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Piero della Francesca: Resurrezione

Principio di non separabilità

Inizio questo articolo sulla Resurrezione, di Piero della Francesca, utilizzando una metafora.

Se l’Io-psyché dell’essere umano assumesse di formarsi a se stesso, attraverso il vissuto diretto, scoprirebbe di essersi evidenziato da processi innati di fisiologia psicosomatica e che tale realtà è parte integrante e inscindibile degli atomi, delle microparticelle che formano il corpo.

Sappiamo dalla fisica quantistica che ogni atomo esistente è inscindibile da ogni altro e che a livello micro-particellare vige il

principio di non separabilità
(entanglement micro-particellare).

Sappiamo che anche psyché e soma sono inscindibili, inseparabili, compongono un processo unico, ovvero un campo che si estende dal localistico al non locale, che opera per entanglement, quindi anche coscienziale.

Vivendo, l’Io-psyché dell’essere umano utilizza e si identifica (a volte, si fissa), prevalentemente, con i propri significati-significanti acquisiti e molto meno con la fisiologia da cui nasce. Quando opera in quel senso, funziona in modo incompleto, in modo localistico. Quando consapevolizza le funzionalità innate e vive l’entanglement (micro-particellare e coscienziale), scopre funzionalità maggiormente estese e riconosce quelle innate non localistiche, da cui è inscindibile.

Identificato nell’acquisito, l’essere umano evidenzia funzionalità bi-polari o pluri-polari, come gli opposti-complementari vita-morte, amore-odio, caldo-freddo, guerra-pace, bello-brutto, e così via.

Disidentificandosi dai significati acquisiti, può aprirsi alle funzionalità innate, all’entanglement e soltanto il livello di auto-consapevolezza permetterà di interpretare in diversi modi i differenti contenuti coscienziali.

Per questo motivo, l’Io-psyché che si forma progressivamente a se stesso, può raggiungere insights di consapevolezza unitaria non localistica (più universale) che taluni hanno denominato .

Gesù

Una metafora.

È esistito un essere umano denominato Gesù (veicolatore di Io-psyché). Formandosi alla vita, questi ha riconosciuto tali estensioni non localistiche e le ha denominate Christos, formando così il Gesù consapevole dello stato coscienziale Christos. In tal modo, si è reso conto di poter esplorare e consapevolizzare il non localistico. Scoprendone l’estensione, la vastità transfinita, la bellezza creatrice lo ha denominato il Padre, Dio (e similia). Si tratta della

comunicazione con le proprie estensioni non localistiche,
del figlio con il Padre,
dell’Io-psyché con il Sé.

Nella simbologia esoterica antica e più precisamente nella numerologia, tale processo fu simbolizzato con il numero 8. Osservandone la morfologia, si evince che, parte dal basso, continua verso l’alto e, curvando e incrociandosi, ritorna verso il basso. Indica così una continuità tra basso e alto, intendendoli come luoghi che individuano in basso la materia, il ridotto e in alto, lo spirito, la residenza del divino, dell’elevazione. La continuità di interazione è la caratteristica propria del Gesù-Christos, dell’Io-psyché con l’estensione, denominata . Tutto ciò si sarebbe svolto nelle tre dimensioni, motivo per cui nell’iconografia il Gesù-Christos viene rappresentato con le dita della mano destra a tre: l’altezza, la larghezza e la profondità. Sono le dimensionalità interiori che formano l’Io-psyché, che possiamo percepire quando con gli occhi chiusi visualizziamo, durante i sogni e che si estendono transfinitamente. L’Io-psyché è in ciò che denominiamo l’interiorità, simbolicamente rappresentato con i

tre otto 888,

nella tradizione dell’esoterismo Cristiano, indicato come

il numero segreto del Christos.

Attraverso questa metafora, ho indicato il cifrario, attraverso cui interpreteremo uno dei capolavori artistici di Piero della Francesca: l’affresco, intitolato La Resurrezione.

L’opera

L’opera fu creata intorno all’anno 1460 dopo Cristo e attualmente si trova nel Museo Civico di Sansepolcro, in provincia di Arezzo.

L’opera rappresenta il Re-ligo et resurgo, Gesù che consapevolizza lo stato Christos l’Io-psyché che vive le proprie estensioni non localistiche e quindi risorge, uscendo dal luogo in cui era stato sepolto. Intorno a lui, quattro persone, forse esponenti dell’esercito romano, dormono. Ha in mano un vessillo, con l’insegna dei crociati. Posizionato al centro del quadro, di fatto, la figura del Gesù-Christos divide lo spazio del dipinto in due parti: a sinistra, è disegnato un momento della natura nel periodo autunnale-invernale, stagione simbolicamente morta, mentre a destra, si vede un’espressione della natura in primavera-estate, periodo simbolicamente vivo.

Si tratta di una chiara allegoria del ciclo della vita, della coazione a ripetere della natura, di cui la consapevolezza vissuta del Christos è la trascendenza.

L’altro opposto-complementare che si individua nell’opera è il sonno-veglia: Gesù-Christos, vigile, risorge, mentre le persone, altri Io-psyché, dormono. La trascendenza ci dice di essere sempre vigile. All’estremità dell’asta del vessillo, Piero della Francesca pone il ritratto di sé dormiente e, simultaneamente, la visione eidetica di se stesso, quella che concerne la conoscenza attraverso la visività (radice del termine eidetico) e che dispone all’intuizione intellettuale dell’essenza. In tal senso e con questi significati, l’Artista ci informa che la Resurrezione ci conduce alla percezione dell’essenza obbiettiva dei fenomeni presenti nella coscienza.

La cornice dell’opera evidenzia che tale scena è posta tra due colonne antiche di un architrave e di un basamento come se fosse all’interno di un Tempio.

Ciò ha senz’altro un nesso con la pasqua di Resurrezione (altrimenti della Francesca non l’avrebbe attribuita al Christos). Di conseguenza, se ne può estrapolare il significato simbolico-reale di ciò che è necessario conoscere sulla Pasqua:

  • nascere-risorgere è un antico simbolo archetipico presente nella maggioranza delle religioni e dei miti
  • rinascere è ciò di cui la psiche ha bisogno ed è ciò che caratterizza l’opera.

Analogia con Jung

Il pensiero di Jung presenta delle analogie.

Per risorgere, è necessaria la forza vitale e, avere tale capacità significa

vivere l’eternità,

in greco antico

AION.

La Resurrezione di Piero della Francesca è Aion, termine ripreso anche da Jung. Il messaggio che sembrano darci è che il destino dell’Io-psyché è la facoltà di Resurrezione. Aion significa anche destino. Il destino è, quindi, arrivare alla consapevolezza del continuo presente, ad aion, a transmutare ogni opposto-complementare, come Piero della Francesca, Jung e la fisica quantistica ci indicano.

Jung considerava la psicologia analitica

la reincarnazione, quindi, la rinascita della sophya della sapienza gnostica,

operante nel continuo presente. In tal modo, si attraversa e si trascende la linea del destino di ognuno

Per realizzare la Resurrezione, è necessario trascendere gli opposti-complementari o anche

l’antìmimon pneuma,

ovvero lo spirito imitatore o contraffattore, concetto che Jung ha estrapolato dalla

pisitis sophya
(vangelo gnostico).

L’essere umano completo affronta, supera, transmuta, le proprie difese psicosomatiche, le proprie problematiche, le patologie, la propria ombra, provando a se stesso la capacità di Resurrezione disponibile.

Sia in Piero della Francesca che in Jung la Resurrezione è, a mio avviso,

consapevolezza di un archetipo,
raggiunta attraverso vissuti interiori simbolico-reali
di stati e di processi psico-somatici.

La consapevolizzazione di se stessi

In ogni Io-psyché, rilevo, in specifiche fasi della loro esistenza, volontà di auto-rinnovamento, attraverso forme di auto-trascendenza dello stato psicosomatico in cui si sono identificati-fissati.

L’Io-psyché attua una progressione verso la consapevolizzazione di se stesso, finalizzata alla propria individuazione e, in tal modo, progredisce, si espande. Si tratta della finalità che, ovviamente, include l’inconscio, il mondo del sonno-sogno, che viene prodotto per tutta la durata della manifestazione della vita nel corpo. Sottoponendo a partecipazione-osservazione noi stessi, l’Io-psyché si può vivere che tutti gli stati Io-somatici producibili sono in varia misura importanti e formano una trama complessa di fattori Io-somatici.

Si scopre che ogni stato, conscio e inconscio, si presenta secondo un proprio schema acquisito e un altro, innato, comune a tutti entrambi simultanei nella loro manifestazione: il fine è che ogni Io-psyché possa arrivare a produrre individuazione.

Alcuni stati Io-somatici emergono, vengono prodotti e vanno in remissione per poi essere nuovamente ricreati.

L’Io-psyché segue un proprio schema complesso che soltanto in apparenza è indecifrabile, ma esso esprime una tendenza olos-direzionale innata e regolatrice fino a giungere appunto

all’individuazione.

Esperienza penetrata dopo esperienza penetrata, l’Io-psyché diventa il centro organizzativo di se stesso, evidenzia una personalità più ampia e matura, acquista spessore: si tratta di espansione della propria consapevolezza, nessun problema se lo si vuole denominare Sé. L’Io-psyché tende verso la totalità Io-somatica, che non può essere la totalità, in quanto l’Universi interiore e quello esterno è transfinito: non può esistere la consapevolezza della totalità della psyché!

Il fatto che l’Io-psyché continui a produrre prese di consapevolezza dell’esistente ce lo dimostra. Tale pulsione all’espansione della consapevolezza è stata denominata

daimon dai greci,
genius dai romani,
ba dagli egizi,
mista peo dagli indiani Naskapi.

A mio avviso, ciò che esiste, in realtà, è l’Io-psyché di ognuno che sta consapevolizzando, in modo sempre più ampio e che procede per ampliare il suo divenire sempre più cosciente. L’essere umano pratica i propri insights di consapevolezza che estrapola dall’esperienza, vive momenti di unione degli opposti-complementari e, ancora più importante, momenti, intuiti di auto-trascendenza di tali opposti-complementari (maschio femmina, amore odio, vita-morte…)

La pietra filosofale

Ognuno ha, per così dire, individuazioni diverse, ma tutti siamo evidenza dello stesso Oikos innato. L’Io-psyché, quindi, può solo procedere attraverso la presa di consapevolezza di ciò che prima era a se stesso inconscio. È questa assunzione dell’Io-psyché la

lapis philosophorum
pietra filosofale.

L’esperienza prova che all’essenza dell’Io-psyché, per entanglement coscienziale e micro-particellare, si ritrova la non separabilità e la non separazione di tali processi: ogni essere umano, alla propria essenza, trova un campo coscienziale comune a tutti. In ognuno, si evidenzia modellato, modulato dalla propria storia, dalla propria cultura (…).Si tratta del Christos, è la Resurrezione di Piero della Francesca, è parte del Sé Junghiano.

Progredendo, l’essere umano intuisce che la formazione a se stesso non è mai finita, che non esistono un Io-psyché e un Sé, ma semplicemente un Io-psyché che, potenziando la propria consapevolezza e la propria individuazione, amplia e vive contenuti sempre più estesi, tende verso la consapevolizzazione dei principi attivi innati universali, con cui è entangled.

L’Io-psyché deve risorgere a se stesso,
alle proprie estensioni inconsce non localistiche:
è il messaggio di Piero della Francesca, di Carl Gustav Jung.

Il campo coscienziale olistico-autopoietico da consapevolizzare è ciò che trascende gli stati identificativi e fissati dell’Io-psyché.

Il Christos è, quindi, il campo coscienziale olistico autopoietico che opera alla radice di ognuno. Di conseguenza, possono esistere diversi esseri umani che hanno raggiunto quella consapevolezza, soltanto da vivere. Tale interpretazione vissuta ci mostra come l’Io-psyché (Gesù o qualunque essere umano), conoscendo se stesso, possa consapevolizzare Christos (il campo coscienziale eco-sistemico localistico e non locale, operante nel continuo presente e contenente lo spazio-tempo, comune): come un’onda che si evidenzia dall’oceano, si può comprendere che anch’esso si evidenzia dal campo coscienziale olistico-autopoietico innato:

Resurrezione è vivere che il

campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché è un unico processo: è l’individuazione da vivere nelle tre dimensioni e il numero segreto del Christos, i tre otto, 888, diverrà azione quotidiana.


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