Tra i propri strumenti operativi, l’Io-psyché ha il volere ossia la facoltà di poter disporre, stabilire, determinare in un certo modo, intenzionalmente definito, la propria azione.
Volere può significare agire l’aggredior, più o meno intensamente e, nel campo coscienziale olistico-autopoietico, agire la pulsione autopoietica, lo stato coscienziale Sigmasofia.
Nel sensibile, può essere riconosciuto come la capacità di agire la facoltà che può decidere consapevolmente l’azione, il comportamento, elaborandolo per uno scopo specifico. Allo stesso modo, nel sovrasensibile, il volere autopoietico è ciò che ha, come scopo, la funzionalità complessiva dell’Universi-parte e i suoi relativi obiettivi, di cui, come manifestazione acquisita, siamo parte integrante.
All’essenza, è una facoltà del campo coscienziale olistico-autopoietico a disposizione dell’essere umano, come processo funzionale del volere, indipendentemente da che cosa voglia, nello specifico acquisito.
Il volere autopoietico è la risultante tra la modalità operativa, utilizzata dall’Io-psyché, per esprimerlo e quanta pulsione autopoietica operante nell’Universi-parte è consapevole. Nell’inconscio autopoietico, la modalità e la pulsione sono simultanei.
Nel sensibile, si trova in riferimento all’Io-psyché e di quanto del campo istintivo-emozionale e aggredior sia consapevole: non sono simultanei, poiché l’Io-psyché può decidere di agire o di non agire in un determinato modo l’aggredior, la pulsione ad andare avanti.
Per il ricercatore, la volontà è una delle Autopoiesi meno astratte e tra le più sperimentabili e allenabili in assoluto. Infatti, sono state studiate specifiche tecno-ontos-sophos-logie, attraverso cui è possibile vivere la pulsione dell’aggredior e abbinarla ad azioni realizzative: processi che appartengono al tema della Concentrazione-transmutazione autopoietica, utile per accedere al volere innato
Pur riconoscendoli come un movimento unico, si può distinguere il volere autopoietico (un campo di forza) dal volere acquisito.
Ci sono atti volitivi acquisiti, di cui si è consapevoli, coscienti e atti volitivi acquisiti, inconsapevoli. Un ricercatore mi riferiva di non volere il tumore che veicolava, ma di sentire profondamente una volontà, un movimento che lo agiva e che non riusciva bene a comprendere, se non attraverso piccole sensazioni che, a suo avviso, gli permettevano di riconoscerlo.
Il volere innato trova applicazione, quasi esclusivamente nei processi inconsci: infatti, molte funzioni vitali si esprimono automaticamente e noi non ne siamo consapevoli. C’è un volere che trova espressione nel DNA, negli atomi, e oltre.
Il volere è legato alla quantità di campo istintivo-emozionale in circolo, ossia alla quantità di campo morfo-atomico-coscienziale, di aggredior, di cui l’Io-psyché può disporre. Aprendo il varco all’inconscio autopoietico, si scopre che la quantità di questo volere diviene potenzialmente transfinita. L’attivatore di tale processo è l’Io-psyché, con i suoi strumenti e, quando vive i propri aspetti inconsci, si rende conto che tutti sono integrati e parti del volere.
I principi attivi autopoietici del volere hanno pochissimo a che fare con la cultura, con la civiltà, con l’educazione, in quanto sono una manifestazione dell’autopoiesi, in gran parte indipendente e autonoma dal corpo che la veicola e che la specializza.
L’allenamento dei principi attivi formanti il volere è duro e continuo: si pratica nella Sigmasofia autopoietica marziale ed è strettamente connesso con l’intensità della motivazione, alla base di un determinato processo.
Nel sovrasensibile, il volere trova un’espressione pressoché unica. È autopoiesi continua, legata alla funzionalità dell’Universi-parte che la evidenziano; nel sensibile può specializzarsi in diverse forme, quali la rappresentazione, l’esecuzione, la decisione, e così via.
Il volere avvolge, coinvolge l’Io-somato-autopoietico complessivo.
Si blocca, si riduce, quando l’Io-psyché s’identifica e permane su un tema, ossia, quando blocca il proprio naturale fluire Io-somatico: più l’identificazione è forte, più avrà perplessità, dubbi, conflitti (…) ad agire contenuti diversi da quelli in cui si è identificato e cristallizzato, processo che, come molti altri, può essere somatizzato. Classiche somatizzazioni sono l’ipobulia e l’abulia.
Il volere autopoietico è parte integrante del campo coscienziale olistico-autopoietico (processo che approfondiremo nel sesto volume, S.T.o.E. autopoietica).