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PRESENTAZIONE



LA SESSUALITÀ STUDI E RICERCHE D’AVANGUARDIA

La sessualità della conoscenza

è un viaggio della consapevolezza,
lungo il quale si incontrano parti-Universi
che puntano a riconoscersi,
a viversi come Universi-parte.

Sessualità della conoscenza (o sessualità olistico-autopoietica) significa sessualità integrale, vissuta in modo autocreato (autopoietico), applicando la consapevolezza dell’olos (del Tutto, inteso come sommatoria più proprietà emergente degli insegnamenti estrapolati dalle esperienze, praticate dal concepimento al momento attuale) ed è vissuta sia sul piano localistico che su quello non locale.

per conoscere, per consapevolizzare i significati-significanti dell’esistenza, dell’Universi di cui siamo parte integrante e inscindibile.

Per poter farlo, la Sessualità della Conoscenza, che d’ora in poi chiamerò S.d.C. pratica, durante l’atto, le Autopoiesi olosgrafiche:

In sintesi, possono essere paragonate (per dare un riferimento) a meditazioni dinamiche integrali che possono condurre al vissuto diretto dei

principi attivi localistici e non locali,

da cui nasce la sessualità e il sentire psico-somato-energetico che tutti sperimentiamo, quando la pratichiamo.

                C’è da dire che l’esser umano tende a far prevalere la componente sensoriale e legata al piacere più che a farla diventare strumento di meditazione dinamica integrale e di consapevolizzazione delle estensioni non locali dell’Io-psyché che includono tali principi attivi. Questi stati di espansione coscienziale sono riferibili all’estasi, più che alla riduzione-collasso che denominiamo piacere.

La S.d.C. è stata elaborata da me, ∑ophy, ed è uno degli strumenti, delle facoltà disponibili all’Io-psyché acquisito dell’essere umano.

Questo è il primo testo scritto su tale pratica delle funzionalità sensibili e sovrasensibili, localistiche e non locali, innate, della sessualità.

Quindi, pur trattandosi di funzionalità innate, qui viene proposta una modalità rivoluzionaria e innovativa, per consapevolizzare il vissuto diretto di tali processi, di solito inconsci.

Questo libro è semplicemente una proposta, per indicare una possibilità di pratica vissuta, integrale della sessualità. Infatti, l’assunto cui mi riferisco ci indica che ciò, che si sperimenta con l’Io-soma-autopoiesi diviene consapevole all’io-psyché che può, quindi, costruire la propria teoria conseguente al vissuto. È quanto l’Io-soma-autopoiesi di ognuno sembra voler incontrare, almeno nella stragrande maggioranza dei casi, da me trattati o intervistati. Se non si vive l’esperienza diretta, è come se non si conoscesse quel processo ed è anche per questo motivo che, taluni, quando trattano questo tema, sono costretti a compensare con speculazioni intellettuali che portano, sempre a considerazioni, di fatto, riduzioniste e collassate, stereotipate. Non è sufficiente la pratica della sessualità, normalmente intesa: è necessaria l’esperienza e la penetrazione dell’esperienza, nel senso di consapevolizzazione della fisiologia sensibile e sovrasensibile, locale e non locale che ci consente l’atto dello sperimentare sessualità. Assumere tale olosdirezonalità significa iniziare ad entrare nella S.d.C.

La S.d.C. non fa riferimento a insegnamenti della Tradizione, né al Tantrismo, né al Fang-pi-shu, né a magie sessuali cabalistiche o a spagirie sessuali alchimistiche occidentali o a Master e Johnson, e così via. Va a ri-scoprire e vivere le funzionalità innate della sessualità, così come per determinismo olistico-autopoietico innato, ecologico si sono formate. Non ci sono componenti esoteriche, new-age o next-age e rituali religioso-spirituali, soltanto quanto la natura integrale ha rivelato senza estensioni o valutazioni personali. Per questo motivo, tutti possono potenzialmente riconoscersi nella S.d.C.

In questa epoca, il terreno è molto fertile a queste tematiche, in quanto la sessualità, normalmente intesa è, nell’ultimo ventennio, soprattutto in occidente, nella disponibilità di ogni Io-psyché, con molti meno tabù, divieti, condizionamenti, ostacolatori. Ciò non significa che la loro riduzione corrisponda all’utilizzo della sessualità, quale strumento efficace di conoscenza diretta, delle proprie funzionalità sovrasensibili innate. Molti, infatti, riferiscono di praticarla soltanto per finalità di piacere e di riproduzione.

Nella S.d.C., si includono e si integrano le consapevolezze, derivanti da tutti gli stati Io-somato-autopoietici, producibili da ognuno, nella loro integralità funzionale e non come significati-significanti, attraverso cui li interpretiamo. Altresì, s’inseriscono la passione e la compassione, l’integralità del campo istintivo-emozionale e i principi attivi, da cui scaturiscono. Dopo averlo vissuto, ogni istinto-emozione, forte, viene transmutato in funzione Ypsi: in insegnamento, rivelazione, che quel vissuto totale, integrale, ci offre. Per questo motivo la S.d.C., riconosce, vive, il pathos di emozionalità positiva e negativa, transmutato in stato di autoconsapevolezza, che permette la penetrazione e la trasformazione consapevole della normale sessualità. Tutte le espressioni catartiche, gli acting o aggredior-out vengono perfettamente integrati in tale pratica che è un’operazione complessiva e non identificabile con l’atto sessuale, genitale specifico. Quindi, si inizia ad intuire che ogni singolo atto della giornata è legato alla pratica della S.d.C. o a altri atti, se decidiamo di fare altro.

L’insieme di consapevolezza integrale, veicolato, va a sostegno dell’azione del momento.

La S.d.C. si differenzia ed emancipa, perché fa riferimento allo stato di androginia Io-somato-autopoietica, quindi appartiene all’esser umano donna e all’essere umano uomo: al termine essere umano si riconosce il principio attivo di androginia autopoietica. La S.d.C. è un incontro tra esseri umani, tra androgini.

Il Maestro, l’esperto di tale pratica è l’auto-maieutica, agita dall’Io-psyché di ogni esser umano.

Appunto perché innata, la S.d.C. non ha bisogno d’insegnamenti: sta accadendo, però, che l’Io-psyché di molti si identifichi prevalentemente nel solo acquisito e, spesso, fissato in esso, tenda a riconoscere soltanto le funzionalità sensoriali e, quindi, a legarsi alla riduzione-collasso identificato nel piacere. La pratica della S.d.C. è, soprattutto e prevalentemente, vissuto del sovrasensibile, non localistico che è estasi e oltre, include il sensorio-percettivo che, ovviamente, non viene eliminato. Quindi, ciò che si può fare è potenziare la maieutica olistico-autopoietica affinché l’io-psyché si disidentifichi dallo stato in cui si trova, prenda coscienza delle proprie estensioni non locali e, dopo averle vissute, le faccia ricadere a sostegno dell’azione, della sessualità, in modo consapevole.

Sostanzialmente, la S.d.C. premette l’esplorazione e la presa di consapevolezza dell’inconscio acquisito (personale e collettivo), nonché e soprattutto di quello olistico-autopoietico, non locale.

La S.d.C. è un viaggio della coscienza.

Durante la pratica, sono previsti movimenti e azioni olisticamente strutturati. Si praticano mentalmente e, se possibile, con il corpo, le autopoiesi olosgrafiche, le danze autopoietiche, rigorosamente non strutturate, più che intuitivo-spontanee e ci si direziona verso l’intuitivo-sincronico per poi raggiungere lo stato E.C.A., ossia lo stato in cui si vive che tutto è atomicamente e coscienzialmente legato, in cui riconosciamo l’estensione al non localistico dell’Io-psyché.

Divenendo Maieuta di se stesso e raggiungendo l’insight intuitivo e sincronico (lo stato E.C.A. e Sigmasofia) l’io-psyché di ognuno si auto-olosdireziona e interviene, in piena simmetria con questi stati.

Attraverso l’unione tra essere umano-uomo e essere umano donna, si evidenzia lo stato di androginia dei due praticanti, con quello che veicolano. Ognuno è formato da cellule che integrano il principio maschile spermatozoo e quello femminile, ovulo che, uniti insieme, divengono inscindibili. La cellula è questa micro-struttura androginica: ci si unisce nella penetrazione dell’atto che rinforza la percezione di tale androginia. Ma, c’è dell’altro: essendo il campo coscienziale in stato di entanglement, potenzialmente a tale androginia si unisce tale stato, quindi, forze estese transfinite. Essendo tutto in natura coscienzialmente e atomicamente legato e inscindibile, è a tale stato di consapevolezza che si mira.

Si incontrano parti-Universi che puntano
a riconoscersi, a viversi come Universi-parte.

Viversi come Universi-parte

Per praticare la S.d.C., è necessario passare per quella modalità che denominiamo abbraccio. Questo risulta essere un atto propedeutico, funzionale ad altre aperture e azioni bios-etiche olistico-autopoietiche. Ciò non significa che non lo si debba utilizzare in modo integrale. Intenzionalmente, ogni atto deve veicolare la totalità dell’istinto-emozione, della passione, in quel momento in circolo. Lo stesso vale per consapevolezze più sovrasensibili (stato E.C.A., Sigmasofia). Per poter farlo, ogni singola parte del corpo deve entrare in contatto, a partire dalle ginocchia, alle cosce, alla zona genitale, al tronco, fino al contatto forte con la testa, mentre le mani si muovono leggere sull’intera superficie del corpo dell’altro.

Tale abbraccio prosegue, garantendo il massimo contatto, anche quando ci si sdraia, in alcune fasi della conoscenza reciproca che sono sempre molto utili. Si tratta di assunzione della stessa integralità di contatto a terreno, momento in cui si elimina il linguaggio e, dopo aver accordato il respiro, il battito cardiaco e aver raggiunto la fusionalità, si praticano delle tecniche mentali di apertura che vanno a facilitare la comunicazione che già i corpi a contato, spontaneamente, realizzano. Ogni pensiero viene lasciato fluire, per fare spazio a quell’unico respiro fusionale.

In questo passaggio, lo scopo è raggiungere lo stato di fusionalità olistico-autopoietica, lo stesso in cui si trovano le cellule, gli atomi, la coscienza, quindi si tratta di ri-allinearsi con lo stato E.C.A. e Sigmasofia, sommatoria più proprietà emergente in cui si trova l’Universi-parte, noi stessi.

All’inizio, la fusionalità si esprime come percezione diretta, empatonica, funzionale all’automatismo olistico-autopoietico, senza interpretazioni culturali, intellettuali lasciando spazio al linguaggio olistico-autopoietico non verbale, non nozionistico, non pregno di significati-significanti.

A livello microstrutturale coscienziale, i corpi sono già sintonizzati, anzi sono un corpo unico già in essere: si tratta di riallineare l’Io-psyché su tale stato, in modo consapevole, contribuendo così alla remissione del disallineamento tra stato fusionale naturale innato e stato acquisito. Ogni volta che ci sono pensieri o significati, semplicemente, se ne prende coscienza e li si lascia fluire, riportando la totale attenzione sulla fusionalità olistico-autopoietica.

Inizialmente, è ovvio che l’attenzione si concentri sul proprio respiro, sul proprio battito cardiaco, sul proprio riconoscimento della perdita di confine tra i corpi: non si distingue quale sia il proprio e quello dell’altro. Poi, entrando nella fusionalità integrale sensorio-percettiva, questa va in ∑igma (sommatoria più proprietà emergente) con quella già in essere, innata: è il momento, in cui si sente il respiro, il battito (…) come se fossimo l’altro, in quanto ci stiamo riconoscendo come unico corpo, anche a livello sensoriale. Si vive la sensazione di creare quel respiro, simultaneamente, come unico corpo, l’uno inscindibile dall’altro. È la condizione che sarà possibile rivivere, durante la penetrazione genitale, atto che rinforza e potenzia la fusionalità, la irrora di eccitazione, di stato E.C.A. e altri.

Il riconoscimento che le microstrutture sono in stato di entanglement con ogni altra, così come lo è l’Io-psyché con ogni altro, sapendo che Io-psyché e soma sono inscindibili, sono lo stesso processo, è la base del riconoscimento di essere parte-Universi, ancora non si opera come Universi-parte ma ciò ci consente di presentarci a noi stessi e alla S.d.C. già in sintonia, come processo di vita. Poi, lo si consolida con l’altro ed ecco che si è maggiormente pronti alla pratica della S.d.C.

Un ostacolatore tecnico che impedisce il pieno vissuto della S.d.C. è negli stati di coscienza che tratteniamo, su cui ci identifichiamo-fissiamo.

Per questo motivo la S.d.C. dura tutta la vita, è interminabile in quanto elemento dell’acquisito culturale, da porre in remissione attraverso la disidentificazione, il non trattenimento sono sempre lì, in noi stessi. Per questo, la S.d.C. è sostanzialmente formazione vissuta a se stessi. È necessario, quindi, accettare la progressione formativa Io-somato-autopoietica: non si può ottenere tutto in una seduta, anzi tutto non lo si otterrà mai e questo è fondamentale perché significa che ci sarà sempre qualche cosa da scoprire da consapevolizzare e antidoti alla coazione a ripetere della stereotipia nell’atto Io-somato-autopoietico. Se chi pratica la S.d.C. si apre alla pragmatica della disidentificazione vivrà che intensità sempre più potenti si rimetteranno in circolo e prenderanno il posto di transfert, di proiezioni inconsce psicosomatiche di ciò che tratteniamo, ma anche consce.

Il non detto dell’istinto-emozione della rabbia è un ostacolatore al naturale e innato fluire della sessualità, così come lo è di ogni altro stato.

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