Non si tratta di scoprire
l’origine della vita-autopoiesi,
ma di vivere, consapevolmente,
gli ingredienti
che la formano
Tutte le Autopoiesi olosgrafiche nascono da
insights intuitivi e sincronici,
da
stati E.C.A.
Entanglement Coscienziale Autopoietico,
in definitiva dallo
stato Io-somato-autopoietico
Sigmasofia
realmente raggiunto e penetrato.
Sono vive ed operano alla
radice dell’Io-psyché,
nei principi attivi autopoietici innati
(o campo coscienziale olistico-autopoietico)
da cui l’Io-psychè e gli stati coscienziali,
da lui stesso producibili,
si evidenziano.
È possibile trovare la
morfologia della fisiologia innata formante le Autopoiesi olosgrafiche nelle simbologie della filosofia, della religione, della scienza, della Tradizione, nelle morfologie architettoniche e nei simboli dei Templi, delle cattedrali, dei luoghi cosiddetti sacri, nei libri (…),
in quanto create (e da creare) dal
campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché.
Appartenendo all’intuito, alla sincronicità (e oltre), le Autopoiesi olosgrafiche, non possono essere vissute dall’Io-psyché quando questi è identificato-fissato soltanto sui processi sensorio-percettivi.
L’Universi-parte, noi stessi
L’Universi-parte, noi stessi,
è un essere vivente attivo, dinamico, autopoietico. Al vissuto diretto, lo si può scoprire e riconoscere come sistema dalle capacità di
autopoiesi continua
di tutte le sue manifestazioni, sovrasensibili e sensibili, non localistiche e locali: le galassie, le stelle, i pianeti, la Terra, le specie, gli atomi, le molecole, il DNA, i quarks, le stringhe, l’antimateria, il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché (…). È immerso nella
poiesis,
dal greco
creare, creazione.
Ogni espressione dell’esistente è parte integrante di tale poiesis: riconoscendo e vivendo l’Universi-parte atomicamente e coscienzialmente collegato, in stato E.C.A. (Entanglement Coscienziale Autopoietico) è evidente che la poiesis sia quella realizzata da un
singolo essere.
Quindi, si tratta di un’attività di
auto-poiesis.
L’Universi-parte è un sistema unico, auto-organizzato come rete di produzione di processi e di microstrutture sovrasensibili e sensibili, innate e acquisite, in cui tutti i processi, sovrasensibilmente prodotti, proseguono, assumendo, nel sensibile, morfologie specifiche, la propria attività di generazione, modulandone la funzione, determinandone l’azione che dovranno compiere. L’autopoiesi, che partecipiamo-osserviamo nelle diverse morfologie sensibili, è generata da questi principi attivi innati, non localistici, che è possibile sperimentare e riconoscere, durante la pratica delle
tecno-ontos-sophos-logie
Sigmasofiche,
denominate, genericamente,
autopoiesi.
Le Autopoiesi
Quindi, con questo termine, s’individuano sia i processi funzionali dinamici del
campo coscienziale olistico-autopoietico
(è anche utilizzato come sinonimo della parola energia)
che la denominazione delle
tecno-ontos-sophos-logie operative della Sigmasofia.
C’è da riconoscere che il sistema Universi-parte sembra essere in grado di creare e di conservare la propria organizzazione e funzionalità (autopoiesi). Inoltre, è
transfinitamente in vita:
produce continuamente
auto-poiesi,
anche se, come morfologia acquisita specifica, le specie viventi la evidenziano nel corpo fisico in cui si riconoscono nella misura-tempo che va dal punto nascita al punto morte. Se tale processo viene partecipato-osservato, applicando la visione olistico-autopoietica, non collassata, si potrà constatare che tale poiesis acquisita si reintegra semplicemente a quella olistico-autopoietica innata da cui si evidenzia. La costruzione della morfologia, della funzionalità, dell’organizzazione acquisita, delle diverse specie è determinata, è creata dalla
poiesis dell’Universi-parte, noi stessi.
Per mantenersi in vita, tale sistema acquisito
non ha bisogno di adattarsi al cosiddetto ambiente, perché esso stesso ne è parte integrante, è espressione dell’Universi-parte e, quindi, manifesta la sua stessa capacità di auto-organizzazione e di autopoiesi.
L’esistenza e la morte
L’esistenza e i processi vitali della specie umana ne sono parte e, in conseguenza dei principi attivi, si creano tutti gli stati coscienziali, le facoltà, tra le tante disponibili all’Universi-parte e, specificamente, al corpo fisico e al relativo sistema nervoso, in cui ci riconosciamo.
Nella funzionalità complessiva, l’Universi-parte evidenzia campo coscienziale olistico-autopoietico, consapevolizzando tale realtà innata, è possibile interagire con tutte le manifestazioni acquisite, anche per auto-rigenerazione-guarigione.
Tutto avviene all’interno dell’autopoiesi complessiva
dell’Universi-parte che siamo
e, in maniera riflessa (ovvero ridotta), all’interno della vita-autopoiesi del corpo umano, anche sottoforma di
stato di autoconsapevolezza raggiunta.
Al punto morte del corpo umano, il vivente non smette di essere tale, appunto perché
inserito e scaturente dalla poiesis dell’Universi-parte.
Se un essere umano è ostacolato nella percezione diretta di tali processi, significa che dipende da forme identificative nel solo sensorio-percettivo assunte dal proprio Io-psyché, che può impedirgli tale presa di coscienza la quale, paradossalmente, è la stessa che, come principi attivi autopoietici, sta generando lo stato identificativo ostacolante.
La pratica delle Autopoiesi dimostra che, ogni volta che si parla di Universi-parte, di specie viventi, di manifestazione sensibile e sovrasensibile, ci si riferisce a un sistema operativo, per cui
la differenziazione tra organico e inorganico
risulta essere una semplice riduzione,
attuata dall’Io-psyché, in cui ci riconosciamo, ancora non consapevole della propria scaturigine innata.
Tutta la manifestazione può essere spiegata
come sistema determinato dai
principi attivi dell’Universi-parte,
la conoscenza
come proprietà emergente.
Dalla pratica delle tecno-ontos-sophos-logie, risulta che l’autopoiesi è la proprietà emergente dal funzionamento di archetipi presenti nel campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché che determinano i processi, di cui stiamo trattando.
L’archetipo olistico-autopoietico
È necessario ora dare ulteriori indicazioni su che cos’è la funzionalità,
archetipo olistico-autopoietico.
Tutte le esperienze praticate da un ricercatore in formazione, come processo funzionale vivente, sono determinate dal fatto che il corpo fisico, il sistema nervoso in cui si riconosce è acceso, in vita-autopoiesi e modula le funzionalità che lo determinano nella sua specifica morfologia, in un determinato arco di tempo. Tutti i processi fisiologici del corpo fisico hanno una funzione specifica e un significato complessivi. Il fatto che il cuore batta continuamente, che i polmoni respirino, che il sangue circoli, che l’Io-psyché possa pensare e ripensare ad un qualunque tema, che possa emozionarsi e ri-emozionarsi a piacimento, significa che gli archetipi, ossia i principi attivi che densificandosi come microparticelle, atomi e simultaneamente irrorati, determinano tutto ciò: sono in azione. È la conseguenza della funzionalità complessiva dell’Universi-parte che, in molte sue parti, non è, per moltissimi Io-psyché, direttamente partecipabile-osservabile, sul piano della consapevolezza.
Quello che produciamo o che formuliamo, come le spiegazioni scientifiche, è indelebilmente collegato a tale autopoiesi! Si tratta dei processi generatori della funzionalità che, lasciati operare, danno luogo all’esperienza e che, successivamente, possono essere addirittura spiegati con il linguaggio, nelle sue diverse espressioni Io-somato-autopoietiche.
Gli archetipi innati (non junghiani) denominati
Ypsilon, Psi, Lambda e ∑igma
(ingredienti del campo coscienziale olistico-autopoietico),
determinano tutto ciò che accade dentro lo stesso sistema, in tutte le sue espressioni.
È possibile partecipare-osservare che la forza del campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché, operante in ogni componente della manifestazione sensibile, dà origine a tutte le espressioni, alle forme, alle modulazioni che quella parte assumerà.
Quindi, non è il cosiddetto agente esterno che provoca cambiamenti, in quanto tutti i processi esistenti sono, in ultima partecipazione-osservazione, all’essenza, determinati da
processi autopoietici, di auto-organizzazione, di auto-concepimento.
L’Universi-parte emette ogni tipo e forma d’interazione, in quanto la produce. Pertanto, le creazioni dell’Universi-parte seguono funzionalità archetipiche, per così dire, totalmente indifferenti alle partecipazioni-osservazioni, ai distinguo che un Io-psyché può fare e che dipendono dal suo livello di consapevolezza.
I domini fenomenici dell’Universi-parte
Tutti i domini fenomenici dell’Universi-parte interagiscono, si intersecano. Ne isoleremo sostanzialmente due:
- il dominio autopoietico innato,
prevalentemente sovrasensibile e non localistico, del campo coscienziale olistico-autopoietico
e
- il dominio acquisito,
sensorio-percettivo, localistico, degli archetipi alfa (autonomia-individuazione), in cui le diverse componenti dell’Io-psyché s’identificano, si specializzano ed esercitano un certo controllo sulle esperienze svolte, gestendo, in qualche modo, l’esperienza peculiare del dominio innato.
I due domini sono inscindibili, sono, in realtà, uno unico che soltanto per utilità espositiva rappresento come se fossero due, si tratta dello
stato di
autonomia fusionale autopoietica,
componente lo stato coscienziale Sigmasofia,
che le Autopoiesi olosgrafiche permettono di consapevolizzare.
La fusionalità autopoietica innata e l’autonomia funzionano sempre simultaneamente,
quindi è sempre possibile raggiungere, attraverso il vissuto diretto, i principi attivi che permettono la manifestazione del sensibile, dell’acquisito, dell’esperienza.
La concentrazione-transmutazione autopoietica
La tecno-ontos-sophos-logia operativa che consente di vivere tale operazione di pulsione olistico-autopoietica a se stessi è denominata
concentrazione-transmutazione autopoietica.
La storia della vita-autopoiesi dell’Universi-parte segue l’olos-direzionalità, durante la quale si determinano
automatismi autopoietici,
nella manifestazione sensibile.
Tali processi si sviluppano attraverso un’azione funzionale legata al continuo presente, in quanto sono soltanto le componenti acquisite della manifestazione sensibile a morire (processo inteso nell’accezione comune) ma, in realtà, ad entrare nello
stato coscienziale punto morte
continuamente creato dall’Universi-parte,
il quale, invece, è sempre in atto, acceso, presente: autopoietico.
La morte, normalmente intesa, è uno stato Io-somatico ed autopoietico (energetico) dell’Universi-parte!
Ciò che accade nel campo coscienziale olistico-autopoietico avviene come auto-concepimento, autopoiesi, determinata dagli archetipi innati, dalle in-formazioni innate che, lì, operano. Il tentativo di dominio fenomenico dei principi attivi autopoietici non può che essere, di fatto, un’azione autoctona, scaturente dagli stessi processi. Tutte le azioni prodotte a livello sovrasensibile e sensibile sono, di conseguenza, operazionalmente e potenzialmente, un auto-contenuto, perché, di fatto, l’interazione anche di una parte del sistema con un’altra, con il cosiddetto ambiente, in ultima partecipazione-osservazione, è nascente dal campo coscienziale olistico-autopoietico. Autopoieticamente, le parti, l’ambiente, non sono mai un sistema soltanto autonomo, scollegato, separato dal campo da cui sono nate.
Tutti questi campi e processi s’intersecano, interagiscono simultaneamente sempre, per funzionalità innata. In tal senso, non si condizionano, funzionano semplicemente all’unisono, anche se talvolta non ne siamo consapevoli.
La non separabilità
Se si evidenziano momenti di tali principi attivi, possiamo far emergere una specifica identità, riconoscibile, ma sempre all’interno del Tutto funzionale.
L’Universi-parte vive la condizione di non separabilità: non è mai stato diviso, se non per le interpretazioni proiettive dell’Io-psyché identificato nel solo sensibile.
Le relazioni tra le componenti singole del campo coscienziale olistico-autopoietico, nella funzionalità sovrasensibile e sensibile, evidenziano sempre che il sistema sta interagendo come totalità funzionale e, simultaneamente, come funzionalità specifica della parte.
I cambiamenti, a cui va incontro una parte del sistema Universi-parte, seguono necessariamente le dinamiche autopoietiche innate. L’Io-psyché può diventarne consapevole, soltanto prendendo coscienza simultaneamente della propria componente olistico-autopoietica e di quella acquisita. Può realizzare questo, praticando le Autopoiesi olosgrafiche che consentono l’esplorazione lucida del sovrasensibile e del sensibile, utilizzando l’archetipo acquisito funzione Ypsi che l’Io-psyché stesso, producendo esperienze ed estrapolandone i principi attivi, ha creato. Tutti i processi sensibili potranno così essere riconosciuti sia come campo fusionale innato e, simultaneamente, come processo inerente l’identità, l’autonomia.
Non si tratta di sistemi operazionalmente indipendenti l’uno dall’altro, anche se l’Io-psyché, identificato e non autoconsapevole, spesso, non può far altro che riconoscerli ed utilizzarli soltanto in quel modo. Il comportamento, l’azione dipendono dalla qualità di questa capacità.
L’Io-psyché che agisce è sempre la risultante dell’interazione tra l’archetipo acquisito funzione Ypsi e il campo coscienziale olistico-autopoietico-Io-psyché, da cui esso stesso nasce e che le Autopoiesi possono permettergli di individuare, simultaneamente, come processo autonomo e come processo funzionale-fusionale innato.
I processi del corpo fisico, in cui
l’archetipo funzione Ypsi si forma,
sono necessari perché nasca l’azione,
ma questa è determinata dalla funzionalità dell’intero corpo, anche se l’Io-psyché, spesso, non ne è consapevole.
Funzionalità delle Autopoiesi
Le Autopoiesi, progressivamente, sanano questa frattura nella consapevolezza.
Soltanto l’Io-psyché e il suo contenuto, la funzione Ypsi, possono essere gli artefici di tutto ciò: le Autopoiesi fanno prendere coscienza della relazione, immersa fra i processi del campo coscienziale e i processi del dominio acquisito.
Sistema vivente e ambiente, autopoieticamente, sono esattamente la stessa cosa, processo che viene evidenziato dalla pratica delle Autopoiesi, appunto.
Il sistema vivente è un andamento cosmico complessivo e, di fatto, non richiede alcun adattamento. Si esprime in quella forma, per cui l’autopoiesi non è riferita all’adattamento all’ambiente, ma a specifiche morfologie, archetipiche che le Autopoiesi olosgrafiche riproducono fedelmente. Il dominio acquisito può sempre essere ricondotto al dominio dei principi attivi acquisiti e olistico-autopoietici innati che lo formano.
Sostengo che l’inequivocabile funzionalità simultanea dell’Universi-parte che siamo determina lo stesso processo tra processi inerenti i principi attivi del campo coscienziale e l’azione-relazione-significato-significante. In funzione di questi vissuti, si propone il cambiamento sistemico, per far evolvere il setting formativo: ad esempio, una psicoterapia dovrà prevedere l’inserimento delle funzionalità entangled tra organico e inorganico, Tutto è vivente.
La manifestazione acquisita è parte integrante dell’unica funzionalità generale e, per questo, è rigorosamente riconducibile all’innato, da cui nasce. In questo senso, l’intervento del Maieuta e del Docente in Sigmasofia si esprime in funzione della presa di consapevolezza, attraverso il vissuto diretto, da parte del ricercatore, di tale funzionalità simultanea innata, di cui è parte, iniziando dai contenuti acquisiti, dal sistema, in cui in quel momento storico si riconosce. Tale operazione è realizzata attraverso le tecno-ontos-sophos-logie, denominate,
Autopoiesi Io-somatiche, Autopoiesi olosgrafiche, Concentrazioni-transmutazioni autopoietiche, Autopoiesi Ecologica, Autopoiesi auto-rigenerative-guaritive (…).
Autopoiesi e maieutica
Le Autopoiesi contribuiscono, in maniera determinante, a fare in modo che il Maieuta possa somministrare al ricercatore in formazione una peculiare forma d’interazione, di comunicazione che non appartiene al dominio dell’identificazione nella problematica, nella situazione esistenziale, con cui il ricercatore si presenta. Attraverso la dimensione olistico-autopoietica, il Maieuta innesca cambiamenti che il ricercatore stesso dovrà raggiungere. Infatti, tali principi attivi hanno il potere di destrutturare progressivamente, e talvolta nell’immediato, l’identificazione non desiderata.
Durante la formazione e la pratica delle tecno-ontos-sophos-logie, è possibile riconoscere un processo legato alle funzionalità del campo coscienziale, per cui un determinato stato emozionale può essere prodotto perché ci sono i principi attivi che lo precedono, che possono generarlo. Il fatto di poter ripeterlo a piacimento dà luogo a ciò che ho denominato
simmetria-autosomiglianza autopoietica.
Ogni stato coscienziale, nulla escluso, è legato alla
simmetria-auto-somiglianza autopoietica.
L’interazione tra Maieuta e ricercatore in formazione avviene ad ogni stage, attraverso i vissuti, per cui si ha sempre una nuova condizione, in quanto lo stage e lo scorrere della vita, precedenti al nuovo incontro, l’hanno determinata.
Ogni vissuto si integra e fa sì che si determinerà il cambiamento, nel modo in cui il ricercatore percepisce se stesso e il mondo, in cui è inserito o in cui si riconosce. Le Autopoiesi permettono esplorazioni sempre nuove e consapevoli dell’inconscio autopoietico: per questo, tali raggiungimenti sono di vitale importanza nell’incontro del ricercatore con se stesso. In tal senso, l’orientamento alla crescita, all’esplorazione consapevole è sempre garantita dalle Autopoiesi olosgrafiche che inducono la presa di consapevolezza della simmetria-autosomiglianza.