissequamente la Tradizione, taluni ne diventano dei replicanti, processo che, anche se scelto liberamente, di fatto, non può fare altro che evidenziarne la propria interpretazione e ripetizione, fissando l’elemento al di fuori dell’integrazione di ogni componente nuova ed innovativa.
La conoscenza e la coscienza olistico-autopoietici non sono raggiungibili da seguaci, da adepti, da fedeli, da devoti, da scolari modello, da subordinati (…).
Nel momento stesso in cui l’Io-psyché pone in remissione l’intenzionalità olistico-autopoietica a voler penetrare l’esperienza che si autorizza a vivere, non crea più in maniera efficace il proprio stato Sigmasofia (la propria verità relativa -comprensione dell’esistente- raggiunta)
Ha interesse a liberare se stesso dai propri ostacolatori (difese psicosomatiche) da lui stesso creati, di auto-liberarsi dalle proprie paure, fobie, stati distonici, discrasici (…). Se così non fosse, la Via di conoscenza Sigmasofia sarebbe l’ennesima setta, religione, spiritualità laica, identificazione in più che andrebbe a complicare la discrasia Io-somatica.
Ovviamente, potreste chiedermi,
Perché hai fondato la Via di conoscenza Sigmasofia?
E io risponderei:
Per proporre la Maieutica Sigmasofica che consente di porre in remissione le Vie di conoscenza come la Sigmasofia, lo stato di discepolo, di seguace di qualcuno o di qualche cosa; per disidentificarsi de-fissarsi da ostacolatori, inerenti il potere nella relazione, nella sessualità, nel denaro (e in altri,) sempre presenti e ostacolanti l’espressione della propria libertà olistico-autopoietica.
L’azione della Maieutica
L’azione della Maieutica Sigmasofica è utile a creare l’auto-organizzazione per divenire complemento di se stessi, a
creare l’unica organizzazione esistente, l’Universi-parte transfinito:
organizzazione che conta un solo membro.
In questo senso e con questi significati, è soltanto l’Io-psyché che si forma a se stesso colui che può porre in remissione le identificazioni-fissazioni nei propri pre-giudizi che, di fatto, ostacolano la creazione dell’innovativo e del nuovo, riconducendo tutto a se stessi. Per questo motivo, la Sigmasofia, attraverso la Maieutica, crea l’humus per auto-correggersi. Anche se può risultare difficile, ruvida impegnativa, è necessario effettuare tale auto-formazione, perché è l’unica che può rendere un essere umano libero, che gli permette di intuire che il proprio limite individuato è, in realtà, la propria avanguardia di consapevolezza, da espandere, per vivere nuovi insights di consapevolezza dell’esistente e non generiche felicità che sono, tra l’altro, incluse. Si tratta di un processo trans-finito.
La Via di conoscenza Sigmasofia ha dimostrato a se stessa di funzionare e, quindi, assume inizialmente di dare un riferimento possibile all’Io-psyché che decide di formarsi a se stesso, aiutandolo a transmutare i propri ostacolatori, riducendo le dispersioni e i deliqui, lungo la propria progressione di vita. Nello stesso tempo, lo aiuta a formare il proprio ed irripetibile stato Sigmasofia, atto che necessariamente condurrà a proseguire con la propria consapevolezza. Per questo motivo,
pur olos-direzionando, la Sigmasofia non vuole seguaci, o ricercatori che utilizzando i suoi faticosi acquisiti ripropongano archeologia psichica come le sette, le religioni, le spiritualità.
Formarsi a se stessi l’Universi-parte non richiede tessere di appartenenza: per creare un essere umano, il genoma non ha bisogno di altro che delle in-formazioni olistico-autopoietiche innate che veicola. Non vuole nulla da nessuno, in quanto, attraverso il suo edificatore, la Sigmasofia crea continuamente significati, gli stessi che ognuno dovrà assumere di voler concepire e di riuscirci.
È soltanto l’Io-psyché che può condurre se stesso a creare la propria consapevolezza olistico-autopoietica e quindi la propria autorevolezza, carisma (…). Il meccanismo della delega ad altri di tale processo è, ovviamente, la proiezione da transmutare. Una forma di auto-consapevolezza è quella di creare la propria autorevolezza. In me, si sono prodotte straordinarie transmutazioni: ho posto in remissione molti ostacolatori che mi impedivano di raggiungere la coscienza e la conoscenza olistico-autopoietici, riuscendoci per auto-determinazione, attraverso il mio modo di risalire a me stesso, l’Universi-parte, anche verificando che la metodologia di risalita adottata non fosse un ulteriore ostacolatore, una ulteriore gabbia.
Riconosco che l’Io-psyché che si forma integralmente a se stesso è il Maestro, l’esperto, lo scienziato, il filosofo, da seguire.
Mi sono auto-organizzato, per consapevolizzare i significati innati della vita-autopoiesi, sono più libero e ho posto in remissione molti stati psicosomatici inessenziali.
I vissuti integrali, olistici che mi sono autorizzato a vivere non hanno riscontrato l’esistenza di alcuna divinità, Dei, Dio o similia, né direttamente né indirettamente, né nell’interiorità né all’esterno, in nessun caso. Quello che ho sperimentato sono soltanto costruzioni proiettive del pensiero dell’essere umano che, per specifici motivi, ha voluto evidenziare quell’idea (soltanto localistica) come religione, come spiritualità (…), trasformando così quelle ipotesi in devozione, in fede, organizzando addirittura chiese, cattedrali, moschee, ashram, templi, intorno alle proprie stesse idee.
Non si tratta di proporre distinzioni spirituali, di proporre nuovi culti al posto dei vecchi:
é semplicemente riconoscere e vivere il principio di auto-determinazione-realizzazione, attraverso cui ogni Io-psyché potrà auto-organizzare la risalita formativa a se stesso.
È soltanto dopo la risalita dell’Io-psyché a se stesso, alle proprie estensioni non localistiche che ho assunto la responsabilità di descrivere quanto faticosamente vissuto. Nello stato Sigmasofia, riconosco l’avanguardia di consapevolezza raggiunta, la sola realisticamente più attendibile e spendibile.
La remissione definitiva di ogni credo, di ogni fede è la forza innata dell’Io-psyché che ha saputo vivere in misura maggiore la propria scaturigine.
La libertà olistico-autopoietica
La consapevolezza raggiungibile direttamente da ognuno, utilizzando la propria facoltà di auto-determinazione, auto-organizzazione, è l’unica che può renderci olistico-autopoieticamente liberi. Nessuna associazione o culto pre-organizzato può farlo e più queste sono numerose, più ci indicano l’inconsapevolezza che necessariamente veicolano: più allievi ci sono in una classe, meno il maestro ha la possibilità di seguirli tutti, con adeguata attenzione e chiunque abbia reali esperienze introspettive di vissuti olistici sa perfettamente quanta fatica e attenzione assoluta estrema richiedano. Meno iscritti ci sono, più i vissuti tendono ad essere accurati: lo si scopre fino in fondo, quando si vive che la presa di consapevolezza di uno stato psico-somato-energetico è un atto propriocettivo che ci fa scoprire come il gruppo sia formato da una sola persona. Ciò accade esattamente, nel momento in cui il ricercatore vive lo stato di entanglement coscienziale autopoietico che evidenzia come
tutto a livello microstrutturale sia atomicamente e coscienzialmente legato, inscindibilmente, formando un unico corpo che ho denominato appunto Universi-parte
(stando così le cose, anche volendolo, non è tecnicamente possibile creare un gruppo).
L’Universi-parte, se stessi è un single senza alterità.
Solo chi saprà raggiungere tale stato di consapevolezza potrà comprendere la naturale necessità di porre in remissione l’ipotesi di Dio, di divinità e proiezioni simili. Non si tratta nemmeno di star bene o di felicità o di salute psicosomatica, ma soltanto di presa di consapevolezza dell’esistente che l’auto-determinazione utilizzerà come ritiene.
L’esperienza penetrata diretta dimostra che essendo micro-strutturalmente e coscienzialmente inscindibilmente legato l’Universi di cui siamo parte vive che la propria coscienza e conoscenza olistico-autopoietici non può tecnicamente dipendere da altri da sé. In ultima penetrazione, si scopre che, vivendo la propria estensione non locale e il proprio evidenziarsi dall’Universi, è l’Io-psyché l’unico a guardare se stesso direttamente, non altri, dall’esterno, per cui non c’è bisogno di organizzazioni esterne.
L’Io-psyché, che vuole conoscere realmente, procede nella vita con intensa e allenata intenzionalità a voler farlo. Si concentrerà sulle funzionalità innate dell’Universi e saprà riconoscere l’acquisito simmetrico, con tali leggi innate. Tale assunzione costituirà un elemento destabilizzante per l’Io, identificato-fissato nel solo acquisito, nel solo campo istintivo-emozionale e nella componente intellettuale, senza alcuna consapevolezza della propria scaturigine
Lo stato di remissione della Via di conoscenza Sigmasofia, in favore dell’affermazione dello stato Sigmasofia, è lo scopo, è ciò che conduce a disvelare il mistero stesso della Sigmasofia: l’Io-psyché dell’essere umano che, dopo aver riconosciuto la libertà di esprimere ogni stato di coscienza e la libertà da ogni stato che voglia ostacolarlo,
matura la libertà olistico-autopoietica che caratterizzerà l’azione.
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